«L’educazione costituisce una parte molto rilevante del nostro lavoro. Ciò che vediamo è che, di fatto, i bambini di Gaza vanno a scuola traumatizzati dalla guerra. Negli ultimi due anni, le lezioni sono state più volte interrotte a causa del conflitto. Da maggio 2021 (quando si svolse l’ultima offensiva israeliana su Gaza con massicci bombardamenti e attacchi aerei – ndr), circa il 50 per cento dei bambini qui ha bisogno di una qualche forma di supporto per la salute mentale».
Al telefono Thomas White, il direttore dell’Unrwa per Gaza, parla con calma ma con un certo trasporto nella voce, mentre traccia un quadro sconfortante.
I profughi palestinesi nella Striscia di Gaza
L’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi in Medio Oriente (UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East – Unrwa) è stata istituita dall’Assemblea generale Onu nel 1949 per fornire assistenza umanitaria ai palestinesi sfollati dopo il conflitto del 1948. Oltre che a Gaza – dove, su una popolazione di circa 2,1 milioni di palestinesi, 1,7 milioni sono profughi (dati Unrwa) – l’agenzia è presente, con personale e strutture, anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in Giordania, Libano e Siria.
Nella Striscia gestisce 278 scuole, distribuite in tutto il territorio. Accanto all’aspetto dell’istruzione, si occupa principalmente di supporto psico-sociale, assistenza sanitaria, aiuti umanitari, microfinanza e, più in generale, del miglioramento delle condizioni di vita nei campi profughi.
«Secondo uno studio che abbiamo condotto da poco», continua il direttore White, «il 38 per cento degli alunni delle nostre scuole soffre di stress da trauma, quello che normalmente chiameremmo stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder – Ptsd). Ma di recente uno dei nostri psicologi mi ha detto che non abbiamo a che fare con un Ptsd, perché non c’è un “post”: i bambini vivono uno stress continuo, perché il conflitto si ripete ciclicamente».
Aggiunge che nel corso dell’ultimo anno «la situazione socio-economica nella Striscia si è fatta decisamente pesante. Il blocco dura ormai da sedici anni».
Il progetto Gaza Summer Fun Weeks
Tra gli interventi a sostegno della comunità dei profughi, da alcuni anni l’Unrwa organizza le settimane estive chiamate Gaza Summer Fun Weeks. Quest’anno si sono svolte dall’8 luglio al 3 agosto. Inaugurazione ufficiale il 9 luglio nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia.
«Il nostro obiettivo – racconta Thomas White – era fornire a questi piccoli, che appartengono a famiglie estremamente povere e vivono ogni giorno l’impatto psicologico del conflitto, l’opportunità di rilassarsi. Le settimane volevano essere un tempo di puro svago, sport e divertimento. In sintesi, un tempo per essere semplicemente bambini».
Le attività hanno coinvolto oltre 130 mila bambine e bambini («Il numero era equamente diviso a metà tra maschi e femmine», precisa White), in 91 centri della Striscia.
«Nelle settimane precedenti l’inaugurazione», ricorda il direttore, «si è lavorato molto per convertire le scuole Unrwa: i cortili trasformati in campi da gioco, con scivoli, giochi d’acqua e gonfiabili, insieme a spazi per attività artistiche, lavori di artigianato e cura del verde. Una trasformazione che ha raccolto tutto l’entusiasmo dei bambini».
Una decina di centri, poi, sono stati attrezzati per attività specifiche: corsi d’inglese, musica, informatica, programmazione e robotica, fotografia, cittadinanza attiva… Non sono mancati laboratori sulla storia e la cultura palestinese, terminati con spettacoli di danze tradizionali.
Un’opportunità per le famiglie
Chiediamo a White quale sia stato il rapporto con le famiglie. L’invito a far partecipare i figli al progetto – ci viene spiegato – era stato affisso a scuola gli ultimi giorni di lezione.
«In particolare per i genitori delle bambine e delle ragazze – risponde il direttore – è stato un sollievo avere a disposizione dei figli uno spazio accogliente, fuori casa, in cui giocare. Per le (numerose) famiglie che abitano nei campi profughi, tra vie strette e stanze anguste, sono poche, infatti, le aree aperte sicure in cui anche le bambine possono giocare liberamente».
Il direttore menziona, in proposito, anche il rapporto di fiducia consolidatosi negli anni tra le famiglie e le scuole gestite dall’Unrwa, oggi comunemente percepite come parte della comunità.
L’inclusione al centro
Le settimane estive erano rivolte anche a bambini con disabilità fisiche e mentali. «Per questo gruppo», prosegue White, «abbiamo studiato delle proposte insieme a un’altra organizzazione con cui collaboriamo già durante l’anno. Volevamo mettere al centro il tema dell’inclusione e del rispetto. Molte delle attività erano comuni ed è stato bellissimo vedere questi bimbi giocare, ad esempio, a basket insieme agli altri».
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