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Corruzione, il Medio Oriente è messo male

Fulvio Scaglione
2 febbraio 2023
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Lo dice il rapporto di Transparency International sulla corruzione nel mondo nel 2022: il Medio Oriente non brilla. Peggiora la situazione in Oman, migliora in Israele. La guerra non aiuta Siria e Yemen a far meglio.


Transparency International ha pubblicato il 31 gennaio 2023 il nuovo rapporto sulla corruzione nel mondo nel 2022. Com’era purtroppo immaginabile, almeno per i Paesi di cui più spesso si occupa Babylon è buio pesto. L’indice di Transparency, applicato a ben 280 Paesi, va da 0 (massima corruzione) a 100 (nessuna corruzione). Per dare un’idea più concreta, la Danimarca (giudicato il Paese meno corrotto al mondo) arriva a 90 ed è in miglioramento. Seconda, terza e quarta sono rispettivamente Finlandia, Nuova Zelanda e Norvegia che sono però in lieve peggioramento (comunque tra 84 e 87). L’Italia è al 41° posto, insieme con Georgia, Slovenia e Repubblica Ceca, con un 56 su 100 stabile rispetto alla rilevazione precedente.

Dato qualche punto di riferimento, scopriamo che il Medio Oriente, nel suo complesso, ottiene un punteggio molto scarso: 38, corrispondente a un alto indice di corruzione. Nessun sostanziale miglioramento negli ultimi dieci anni. E di fatto, rispetto al 2021, tutti i Paesi che lo compongono sono più o meno peggiorati, compresa la Turchia (che pure viene qui catalogata alla voce Asia Centrale) piazzata al 101° posto sui 180 Paesi esaminati. Il peggior salto in basso l’ha fatto l’Oman, il maggiore miglioramento è quello di Israele, risalito fino al 31° posto nel mondo, preceduto però dagli Emirati Arabi Uniti che sono al 27°.

Risultati disastrosi per la Siria (178° posto su 180) e lo Yemen (176°), e via via, a seguire, anche per Libia, Iraq, Libano, Iran, Egitto, Algeria, Marocco. È una tradizione consolidata, come i dati dell’ultimo decennio dimostrano. Ma almeno una parziale scusante va concessa: la guerra. Morti, distruzioni e collassi economici, uniti alla brutale necessità di sopravvivere, non sono l’ideale per indurre gli animi alla correttezza e all’onestà. Lo dimostra il caso di un Paese lontano da queste latitudini, l’Ucraina. Mentre Transparency International la accredita di qualche miglioramento, le notizie in arrivo da Kiev parlano di epurazioni continue, persino nel governo, a causa della corruzione. Una ragione in più per preferire la pace.

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