(g.s.) – Una dichiarazione pubblica diffusa negli ultimi giorni, in ebraico e in inglese, dal rabbino capo sefardita di Gerusalemme, Shlomo Moshe Amar, bacchetta i giovani ebrei che oltraggiano – con insulti e sputi – i religiosi cristiani per le vie della Città Santa.
La breve presa di posizione reca la data ebraica del 25 Iyar 5783 – corrispondente al 16 maggio 2023 – e si apre così: «Ci ha rattristato sentire da religiosi non ebrei che un certo numero di giovani ebrei e taluni che si dicono timorati di D-o li perseguitano con maledizioni, bestemmie e altro ancora, mentre percorrono le vie della città. Senza dubbio, a comportarsi così sono persone irresponsabili e per nulla osservanti della Torah e delle sue vie. Dichiariamo che un simile comportamento è strettamente proibito. Non ci è permesso denigrare alcuna persona creata ad immagine di D-o» (clicca qui per il testo integrale del rabbino).
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Tra «i religiosi non ebrei» che negli ultimi tempi hanno apertamente denunciato il ripetersi sempre più frequente degli atti oltraggiosi c’è il neo-abate dell’abbazia benedettina della Dormizione, sul monte Sion, padre Nikodemus Schnabel. Gli sputi non sono un fenomeno nuovo. Se ne parla da anni e di cambi di rotta non se n’è visti, se non in peggio. Ormai, lamenta l’abate Schnabel, lui stesso è bersagliato quasi quotidianamente da queste manifestazioni di inciviltà, che, a suo dire, trovano terreno fertile nel clima d’odio alimentato da forze che ora sono al governo in Israele.
Simili sgradevolezze (in genere addebitate a giovani allievi di qualche yeshivà, ossia le scuole riservate allo studio del testo sacro e della letteratura rabbinica) non sono affatto tra i crimini più gravi commessi in Terra Santa contro la dignità umana, ma sarebbe ingiusto ignorarle.
Il 16 giugno prossimo al tema sarà dedicato anche un convegno presso il museo della Torre di Davide, intitolato Perché (alcuni) ebrei sputano sui gentili? (dove per “gentili” si intendono i non ebrei). Gli organizzatori sono lo stesso museo ospite – dedicato alla storia di Gerusalemme –; il Centro per lo studio delle relazioni tra ebrei, cristiani e musulmani; l’Università aperta di Israele (Open University of Israel). Il 31 maggio scorso il giornalista Barak Ravid ha riferito sul media elettronico statunitense Axios la contrarietà del ministero degli Esteri israeliano, che coltiva le relazioni del governo con le autorità religiose cristiane. Negli ambienti del dicastero, infastiditi, l’approccio del convegno sarebbe considerato unilaterale, benché l’evento sia organizzato da istituzioni ebraico-israeliane estranee ad ogni estremismo.
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