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Un fine febbraio di sangue e follia in Cisgiordania

Terrasanta.net
28 febbraio 2023
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Un fine febbraio di sangue e follia in Cisgiordania
Le carcasse delle auto date alle fiamme a Huwara, in Cisgiordania, nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2023. (foto Erik Marmor/Flash90)

Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da episodi di violenza gravissimi, con attentati omicidi palestinesi alle spese di giovani israeliani e rappresaglie ingiustificabili dei coloni ebrei contro la popolazione del villaggio di Huwara, in Cisgiordania.


(g.s.) – I campanelli d’allarme suonavano da tempo per segnalare che la tensione tra israeliani e palestinesi nei Territori occupati di Cisgiordania ha superato il livello di guardia. Il 2023, che si è da poco aperto, promette peggio del già sanguinoso 2022.

Gli ultimi giorni sono stati da mani nei capelli: nella mattinata di domenica 26 febbraio, un attentatore palestinese ha tamponato l’auto di due giovani coloni ebrei – i fratelli Hallel e Yagel Yaniv, di 21 e 19 anni – per poi freddarli a colpi d’arma da fuoco. L’assassino è riuscito a fuggire e durante la caccia all’uomo da parte delle forze dell’ordine s’è sparsa la voce che provenisse dal borgo palestinese di Huwara, poco a sud di Nablus (città, quest’ultima, dove 11 palestinesi sono morti nel corso di un raid antiterrrorismo dell’esercito israeliano il 23 febbraio).

Un momento dei funerali dei due giovani fratelli Hallel e Yagel Yaniv, il 27 febbraio 2023 a Gerusalemme. (foto Yonatan Sindel/Flash90)

La rabbia dei coloni ebrei in Cisgiordania è subito montata, annunciando e organizzando una spedizione punitiva. Benché consapevoli dei possibili sviluppi, le forze dell’ordine israeliane non hanno fatto molto per mettere in sicurezza Huwara e i suoi 7mila abitanti. Per ore, nel pomeriggio e nella serata del 26, dozzine di coloni si sono dati a scorribande violente per le vie del paesino. Nel riferirne, gli stessi media israeliani non hanno esitato a usare il vocabolo pogrom, che evoca pagine oscure dell’antisemitismo in Europa orientale – e in particolare in Russia – a cavallo degli scorsi due secoli. Decine di edifici e autoveicoli sono stati incendiati; un cittadino palestinese è morto e 300 sono rimasti feriti, quattro sono in gravi condizioni. Le forze dell’ordine israeliane hanno fermato alcuni dei protagonisti delle violenze. Altre indagini sarebbero in corso.

In Israele l’opinione pubblica si rende conto che i discorsi e gli intenti incendiari di alcuni ministri dell’attuale governo (come Bezalel Smotrich, secondo il quale Huwara dovrebbe essere spazzato via…) hanno ancora più sciolto le briglie di coloni già abituati a prendersi quello che vogliono. Non tutti sono disposti a seguirli. Un segnale, forse piccolo, lo testimonia: molti israeliani – riferisce Ynetnews – hanno cercato di riparare i torti causati dai coloni con una raccolta fondi destinata agli abitanti di Huwara danneggiati dalle razzie. In meno di 24 ore sono stati versati 272.750 dollari.

>>> Leggi anche: L’allarme dei leader cattolici di Terra Santa

Nel pomeriggio del 27 marzo il presidente Isaac Herzog si è rivolto con un messaggio video alla nazione, nel quale ha espresso il cordoglio per l’assassinio «di due dei nostri figli migliori (…) assassinati a sangue freddo da uno spregevole terrorista, solo perché ebrei, solo perché israeliani».

«Le nostre forze di sicurezza – ha rimarcato il capo dello Stato ebraico – stanno lavorando con vigore, determinazione e professionalità per una missione: catturare il terrorista e tutti i responsabili dell’attacco».

Auto e case incendiate nel villaggio palestinese di Huwara, vicino a Nablus, il 27 febbraio 2023. (foto Nasser Ishtayeh/Flash90)

Con parole ferme il presidente ha poi continuato: «Lo Stato di Israele è uno Stato di diritto e ne siamo orgogliosi. I nostri principi e fondamenti, come popolo e come Paese, sono completamente contrari a qualsiasi attacco contro persone innocenti. Condanno fermamente i disordini brutali e violenti compiuti ieri sera contro gli abitanti del villaggio di Huwara. Questo non è il nostro modo di fare. Questa è violenza criminale contro persone innocenti. È qualcosa che fa male allo Stato di Israele e fa male a noi. Danneggia gli insediamenti; danneggia le forze di sicurezza impegnate a dare la caccia ai responsabili dell’attacco [ai due fratelli Yaniv – ndr]. E soprattutto ci ferisce come società morale e come Paese rispettoso della legge. Siamo in tempi difficili per il popolo di Israele. Mi rivolgo a tutto il pubblico e ai suoi leader e chiedo: comportatevi in modo responsabile. Rispettate la legge e consentite alle forze di sicurezza di svolgere il loro lavoro».

La mattina del 27 un altro giovane ebreo, con doppia cittadinanza israeliana e statunitense, è stato ucciso mentre viaggiava in auto nei pressi di Gerico: si chiamava Elan Ganeles ed era 26enne. L’assassino è riuscito a fuggire.

Domenica 26, nelle stesse ore delle violenze omicide in Cisgiordania, si svolgeva ad Aqaba, porto e centro balneare giordano sul Mar Rosso, un vertice tra funzionari degli apparati di sicurezza israeliani, palestinesi, giordani, egiziani e statunitensi per cercare di riportare sotto controllo la situazione nei punti più caldi e calmare le acque…

In una dichiarazione diffusa il 28 febbraio a commento dei fatti di Huwara, i capi delle Chiese di Terra Santa scrivono: «Questi sviluppi dolorosi rendono sempre più necessario non solo ridurre immediatamente il livello di tensione nelle parole e nei fatti, ma anche trovare una soluzione duratura al conflitto israelo-palestinese, in conformità con le risoluzioni [dell’Onu] e il diritto internazionale. Insieme con tutte le persone di buona volontà, preghiamo il Signore per la pace e la giustizia nella nostra amata Terra Santa, dove tutti patiscono per questo doloroso e interminabile conflitto».

Nel frattempo, in Terra Santa pellegrini e turisti continuano a circolare indisturbati e ben accolti, dopo i due anni di assenza forzata imposti dalla pandemia.

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