Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Gli iraniani venuti dall’Africa

Elisa Pinna
27 aprile 2023
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Sono solo un milione, poco più dell'uno per cento della popolazione. I loro avi furono trascinati in catene nello Stretto di Hormuz dagli schiavisti mezzo millennio fa. Oggi i discendenti di quelle razzie rappresentano una piccola tessera del mosaico Iran.


In Iran esiste un pezzo d’Africa, anche se pochi – persino all’interno della Repubblica islamica – ne sono a conoscenza. A riportare alla memoria questa realtà è stato, su YouTube, il canale indipendente italiano Diruz, specializzato in cultura e politica iraniana. Si tratta di circa un milione di afro-iraniani (su una popolazione totale di 88 milioni di persone) concentrati nell’area dello Stretto di Hormuz e discendenti da schiavi provenienti dalla Tanzania, dalla Somalia e dall’Etiopia. Le rotte dello schiavismo verso la penisola arabica e l’India avevano un canale privilegiato nel Golfo Persico, e il porto di Hormuz, conquistato nel 1500 dai portoghesi, era diventato un punto nevralgico di smistamento e commercio anche per i trafficanti arabi. Un buon numero di schiavi, del resto, approdava alla corte persiana. Lo schiavismo in Iran fu abolito tardi, nel 1929, dal penultimo scià di Persia, Reza Shah Pahlavi, e solo da quel momento gli africani divennero cittadini iraniani a tutti gli effetti. Per lo più rimasero nel sud del Paese, dove si sono specializzati – nella loro componente più ricca e dinamica- nella lavorazione delle perle.

Foto d’epoca, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, mostrano giovani neri, trasformati in camerieri eunuchi nelle dimore della dinastia Qajara, o arruolati nell’esercito regio. I volti africani irrompono poi con prepotenza, negli anni Ottanta, tra le fila delle forze armate della Repubblica islamica e tra la popolazione civile colpita dai bombardamenti ordinati da Saddam Hussein, durante la guerra Iran-Iraq. Il primo film iraniano dopo la rivoluzione khomeinista ad arrivare nei cinema italiani (nel 1989) era intitolato Bashu il Piccolo Straniero e riguardava proprio gli afro-iraniani nel conflitto. Nella pellicola, Bashu è un bambino nero rimasto orfano – i genitori sono morti entrambi per un raid aereo nemico – che fortunosamente arriva, ed è accolto come rifugiato, in Mazandaran, una regione del nord iraniano. Gli abitanti locali sulle prime pensano che sia sporco e cercano di lavarlo, poi, resisi conto del colore della sua pelle, non si capacitano che parli in farsi e si proclami iraniano. Ancora oggi – osservano nel canale Diruz – una buona parte della popolazione iraniana ignora le radici africane di un milione di compatrioti e pensa che la pigmentazione scura sia dovuta al sole che imperversa nel sud del Paese. Più conosciuta è la musica afro-iraniana che ha portato melodie, timbri e strumenti musicali nuovi nella Repubblica islamica, insieme a concerti molto spettacolari. Gli iraniani di origine africana, divenuti nei secoli musulmani sciiti e sunniti, continuano a praticare anche riti particolari. Il più famoso è quello degli Zar, celebrato nell’isola di Qeshm. Gli Zar sono associati ai venti, che possono essere spiriti buoni o spiriti malvagi; alcuni venti possono essere ispirati dall’Islam, altri dagli infedeli. Gli Zar possono accanirsi contro chiunque, ricco o povero che sia, e possono contagiare di persona in persona (tramite il vettore dell’amore o dell’odio). Nella cerimonia degli Zar, il capo del culto locale, chiamato baba Zar (se uomo) o mama Zar (se donna) raduna tutte le persone afflitte dagli spiriti malvagi e cerca di curarli in una cerimonia di musica, incenso e movimenti rituali. In passato venivano anche fatti sacrifici animali, ora accantonati. Gli afro-iraniani costituiscono circa il 10-12 per cento della popolazione locale della provincia di Bandar Abbas e Hormuz, anche se i numeri sono difficili da calcolare, dati i matrimoni misti e il crescente meticciato.

L’Iran è un Paese di grande varietà etnica, sebbene compatto dal punto di vista nazionalistico, in quanto le radici dei diversi gruppi, anche se non di tutti, si sono ormai fuse insieme. Contrariamento a quanto si pensa, gli iranici costituiscono oggi grosso modo il 51 per cento dell’intera popolazione della Repubblica islamica, sebbene i dati varino da censimento a censimento. Gli azeri rappresentano una minoranza importante (25–30 per cento) a cui appartiene persino la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Un’altra minoranza di rilievo, e più inquieta, è quella curda, circa il 10 per cento della popolazione. Poi ci sono gruppi etnici meno numerosi ma culturalmente importanti: i turkmeni, gli armeni, gli ebrei, i baluchi, gli arabi, i circassi e altre comunità meno citate, come appunto gli afro-iraniani.

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle