Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Piano con le parole

Fulvio Scaglione
27 ottobre 2023
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Le reazioni internazionali alla tragedia che si sviluppa in Medio Oriente dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele hanno generato un’orgia di parole che forse sarebbe il caso di calibrare meglio.


Come è già successo con l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra che ne è seguita, ma con una rabbia, una mancanza di dignità e un disprezzo per i fatti che non è possibile spiegare, anche la tragedia che si sviluppa in Medio Oriente dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, il 7 ottobre scorso, ha generato un’orgia di parole di cui dovremmo tutti vergognarci.

Il peggio è che il cattivo esempio viene dall’alto.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dice di non credere alle cifre sulle vittime nella Striscia di Gaza comunicate dagli esponenti di Hamas (lo ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa con il primo ministro australiano Anthony Albanese alla Casa Bianca il 26 ottobre – ndr), come se non ci fossero anche le organizzazioni internazionali, a cominciare dalle agenzie dell’Onu, a darci le dimensioni del disastro.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dice che quelli di Hamas non sono terroristi, ma liberatori, come se nessuno sapesse con quale pugno di ferro Hamas controlla Gaza e i suoi abitanti; come se ammazzare donne, bambini e ragazzi inermi non fosse terrorismo.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, osa ricordare che dal 1967, cioè dalla Guerra dei Sei Giorni, Israele è «Paese occupante» e larga parte della Palestina «territorio occupato», come dice appunto la Risoluzione 242/1967 dell’Onu e come quindi stabilisce il diritto internazionale, e viene subito definito amico dei terroristi.

E poi l’uso più che disinvolto della parola genocidio, come se non bastasse l’orrore di una guerra in cui, in Israele e ancor più a Gaza, sono già morti migliaia di bambini. La usano come niente fosse decine di commentatori, che la Storia dell’Europa, a quanto pare, l’hanno lasciata sui banchi di scuola. Sono stati i conquistadores spagnoli a sterminare i nativi dell’America meridionale. Sono stati i colonizzatori anglosassoni a sterminare i nativi dell’America del Nord. E sono stati i tedeschi, in collaborazione con porzioni di altri popoli europei, a sterminare gli ebrei. Noi europei non dovremmo mai usare la parola genocidio per le azioni commesse da altri. Non prima, almeno, di averle confrontate con quelle già commesse da noi.

E nessuno che si chieda come questo ennesimo dramma mediorientale possa influire sui rapporti tra il nostro mondo e il cosiddetto «Sud del mondo», che sta clamorosamente rimontando e che con sempre maggiore orgoglio (si vedano, per esempio, le ormai ineludibili richieste di avere una maggiore rappresentanza nel Consiglio di sicurezza dell’Onu) chiede di essere ascoltato.

Come spiegheremo la richiesta all’Ucraina di non colpire con le nostre armi le città della Russia mentre con le armi che Israele produce o compra negli Usa è perfettamente lecito bombardare una città per dare la caccia ai terroristi?

Articoli correlati
Abbecedario della Shoah
Anna Maria Foli

Abbecedario della Shoah

Le parole per capire e non dimenticare
Il Giubileo ad Assisi 2025
Enrico Impalà

Il Giubileo ad Assisi 2025

Guida al pellegrinaggio
Il Giubileo a Roma 2025
Roberta Russo

Il Giubileo a Roma 2025

Guida al pellegrinaggio
Grande storia dei Giubilei
Anna Maria Foli

Grande storia dei Giubilei

Dalle antiche origini ebraiche a oggi