(g.s.) – La giornata di preghiera e digiuno per la pace proposta per il 17 ottobre 2023 dalle Chiese di Terra Santa ha raccolto adesioni in varie parti del mondo. In Italia l’ha rilanciata la Conferenza episcopale; dal Vaticano ieri anche papa Francesco l’ha incoraggiata, proponendola a tutti al termine dall’Angelus di mezzogiorno in piazza San Pietro: «La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra. Invito tutti i credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa e a dedicare martedì prossimo, 17 ottobre, alla preghiera e al digiuno».
Numerose le iniziative di preghiera comunitaria previste in Terra Santa. Ne citiamo qui solo alcune.
A Gerusalemme il patriarca latino, cardinale Pierbattista Pizzaballa, presiederà un’adorazione eucaristica alle 18.00 nella chiesa pro-cattedrale, dentro il complesso del Patriarcato latino, in città vecchia. Il cardinale patriarca ha rivolto, tramite i social e il sito web della diocesi, un invito ai giovani cristiani di Palestina, Galilea e Giordania a condividere lo spirito di preghiera di questa giornata. «La preghiera – ha spiegato ai giovani in inglese – ci rende vicino Gesù e avvicina noi a lui. La preghiera non cambia la terribile situazione in cui ci troviamo in questi giorni, ma dà luce ai nostri cuori e ai nostri occhi, così che possiamo guardare a tutto questo non con odio, ma come esseri umani e come cristiani, con un cuore in cui rimane, nonostante tutto, spazio per la speranza».
Anche i frati minori della Custodia di Terra Santa, nella chiesa di San Salvatore, propongono una lunga sosta di preghiera davanti al Santissimo Sacramento, che sarà esposto a partire dalle 12.30 per la preghiera personale e silenziosa dei religiosi e dei fedeli che vorranno. Alle 18.30 l’invocazione per la pace si eleverà al cielo in forma comunitaria e si concluderà alle 19.00 con la celebrazione dei vesperi.
Nell’abbazia della Dormizione, sul Monte Sion, nei pressi del Cenacolo, i monaci benedettini – e gli studenti di teologia tedeschi che si trovano in Terra Santa per un periodo di studio coordinato dagli stessi monaci – pregheranno per 24 ore, a partire dalla mezzanotte di oggi. Lo rende noto l’abate, dom Nikodemus Schnabel.
I monaci e gli studenti pregheranno inizialmente insieme, poi ognuno proseguirà individualmente la veglia notturna. In questa giornata – spiega l’abate benedettino – «vogliamo pregare tutti i 150 Salmi (…) Le emozioni contenute nei Salmi, le paure e i lamenti, la rabbia e la tristezza, ma anche l’anelito e la speranza, in definitiva la gratitudine in Dio, devono essere espresse e portate davanti alla croce a nome di tante persone, soprattutto in questo paese».
La lettura a voce alta del libro dei Salmi inizierà dopo la celebrazione delle delle lodi domattina, intorno alle ore 7.30. Tra le 12.00 e le 13.00 verrà cantato il lungo Salmo 119. Alle 18.00 ci sarà la celebrazione della messa con inclusi i vespri. Dopodiché riprenderà la recita dei Salmi fino alle 23.00. Durante l’ultima ora, fino a mezzanotte, nell’abbazia risuoneranno i canoni di Taizé.
Certo, mancheranno i pellegrini. Qualche gruppo circola ancora per la Terra Santa, ma i più se ne sono andati. E non sono previsti molti altri arrivi – almeno dai Paesi occidentali – fino a che la situazione non si calmerà.
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Anche noi di Terrasanta.net aderiamo alla giornata di preghiera e digiuno.
Un testo ci torna alla memoria in questi giorni ed è un passaggio del discorso che papa Benedetto XVI rivolse al presidente di Israele, Shimon Peres, e alle altre autorità venute a salutarlo all’aeroporto di Tel Aviv, al termine del suo pellegrinaggio in Terra Santa, il 15 maggio 2009.
Così si espresse papa Ratzinger:
«Signor Presidente, La ringrazio per il calore della Sua ospitalità, molto apprezzata, e desidero sottolineare che sono venuto a visitare questo Paese da amico degli Israeliani, così come sono amico del Popolo Palestinese».
«Gli amici amano trascorrere del tempo in reciproca compagnia e si affliggono profondamente nel vedere l’altro soffrire. Nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi può evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i vostri due popoli. Nessun amico può fare a meno di piangere per le sofferenze e le perdite di vite umane che entrambi i popoli hanno subito negli ultimi sei decenni».
«Mi consenta di rivolgere questo appello a tutto il popolo di queste terre: Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza».
«Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento. Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che la “two-state solution” (la soluzione di due Stati) divenga realtà e non rimanga un sogno. E che la pace possa diffondersi da queste terre; possano essere “luce per le Nazioni” (Is 42,6), recando speranza alle molte altre regioni che sono colpite da conflitti».
«Una delle visioni più tristi per me durante la visita a queste terre è stato il muro [di separazione – ndr]. Mentre lo costeggiavo, ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di sicurezza e di separazione, ma rispettandosi reciprocamente e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione. Signor Presidente, so quanto sarà difficile raggiungere questo obiettivo. So quanto sia difficile il Suo compito e quello dell’Autorità Palestinese. Ma Le assicuro che le mie preghiere e le preghiere dei cattolici di tutto il mondo La accompagnano mentre Ella prosegue nello sforzo di costruire una pace giusta e duratura in questa regione».
Ultimo aggiornamento: 17/10/2023 09:07