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L’altura sacra contesa

Terrasanta.net
19 gennaio 2023
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L’altura sacra contesa

Molti musulmani pensano che gli ebrei dovrebbero cercare altrove il loro Monte del Tempio e non identificarlo con la Spianata delle Moschee che sovrasta il Muro occidentale, luogo di struggimento e preghiera per tanti. Un libro per fare il punto.


Anche le cronache di queste prime settimane del 2023 ci rammentano quanto sia scottante e sensibile l’area sacra della Spianata delle Moschee/Monte del Tempio, a Gerusalemme, nel quadro delle relazioni, tese, tra israeliani e palestinesi (ma anche tra ebrei e musulmani, più in generale).

Molti musulmani pensano che gli ebrei dovrebbero cercare altrove il loro Monte del Tempio e non identificarlo con la Spianata delle Moschee che sovrasta il Muro occidentale, luogo di struggimento e preghiera per tanti. Un’opinione pubblica islamica ben più consistente della minoranza di ebrei che demolirebbe volentieri i luoghi di culto musulmani sull’altura per ricostruirvi il grande santuario giudaico, demolito dalle truppe romane nel 70 d.C.

Per cominciare, i due autori di questo libro – ebrei israeliani che da lungo tempo studiano le relazioni tra ebraismo e islam – si rammaricano del fatto che le posizioni arabe “negazioniste” si siano riverberate, in anni recenti, in dichiarazioni e documenti votati all’Unesco, l’agenzia dell’Onu per la cultura, su iniziativa di alcuni Stati arabi suoi membri.

Reiter e Dimant entrano poi nel vivo della questione esaminandola in tre capitoli che analizzano rispettivamente:
• le fonti islamiche antiche;
• le fonti islamiche contemporanee che negano il legame ebraico con il Monte del Tempio/Spianata delle Moschee;
• le fonti arabo-islamiche contemporanee che invece ammettono – sminuendola alquanto – l’esistenza di tale legame.

In un passaggio del libro, a pagina 32, leggiamo: «Le molte ed eterogenee fonti qui presentate contribuiscono a chiarire che la connessione ebraica con il Monte del Tempio fu ampiamente accettata nel mondo musulmano per l’intero perdurare del dominio islamico su Gerusalemme, sino all’età contemporanea o, più precisamente, sino al 1967, quando il Monte del Tempio e Gerusalemme Est passarono sotto il governo israeliano». Già nel Nono secolo – raccontano gli autori – lo storico Muhammad ibn Garir al-Tabari, autore di un’importante opera di esegesi coranica, citava fonti che menzionano un tempio ebraico preesistente alla celebre e aurea Cupola della Roccia (edificata tra il 687 e il 691, prima della vicina moschea di al-Aqsa).

Dal 1929, quando le autorità religiose musulmane di Gerusalemme cominciano a sentire l’esigenza di contrastare le rivendicazioni ebraiche sul Muro occidentale (Kotel), la musica cambia. E cambia ancor più con la sconfitta giordana nella Guerra dei sei giorni e la conseguente perdita del controllo su Gerusalemme Est. Siamo nel 1967 e ad Amman si cominciano ad organizzare convegni, e successive pubblicazioni, nei quali i relatori mettono in dubbio la possibilità stessa che in epoche antiche proprio sull’elevato colle gerosolimitano sia mai sorto un edificio (monumentale) come il Tempio ebraico.

Taluni argomentano in tal senso facendo leva anche sulle «dispute interne all’ebraismo circa l’esatta ubicazione del Tempio». Dal loro punto di vista, il Tempio è solo un mito utilizzato dal sionismo per alimentare la propria causa e reclutare adepti. Mito contraddetto, secondo i polemisti, da quei contenuti della tradizione musulmana che attribuiscono al patriarca Abramo la fondazione di due luoghi di culto fondamentali per l’islam: la Kaaba alla Mecca e la moschea Al-Aqsa a Gerusalemme. Come potrebbe trovarsi il Tempio ebraico sotto quella moschea, la cui edificazione sarebbe ben più antica?

Altri autori negano del tutto la presenza degli israeliti in Palestina (tanto che non avrebbero lasciato tracce di rilievo sotto un profilo monumentale e architettonico, come hanno fatto, invece, altre civiltà). Polemisti “meno radicali” si limitano a negare ogni legame tra gli ebrei dei nostri giorni e gli israeliti dei racconti biblici.

L’ultima parte del libro considera le voci arabe contemporanee che invece ridimensionano alquanto, pur non negandola in assoluto, la presenza del Tempio ebraico a Gerusalemme e l’impatto degli israeliti nella regione. Una terra che – secondo questo approccio – è sempre stata “araba” (e tornerà ad esserlo pienamente) e dove la presenza ebraica è stata un fenomeno temporaneo e irrilevante. (g.s.)


Yitzhak Reiter – Dvir Dimant
Il Monte del Tempio
Ebraismo, Islām e la Roccia contesa
Guerini e Associati, 2022
pp. 208 – 18,50 euro

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