(g.s.) – È destinata a ingrossarsi la comunità dei lavoratori stranieri (temporanei) in Israele. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri israeliano ha reso noto di aver concluso un accordo con il governo dell’India per la concessione di visti di lavoro a decine di migliaia di indiani da destinare ai cantieri edili o ai ruoli di collaboratori domestici e badanti. Si parla di 42mila nuovi arrivi, 10mila dei quali in tempi relativamente brevi. Analoghi accordi, siglati con Pechino, dovrebbero agevolare anche l’afflusso di nuovi lavoratori cinesi. Una forza lavoro che, com’è noto, rimpiazza la manodopera palestinese.
Nei punti programmatici del sesto governo Netanyahu, dichiarati al momento dell’insediamento, a inizio anno, c’erano anche l’adozione di misure per far fronte alla penuria di alloggi e il contrasto al costo della vita, sempre più alto. L’importazione di lavoratori dall’India, in grado di comunicare in inglese, sarebbe da leggere anche in questa cornice: più braccia per i cantieri e più sostegni alle famiglie con membri bisognosi di assistenza.
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Attualmente – secondo dati dell’ambasciata indiana a Tel Aviv – vi sono circa 18mila cittadini indiani in Israele. I più sono collaboratori domestici, ma vi sono anche studenti, tecnici informatici e commercianti di diamanti. In questi conteggi non rientrano gli 85mila ebrei di origine indiana immigrati negli anni Cinquanta e Sessanta e cittadini israeliani a pieno titolo in virtù della Legge del ritorno.
Molti degli indiani che emigrano sono cristiani e dunque è probabile che i nuovi flussi andranno ad alimentare – per un periodo più o meno lungo – la comunità dei fedeli non arabi che fanno parte della Chiesa di Terra Santa.
A questo proposito, è recentissima la nomina di un religioso indiano come vicario del patriarca latino di Gerusalemme per la pastorale dei migranti e dei richiedenti asilo. A fine maggio scorso, mons. Pierbattista Pizzaballa ha affidato l’incarico al salesiano Matthew Marcel Coutinho (61 anni). Benché sia nato in Kuwait, padre Coutinho è cresciuto in India e nel 1978 è entrato nei Salesiani di Don Bosco. È stato ordinato sacerdote il 24 marzo 1990 a Mumbai. Dopo il master in filosofia, conseguito a Pune, ha proseguito gli studi a Roma conseguendo la licenza (1999) e il dottorato (2006) in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana. Per diversi anni – riferisce l’agenzia Ans – ha insegnato in vari centri filosofici e teologici salesiani in India.
Dal 2015 è professore di Teologia morale presso lo Studium Theologicum Salesianum di Gerusalemme ed è tra i formatori dell’équipe della casa salesiana di Ratisbonne. Dal 2016 è sacerdote incaricato della comunità di Santa Teresa del Bambin Gesù, a Rehovot, ed è coinvolto in vari altri ministeri per i migranti in Israele.
Padre Coutinho succede a padre Nikodemus Schnabel, ora abate dell’abbazia benedettina (tedesca) della Dormizione, sul Monte Sion.
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