Un periodo fecondo e non breve della vita di Giuseppe Dossetti ha come sfondo la Terra Santa. Anche da lì il monaco italiano, già giurista e politico di spicco, scruta la Storia, illuminato dalla Sacra Scrittura. In questa recente biografia, lo storico Luigi Giorgi ripercorre i passi di una personalità poliedrica.
Quando, nel 1972, alle soglie dei 60 anni – sacerdote da 13 – don Giuseppe Dossetti decise di trasferirsi a Gerico, nei Territori palestinesi, con una parte della comunità monastica che aveva fondato vent’anni prima, coronò un sogno. Fin dal suo primo pellegrinaggio in Terra Santa nel 1964 (poco dopo quello di papa Paolo VI), aveva avvertito il crescente richiamo alla costruzione di percorsi di dialogo fra monoteismi in una regione lacerata dai conflitti. «Dalla finestra che è proprio di fronte all’altare – aveva scritto da Gerusalemme in quei due mesi del 1964 – intravedo la finestra del Cenacolo. Si sentivano i canti degli ebrei, ma non disturbavano, anzi, accentuavano l’impressione di questo immenso disegno di Dio, che da millenni abbraccia tutta l’umanità in un grande abbraccio di Misericordia e di Amore». Poche settimane dopo, da Beirut, affermava come si sentisse interrogato anche «da questo mistero affascinante e tremendo che è l’islam, così vicino per tanti elementi al cristianesimo e insieme così chiuso ad esso». Il fondamentale contributo di pensiero e di azione di Giuseppe Dossetti (1913-1996) non solo alla nascita della Repubblica ma anche alla pace come «luogo teologico» fondamentale per la Chiesa attraversa l’intensa biografia Giuseppe Dossetti. La politica come missione dello storico Luigi Giorgi, coordinatore delle attività culturali dell’Istituto don Luigi Sturzo.
1946-1951: alla testa dei democristiani riformisti
Dossetti fu professore di diritto (s’era laureato in giurisprudenza a 21 anni), partigiano, membro del Comitato di Liberazione nazionale e dell’Assemblea Costituente, infine – dal 1952 – monaco. Giorgi ripercorre con una prosa agile e l’ausilio di lettere, scritti e articoli il ruolo cruciale svolto dal giurista reggiano nella produzione di una nuova cultura politica, tutta improntata all’antifascismo, per i cattolici italiani. Compito che, poco più che trentenne, Dossetti svolse anche guidando, dal 1946 al 1951, la corrente più riformista della Democrazia cristiana. La biografia viene rivisitata alla luce del contesto nazionale e internazionale (la Guerra Fredda) lungo almeno tre linee interpretative: la concezione della politica come «servizio per una missione verso i più deboli»; la capacità di lettura profetica della storia che accompagnerà il ministero sacerdotale di Dossetti; negli ultimi anni della sua vita, la difesa della Costituzione garantista, democratica e progressista – ispirata dal modello europeo dello Stato sociale – che aveva contribuito a redigere.
Il saggio ricorda come, dopo il clamoroso abbandono della politica attiva alla fine del 1951 (interrotto solo in occasione delle amministrative di Bologna nel 1956, per obbedienza all’arcivescovo Giacomo Lercaro), Dossetti si dedicò alla fondazione tra il 1952 e il 1955 del primo nucleo della sua fraternità monastica, la Piccola Famiglia dell’Annunziata, ispirata dalla spiritualità di Charles de Foucauld. Di tale «comunità di destini» il giurista fu responsabile per più di trent’anni dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel gennaio 1959. La partecipazione al concilio Vaticano II come assistente del cardinal Lercaro e i viaggi in Thailandia e India del 1968 (durante i quali incontrò Madre Teresa di Calcutta) avevano reso ancora più profonda la sua riflessione sul senso del dialogo interreligioso, sulle radici profonde del cristianesimo e sul ruolo della Chiesa nel promuovere la pace. Erano gli anni della guerra in Vietnam e del peggioramento del conflitto arabo-israeliano con gli effetti della Guerra dei Sei giorni e dell’offensiva giordana del “settembre nero” 1970, durante la quale re Hussein aveva scacciato gli uomini dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) dal regno hashemita.
Monaco in Terra Santa
Il 4 aprile 1973 (otto mesi dopo la strage di 11 atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco e sei mesi prima della guerra araba israeliana dello Yom Kippur), così Dossetti scriveva alla sua comunità da Gerico, dove si era trasferito l’anno prima con altri fratelli: «La Famiglia non ha sbagliato a muoversi verso questa Terra, se mai […] ha sbagliato a tardare, e comunque adesso di certo doveva e deve essere presente qui, o almeno passare di qui, attraverso un suo inserimento in questa Terra della Rivelazione e della Risurrezione e della Pentecoste, per poter proseguire, camminare avanti in qualunque direzione il Signore lo voglia».
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Un decennio più tardi i fratelli si trasferirono da Gerico a Gerusalemme (dal 1989 sono ad Ain Arik, in Cisgiordania – ndr) e aprirono un monastero a Ma’in in Giordania. Fu in quegli anni, sempre contraddistinti dalla presenza orante «regolare, notturna e silenziosa» al Santo Sepolcro, che Dossetti ruppe il silenzio che si era imposto dal primo giorno verso le autorità politiche della terra che lo ospitava «di fronte alle circostanze estreme in cui il silenzio non è più consentito». «Debbo dire che tutto in me si ribella al massacro di Beirut e debbo dichiarare con forza “Non è lecito in assoluto e per nessun motivo”» scrisse al premier israeliano dell’epoca, Menachem Begin, dopo l’eccidio nel campo profughi palestinesi di Sabra e Chatila, perpetrato nel settembre 1982 dalle Falangi cristiane con la complicità dell’esercito israeliano.
La profondità delle sue riflessioni sull’impegno dei cristiani di fronte alla guerra e al male nella storia emerse ancora una volta in occasione della Guerra del Golfo, nel 1991, che vide l’Italia aderire all’iniziativa dell’Onu contro l’invasione del Kuwait di Saddam Hussein su input degli Stati Uniti. «Gli italiani coscienti non solo non possono approvare una simile impresa, ma se ne debbono dissociare» scrisse Dossetti, paventando tra l’altro i rischi che la Chiesa scomparisse da quei Paesi o fosse relegata a una presenza catacombale…
Luigi Giorgi
Giuseppe Dossetti
La politica come missione
Carocci, 2023
pp. 272 – 27,00 euro