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Fosco Maraini interprete di Gerusalemme

Giulia Ceccutti
22 marzo 2023
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Fosco Maraini interprete di Gerusalemme

Questo libro è frutto di due viaggi nella Città Santa compiuti dal noto orientalista e scrittore italiano nel settembre 1967 e nel luglio 1968. Lettura piacevole e stimolante, arricchita da scatti fotografici dello stesso autore.


Assedi, occupazioni, guerre, violenze, ciclicamente alternati a stagioni di pace, bellezza e prosperità. Distruzioni e rinascite. Questa è, da secoli, la storia di Gerusalemme e in particolare di quella che è oggi la città vecchia. Così emerge dall’affascinante libro di Fosco Maraini – celebre orientalista e scrittore, vissuto tra il 1912 e il 2004, e a lungo docente di Lingua e Letteratura giapponese all’Università degli Studi di Firenze – uscito di recente per la casa editrice il Mulino.

Il volume, a cura di Maria Gloria Roselli (curatrice del Museo di Antropologia – Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze), ha una genesi particolare. È infatti frutto di due viaggi nella Città Santa compiuti dall’autore, rispettivamente, nel settembre 1967 – a poche settimane dalla fine della Guerra dei Sei giorni – e nel luglio 1968. Al Gabinetto Vieusseux di Firenze sono conservate due versioni del manoscritto, stese in fasi successive.

Il lavoro era inizialmente parte di un progetto editoriale che prevedeva la stesura di un testo per una pubblicazione poi uscita, in inglese, negli Stati Uniti nel 1969, con il titolo: Jerusalem. Rock of Ages. Il libro che abbiamo di fronte – spiega lo storico Franco Cardini nell’introduzione – è dunque il risultato di una complessa opera di revisione, che ha cercato di rispettare al massimo testo e stile originali, districandosi tra le numerose integrazioni e correzioni a mano.

Corredano gli scritti alcuni inserti di fotografie originali, a colori e in bianco e nero, scattate da Maraini stesso. Hanno il pregio di restituirci il clima di quei giorni e mostrano bene, tra le altre cose, le differenti anime – sociali, religiose, locali e straniere – della città, che tornano più volte nel discorso.

Capitoli che ripercorrono, a partire dalle origini, le vicende storiche della città e dei suoi abitanti, si alternano a parti in cui predomina il racconto della visita a monumenti o quartieri significativi. Questo tipo di narrazione, unito allo stile agile, rende la lettura scorrevole e di indubbia piacevolezza.

Si segnala, in particolare, la visita, compiuta sia di sabato sia in un giorno lavorativo, all’interno dell’«orizzonte chiuso» di Mea Shearim, il quartiere degli ebrei ortodossi. Chi scrive ci accompagna tra le vie, nella piazzetta Kiddush Levana («della Luna Santificata») e addirittura all’interno di una scuola. L’impressione finale è quella di un mondo «strano, in un certo senso assurdo, alcuni momenti sublime, spesso folle, quasi sempre insopportabile per chi non vi sia nato». Resta attuale l’interrogativo finale: «Cambieranno le cose? Non credo. È un mondo che si perpetua. I giovani vengono educati nelle scuole del quartiere, dove s’impara solo ciò che viene approvato dal consiglio degli anziani».

Splendida e generosa di dettagli è la descrizione della Cupola della Roccia, sul Monte del Tempio. Pare davvero di vederla, prima stagliarsi contro il cielo azzurro con il suo colore aureo, e poi nella penombra degli interni.

Emozionanti le lunghe ore trascorse al Santo Sepolcro, del quale Maraini ci delinea l’atmosfera «intensamente umana» e, insieme, il profondo dramma sacro.

Interessanti, inoltre, le puntuali riflessioni sul pensiero ebraico e sul rapporto, nel corso della storia, tra i giudei e gli altri popoli, in particolare i romani.

L’ironia è un tratto distintivo e non di rado strappa sincere risate. Così, ad esempio, tra la variegata umanità dei turisti, l’autore osserva passare «minigonnute nordiche»; il Monte degli Ulivi viene ribattezzato «Monte degli Alberghi», mentre dell’ambizioso Erode si dice che era «maestro nel carezzare i romani pel verso del pelo».

Lo humour (sferzante) non risparmia le divisioni tra le Chiese cristiane, evidenti e tangibili al Santo Sepolcro: «Qui la disunione è avvertibile al livello più squallido e grottesco nelle rivalità tra greci, latini, siriani e armeni, copti e abissini. Sembra d’essere in cucina, dove gruppi di cuochi appartenenti a rami diversi e rivali d’una grande famiglia si siano ritrovati tutti insieme per un matrimonio o un funerale e si facciano infantili dispetti: la mestola? Che ne so, sarà caduta nella spazzatura! L’aceto? Uh, mi s’è giusto versato tutto… (…) Ciascuna confessione ha i propri confini (…), antichi e sempre disputati, che seguono linee cervellotiche e difficili a definirsi».

Emerge in alcuni punti, infine, il punto di vista del Maraini sinologo e iamatologo, capace di “leggere” i monumenti attraverso uno sguardo profondo e inedito, che attraversa più piani. È il caso, ad esempio, delle riflessioni sui mosaici dell’VIII secolo, d’influsso bizantino, all’interno della Cupola della Roccia. Di fronte a un «insieme altamente stilizzato di palme, steli, rami, fiori, fogliame», lo scrittore osserva: «Siamo in un mondo supremamente antropocentrico, in cui la natura ha perso ogni indipendenza e spontaneità (…). Penso a quanto sarebbe stata diversa la decorazione d’uno spazio consimile in estremo Oriente, dove la natura non è mondo inerte e passivo da usare e dominare, ma un infinito misterioso organismo col quale è cosa saggia per l’uomo cercar di raggiungere l’armonia».

In conclusione, il lettore ha tra le mani un testo allo stesso tempo semplice e ricercato, che fa emergere tutto il mistero, la fatica e il fascino di Gerusalemme, città «segnata davvero dal destino, motrice immortale di destini».


Fosco Maraini
Le pietre di Gerusalemme
D’oro, di rame, di luce e di sangue

Il Mulino, 2022
pp. 276 – 28,00 euro

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