Anche l’ambasciatore d’Armenia presso la Santa Sede chiede spazio su Terrasanta.net per esporre la prospettiva del suo Paese in risposta a quanto scritto il 26 gennaio scorso dal rappresentante diplomatico dell’Azerbaigian in Vaticano reagendo all’articolo 120mila armeni nella sacca dell’Artsakh, pubblicato da Elisa Pinna nel blog Persepolis.
Diamo volentieri la parola all’ambasciatore Garen Nazarian, ringraziandolo per l’attenzione. Ecco il testo che ci ha inviato il 31 gennaio 2023:
—
Egregio Direttore Caffulli,
in questi giorni abbiamo notato l’attenzione di Terrasanta.net alla situazione in Nagorno-Karabakh a causa del blocco illegale del corridoio di Lachin che sta provocando una catastrofe umanitaria per la popolazione armena locale.
Apprezzerei molto se potesse mettere a disposizione dei suoi lettori il mio punto di vista, in risposta alla narrativa azera pubblicata sul suo sito lunedì 30 gennaio 2023.
Oggi le popolazioni dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh si trovano ad affrontare sfide senza precedenti che continuano a minacciare la stabilità e la sicurezza della nostra regione e che sono state perfettamente sintetizzate nei recenti appelli lanciati da leader e parlamenti mondiali. In particolare Papa Francesco nei messaggi del 18 dicembre 2022 e del 9 e 29 gennaio scorsi [il primo e il terzo pronunciati dopo la preghiera dell’Angelus domenicale con i fedeli in piazza San Pietro, il secondo nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per lo scambio d’auguri a inizio anno – ndr] ha chiesto il rilascio dei prigionieri di guerra armeni e dei civili detenuti in Azerbaijan e la revoca del blocco del corridoio di Lachin.
Queste voci forti si sono sentite in Armenia e nel Nagorno-Karabakh e spero siano state sentite e ascoltate anche a Baku.
In tale contesto, gli appelli forti e mirati della comunità internazionale, ivi compresi i media, sono davvero importanti. Da due anni a questa parte, l’Armenia persegue un’agenda di pace e, avendo la volontà politica di normalizzare le relazioni con l’Azerbaijan, si è impegnata in buona fede nei colloqui. In risposta, l’Azerbaijan non solo ha sollevato nuove rivendicazioni territoriali ma ha anche cercato di giustificare la sua ultima aggressione con la falsa argomentazione secondo cui il confine con l’Armenia non è delimitato. A tutt’oggi l’Azerbaijan sta utilizzando ogni possibile strumento di pressione: dalla detenzione illegale di prigionieri di guerra armeni come ostaggi alla diffusione di matrice statale dell’incitamento all’odio contro gli armeni, dalla retorica guerrafondaia all’uso concreto della forza. È altrettanto chiaro che finora le azioni dell’Azerbaijan, incluso il disumano blocco del corridoio di Lachin, hanno dimostrato nuovamente l’assoluta necessità di un impegno internazionale per affrontare le questioni dei diritti e della sicurezza della popolazione del Nagorno-Karabakh.
In questo preciso momento, la popolazione del Nagorno-Karabakh rimane sotto un assedio disumano a causa del blocco illegale del corridoio di Lachin, l’ancora di salvezza, l’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia. Creando condizioni di vita insopportabili, l’Azerbaijan mira a costringere la popolazione del Nagorno-Karabakh a lasciare le case e le terre ancestrali. La recente dichiarazione del Presidente dell’Azerbaijan che suggerisce la deportazione di quegli armeni che non vogliono diventare cittadini dell’Azerbaijan viene a dimostrare ancora una volta la loro intenzione di pulizia etnica.
Poiché la crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh sta peggiorando di giorno in giorno, si rende necessario l’intervento immediato della comunità internazionale per garantire un accesso umanitario senza ostacoli al Nagorno-Karabakh da parte degli organi competenti delle Nazioni Unite. Non possiamo rimanere a guardare mentre una popolazione lentamente muore di fame a causa di giochi politici e forse considerazioni geopolitiche. Urge un intervento deciso e una forte pressione sull’Azerbaijan e azioni concrete da parte della comunità internazionale. Bisognerebbe spiegare all’Azerbaijan che ci sono delle precise regole internazionali alle quali tutti devono attenersi.
Cordiali saluti,
Garen Nazarian
Ambasciatore d’Armenia presso la Santa Sede