Sono solo un milione, poco più dell'uno per cento della popolazione. I loro avi furono trascinati in catene nello Stretto di Hormuz dagli schiavisti mezzo millennio fa. Oggi i discendenti di quelle razzie rappresentano una piccola tessera del mosaico Iran.
In Iran esiste un pezzo d’Africa, anche se pochi – persino all’interno della Repubblica islamica – ne sono a conoscenza. A riportare alla memoria questa realtà è stato, su YouTube, il canale indipendente italiano Diruz, specializzato in cultura e politica iraniana. Si tratta di circa un milione di afro-iraniani (su una popolazione totale di 88 milioni di persone) concentrati nell’area dello Stretto di Hormuz e discendenti da schiavi provenienti dalla Tanzania, dalla Somalia e dall’Etiopia. Le rotte dello schiavismo verso la penisola arabica e l’India avevano un canale privilegiato nel Golfo Persico, e il porto di Hormuz, conquistato nel 1500 dai portoghesi, era diventato un punto nevralgico di smistamento e commercio anche per i trafficanti arabi. Un buon numero di schiavi, del resto, approdava alla corte persiana. Lo schiavismo in Iran fu abolito tardi, nel 1929, dal penultimo scià di Persia, Reza Shah Pahlavi, e solo da quel momento gli africani divennero cittadini iraniani a tutti gli effetti. Per lo più rimasero nel sud del Paese, dove si sono specializzati – nella loro componente più ricca e dinamica- nella lavorazione delle perle.
Foto d’epoca, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, mostrano giovani neri, trasformati in camerieri eunuchi nelle dimore della dinastia Qajara, o arruolati nell’esercito regio. I volti africani irrompono poi con prepotenza, negli anni Ottanta, tra le fila delle forze armate della Repubblica islamica e tra la popolazione civile colpita dai bombardamenti ordinati da Saddam Hussein, durante la guerra Iran-Iraq. Il primo film iraniano dopo la rivoluzione khomeinista ad arrivare nei cinema italiani (nel 1989) era intitolato Bashu il Piccolo Straniero e riguardava proprio gli afro-iraniani nel conflitto. Nella pellicola, Bashu è un bambino nero rimasto orfano – i genitori sono morti entrambi per un raid aereo nemico – che fortunosamente arriva, ed è accolto come rifugiato, in Mazandaran, una regione del nord iraniano. Gli abitanti locali sulle prime pensano che sia sporco e cercano di lavarlo, poi, resisi conto del colore della sua pelle, non si capacitano che parli in farsi e si proclami iraniano. Ancora oggi – osservano nel canale Diruz – una buona parte della popolazione iraniana ignora le radici africane di un milione di compatrioti e pensa che la pigmentazione scura sia dovuta al sole che imperversa nel sud del Paese. Più conosciuta è la musica afro-iraniana che ha portato melodie, timbri e strumenti musicali nuovi nella Repubblica islamica, insieme a concerti molto spettacolari. Gli iraniani di origine africana, divenuti nei secoli musulmani sciiti e sunniti, continuano a praticare anche riti particolari. Il più famoso è quello degli Zar, celebrato nell’isola di Qeshm. Gli Zar sono associati ai venti, che possono essere spiriti buoni o spiriti malvagi; alcuni venti possono essere ispirati dall’Islam, altri dagli infedeli. Gli Zar possono accanirsi contro chiunque, ricco o povero che sia, e possono contagiare di persona in persona (tramite il vettore dell’amore o dell’odio). Nella cerimonia degli Zar, il capo del culto locale, chiamato baba Zar (se uomo) o mama Zar (se donna) raduna tutte le persone afflitte dagli spiriti malvagi e cerca di curarli in una cerimonia di musica, incenso e movimenti rituali. In passato venivano anche fatti sacrifici animali, ora accantonati. Gli afro-iraniani costituiscono circa il 10-12 per cento della popolazione locale della provincia di Bandar Abbas e Hormuz, anche se i numeri sono difficili da calcolare, dati i matrimoni misti e il crescente meticciato.
L’Iran è un Paese di grande varietà etnica, sebbene compatto dal punto di vista nazionalistico, in quanto le radici dei diversi gruppi, anche se non di tutti, si sono ormai fuse insieme. Contrariamento a quanto si pensa, gli iranici costituiscono oggi grosso modo il 51 per cento dell’intera popolazione della Repubblica islamica, sebbene i dati varino da censimento a censimento. Gli azeri rappresentano una minoranza importante (25–30 per cento) a cui appartiene persino la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Un’altra minoranza di rilievo, e più inquieta, è quella curda, circa il 10 per cento della popolazione. Poi ci sono gruppi etnici meno numerosi ma culturalmente importanti: i turkmeni, gli armeni, gli ebrei, i baluchi, gli arabi, i circassi e altre comunità meno citate, come appunto gli afro-iraniani.