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Donne pioniere nel Medioevo mediterraneo

Manuela Borraccino
30 marzo 2023
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Donne pioniere nel Medioevo mediterraneo

Artiste, medichesse, scrittrici, religiose che con le loro scelte affermarono il rifiuto del patriarcato. Nel saggio della storica Isabella Gagliardi un excursus su donne poco note che hanno sfidato le convenzioni tra l’XI e il XVI secolo in Europa e nel Vicino Oriente.


Non furono numerose come le ostetriche e le balie che, nel mondo cristiano europeo come nell’Egitto fatimide, accorrevano ad aiutare tanto le partorienti cristiane quanto quelle ebree e musulmane. Ma proprio perché degne di memoria i nomi delle donne medico riemergono dalle profondità delle cronache medievali: l’andalusa Umm al-Hasan, figlia del medico Qai Ahmad ibn Abdallah bin al Mu’minim (m. 1349-50), era stata istruita dal padre nell’ars medica oltre che nella poesia e nella recitazione del Corano. Sue contemporanee furono due note donne medico ebree di Catania: Bella de Paja e Virdimura moglie di Pasquale de Medico, che nel 1376 ottenne la licenza per l’esercizio della professione medica appresa dal marito e che lei già esercitava a livello di zedaqah, ovvero di opera di misericordia verso i poveri. Preziosi frammenti di storia riemergono dal bellissimo lavoro di Isabella Gagliardi Anima e corpo. Donne e fedi nel mondo mediterraneo (secoli XI-XVI). Un saggio lussureggiante di citazioni e di storie poco note, frutto del desiderio di «recuperare schegge di comprensione del passato» sul cammino compiuto dalle donne per non esser relegate solo nella sfera privata, ma per avere un ruolo anche in quella sociale.

Docente di Storia del cristianesimo e delle Chiese all’Università degli Studi di Firenze, l’autrice ricorre con disinvoltura a una pletora di fonti di diritto, religione e medicina per ricostruire come nel Medioevo le società a maggioranza cristiana, ebraica e islamica, pur se con molte differenze, condividessero almeno un criterio socio-culturale di base: la natura della funzione delle donne. «Tutte e tre riconoscevano alle donne l’esclusivo esercizio del ruolo sponsale e materno (anche quando fosse declinato in senso spirituale) collocandole in uno spazio giuridico subalterno e dipendente dall’esercizio della potestà maschile».

Percezione del corpo e tutela della salute

Non stupisce perciò che la ricerca prenda le mosse proprio dalla percezione del corpo della donna e dal matrimonio, oggetto di una ricchissima legislazione in tutte e tre le comunità di credenti. Se la gravidanza richiedeva la sapienza delle levatrici, la salvaguardia del senso del pudore e la corretta pratica dei rapporti tra i sessi facevano sì che le donne medico fossero una necessità: tanto nelle comunità ebraiche – dove furono numerose e prestigiose le stirpi dei medici (soprattutto in Italia) – quanto in quelle islamiche apprendevano quasi sempre il mestiere per linea paterna e la loro attività sembra esser stata maggiormente legata alla prassi piuttosto che alla teoria. Dalle fonti islamiche emerge in effetti come agli uomini spettassero i trattati sulle patologie femminili, mentre la diagnosi e la cura fossero appannaggio delle medichesse, gran parte delle quali attive negli ospedali.

Una presenza esistente anche tra i cristiani poiché le università non negarono formalmente fino al XVI secolo l’ingresso alle donne: sono celebri le medichesse della Scuola salernitana (un punto di incrocio tra studiosi cristiani, ebrei e musulmani), ma ve ne erano molte presso l’università di Bologna e nel regno di Napoli dove, tra XIII e XV secolo, furono licenziate almeno 24 donne medico e di sei tra loro si menzionava che erano ydiotae, ovvero non in grado di usare il latino. Moltissime poi furono le esperte nei monasteri, come dimostra il caso della celebre monaca benedettina Ildegarda di Bingen (1098-1179).

Quando i cristiani si ispiravano all’islam per divorziare

Nell’ebraismo il focolare era il luogo privilegiato della vita religiosa e la castità, salvo quella prematrimoniale, era considerata un disvalore: perciò il matrimonio (e ancor prima il fidanzamento) costituiva esso stesso un contratto. Gagliardi mostra come non troppo distanti fossero i suoi significati economici anche nell’islam e nel cristianesimo. E se i matrimoni erano combinati tra famiglie in modo sempre più sofisticato a mano a mano che si saliva nella scala sociale (sovente per stringere alleanze) ed erano diffusi i matrimoni endogamici, così non mancavano casi di giovani che si sottraevano agli accordi dei genitori, come dimostra la vita rutilante di Gentile da Camerino, rampolla di una stirpe di banchieri fiorentini.

Per quanto la rottura del matrimonio fosse malvista, costosa e infamante soprattutto per le donne (come del resto erano scoraggiati i matrimoni misti e le conseguenti conversioni condannate da tutte le autorità religiose dell’epoca), le separazioni erano più frequenti di quanto si immagini. Lo dimostra tra l’altro, spiega la storica, «l’effetto trascinamento che, nelle società a maggioranza islamica, l’istituto del divorzio esercitava sui non musulmani». Così «nell’Egitto del XIII secolo la Chiesa copta fu costretta ad assumere un atteggiamento più morbido nei confronti della rottura del matrimonio, perché i cristiani esigevano sempre più la possibilità di potersi separare dal coniuge sul modello di quanto accadeva tra i musulmani, divorzio peraltro abbondantemente praticato anche dai membri della comunità ebraica» del Cairo.

Poetesse e altre artigiane delle parole

Gagliardi ricostruisce anche come nei secoli del Medioevo, quando l’alfabetizzazione era riservata a pochi eletti, molte donne abbiano saputo istruirsi attraverso percorsi informali o fuori dall’ordinario, come dimostrano i casi delle schiave poetesse e schiave cantanti intrattenitrici dei ceti colti nella società abbaside e le donne che ricorsero per difesa o per vendetta alle “scritture infamanti”. Per non parlare dei monasteri, per molti secoli vere e proprie officine artistiche, intellettuali e commerciali.

In definitiva, il libro è un saggio di rara erudizione sul cammino della condizione femminile e ha il pregio di riportare alla luce vite straordinarie di donne non illustri.


Isabella Gagliardi
Anima e corpo
Donne e fedi nel mondo mediterraneo (secoli XI-XVI)
Carocci, 2023
pp. 304 – 30,00 euro

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