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Gerico, Tell as-Sultan patrimonio dell’umanità

Terrasanta.net
26 settembre 2023
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Gerico, Tell as-Sultan patrimonio dell’umanità
Veduta aerea di Tell as-Sultan, a Gerico. (foto Fullo88/Wikicommons)

Dallo scorso 17 settembre, su istanza palestinese, l'Unesco considera le vestigia dell'antica città di Gerico, in Cisgiordania, un bene patrimonio mondiale dell'umanità. Decisione contestata dal governo israeliano.


(c.l.) – A chi ha pochi rudimenti di archeologia il sito di Tell as-Sultan a Gerico – città nei Territori palestinesi di Cisgiordania – può sembrare brullo. Bisogna saper leggere tra le righe degli strati archeologici per comprendere l’importanza di questo tell, inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità il 17 settembre durante una riunione dell’apposito comitato Unesco in Arabia Saudita.

Gerico viene spesso indicata come la città più antica del mondo. È soprattutto in questo sito che si sono rinvenuti, durante lo scavo dei suoi 29 livelli stratigrafici, tracce di insediamenti risalenti al IX e VIII millennio a.C. L’insediamento di una civiltà in questa regione fu facilitato dalla fertilità del suolo dell’oasi e dal facile accesso all’acqua, con la vicina sorgente di Ain as-Sultan.

La presenza di una torre, datata 8000 a.C., illustra «il passaggio ad uno stile di vita sedentario delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori del Levante durante il Neolitico, e testimonia il sorgere dell’inizio della cultura nell’area urbana levantina agli inizi dell’Età del bronzo», spiega il progetto di candidatura per l’iscrizione nel Patrimonio mondiale. Dati che hanno indotto il comitato Unesco a riconoscere il valore eccezionale di questo sito, su istanza della Palestina (accolta dall’agenzia Onu come Stato membro nel 2011).

Archeologia politicizzata

Se Mahmoud Abbas, il presidente palestinese, ha accolto la decisione dell’Unesco come «una prova dell’autenticità e della storia del popolo palestinese», da parte israeliana il ministero degli Esteri la considera «come un nuovo segno dell’uso cinico che i palestinesi fanno dell’Unesco e della politicizzazione dell’organizzazione». Israele ha lasciato l’Unesco nel 2019, accusandola di lavorare a favore dell’Autorità Palestinese e di cercare di minimizzare il legame del popolo ebraico con la Terra Santa.

>>> Leggi anche: Tutti i siti sottoposti dalla Palestina al vaglio dell’Unesco

Dopo che la notizia è stata annunciata domenica 17, una delegazione di parlamentari del caucus della Terra di Israele alla Knesset ha tenuto una riunione di emergenza vicino a Gerico, presso il sito dei Palazzi reali asmonei: «Chiamare questo posto un sito del patrimonio palestinese è una presa in giro dell’idea di preservare la storia – ha affermato il deputato del partito del Sionismo religioso Simcha Rothman che presiede il caucus –. Questo è un tentativo continuo da parte dell’Autorità Palestinese di appropriarsi culturalmente di ciò che è accaduto qui, in questo luogo, per migliaia di anni. Puoi scavare qui quanto vuoi e non troverai mai alcuna prova della storia palestinese».

I deputati hanno sottolineato che il sito di Gerico è «centrale nel racconto biblico» (la città è menzionata 70 volte nel testo sacro, in particolare, nella Torah, o Pentateuco, e nel Libro di Giosuè, laddove si narra l’ingresso degli israeliti nella terra promessa, a coronamento del lungo esodo dall’Egitto, e la distruzione della città stessa – ndr). Dovrebbe quindi essere, a loro avviso, «sotto gli auspici del popolo ebraico e dello Stato di Israele».

In Palestina non solo Gerico

Per antichità e importanza sotto il profilo storico, in realtà, il sito trascende il conflitto israelo-palestinese e qualsiasi appropriazione a fini nazionalistici da parte di ciascuno dei due schieramenti. «Gli sforzi per contrastare la designazione di Tell as-Sultan da parte della destra israeliana vanno letti nel contesto della campagna aggressiva messa in atto negli ultimi anni per delegittimare le rivendicazioni palestinesi sulla terra e sul patrimonio e promuovere l’annessione della Cisgiordania. La destra israeliana non riesce a capire che l’appartenenza culturale di un sito e la sovranità su di esso sono due aspetti diversi», osserva in un comunicato del 17 settembre l’ong israeliana Emek Shaveh, che lavora per difendere i diritti del patrimonio culturale e per proteggere i siti antichi come beni pubblici che appartengono ai membri di tutte le comunità, fedi e popoli.

I resti della torre dell’8000 avanti Cristo. (foto Ministero palestinese del Turismo e delle Antichità)

I resti archeologici si riferiscono a periodi storici (Neolitico, Bronzo Medio) anteriori alla cronologia rappresentata dal racconto biblico. Essendo le località di Gerico e Tell as-Sultan situate in quella che gli accordi di Oslo considerano area A della Cisgiordania occupata, la loro gestione compete all’Autorità Palestinese.

L’antica Gerico diventa il quarto sito che lo Stato di Palestina vede riconosciuto come patrimonio dell’Umanità, dopo la basilica della Natività a Betlemme (dal 2012), la città vecchia di Hebron (2017) e il sistema di irrigazione a terrazze del villaggio di Battir (2014).

Il riconoscimento ottenuto questo mese è una buona notizia per Gerico, perché può rappresentare un volano sotto il profilo turistico e garantire che i dintorni dell’oasi non vengano ulteriormente danneggiati da un’urbanizzazione incontrollata.


Un’oasi popolata da secoli

Ecco qualche altra informazione su Gerico, tratta dalla guida Terra Santa, di Heinrich Fürst e Gregor Geiger (Edizioni Terra Santa, 2018):

L’attuale città di Gerico (Ariha in arabo, Yeriho in ebraico), situata a circa 250 metri sotto il livello del mare, è un vero forno d’estate ma d’inverno diventa una rinomata località di villeggiatura. Sorge al posto di una città bizantina, ma solo nel secolo scorso ha ri-assunto lo status di vera cittadina, arrivando oggi a 20.000 abitanti. Dopo il 1948, poi, a causa della presenza dei profughi palestinesi, aveva addirittura raggiunto quota 80.000. I campi che li accoglievano sono stati smantellati all’epoca della Guerra dei sei giorni, nel 1967: molte delle persone che vi erano ospitate sono state dislocate in Giordania e in Libano. Nel 1994, come primo passo verso un’indipendenza palestinese, Gerico ha ottenuto una certa forma di autonomia insieme alla Striscia di Gaza. La città rallegra l’occhio del visitatore con i suoi giardini pensili, i palmeti, i cedri e le piantagioni di banane. Come del resto già era in epoca biblica, è tornata a essere una stazione di soggiorno invernale. Sebbene non si trovi direttamente sulla strada che collega la Galilea a Gerusalemme, Gerico fu attraversata da Gesù durante il suo ultimo viaggio prima della Passione (cfr Vangelo di Marco 10, 46-52). (…)

La città è oggi per la maggioranza musulmana, ma con varie comunità e chiese cristiane. (…)

Le numerose ma non molto spettacolari rovine della storia plurimillenaria di Gerico giacciono sparse qua e là per il territorio dell’oasi. Raramente Gerico fu una città compatta.

La Gerico più antica sorgeva presso il Tell as-Sultan (“colle del Sultano”) 2 chilometri a nord-ovest dell’attuale centro. Il Tell, piuttosto vasto e alto 21 metri e mezzo, è considerato la più antica città del mondo (ma tutto dipende da cosa si intende per “città”). La sua storia si protrae all’indietro fino al IX millennio a.C., ossia l’Età della pietra (Mesolitico). Alcuni reperti sono stati datati tra il 10000 e l’8000 a.C. con il metodo del carbonio 14. (…) Resta però un enigma: in base alle scoperte archeologiche relative allo strato corrispondente all’epoca di Giosuè, la città non porta alcun segno di abitazione né tanto meno di distruzione. È possibile che sotto la montagnola di detriti del Tell si nasconda ancora qualche elemento la cui assenza, per il momento, crea tante perplessità. Anche se venisse confermato il fatto che Gerico era disabitata all’epoca di Giosuè, resta aperta la possibilità che la Bibbia si riferisse in origine a un’altra città. (…) Secondo un’altra ipotesi, le generazioni successive a quella di Giosuè trovarono Gerico in rovine e ne attribuirono la distruzione alla mano di Dio.


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