Ogni anno l’Ufficio centrale di statistica israeliano approfitta del periodo natalizio per pubblicare un piccolo profilo demografico della popolazione cristiana che vive in Israele. I dati rilasciati a fine 2022, ma riferiti all’anno precedente, parlano di 185 mila persone, pari all’1,9 per cento della popolazione israeliana. Se facciamo un salto indietro di un secolo, al 1922, vediamo che i cristiani costituivano l’11 per cento della popolazione di tutta la Palestina storica, ma erano 70.429.
La presenza cristiana è multiforme. Mentre la maggioranza è costituita da arabi del posto (75,8 per cento), gli altri sono per lo più cristiani stabilitisi in Israele grazie alla Legge del ritorno (avere anche solo un nonno ebreo permette di rivendicare la cittadinanza israeliana). Molti di questi cristiani sono arrivati durante l’ondata di immigrazione ebraica (aliya) seguita al crollo dell’Unione Sovietica negli anni Novanta.
Tra gennaio e dicembre del 2021 la popolazione cristiana è aumentata del 2 per cento, confermando una linea di tendenza che si osserva dagli anni Cinquanta. Sembrerebbe una buona notizia che, a prima vista, contrasta con il discorso allarmista sull’indebolimento della presenza cristiana in Terra Santa. La realtà è, però, più complessa. La popolazione araba cristiana è aumentata solo dello 0,8 per cento nel 2021, mentre la componente cristiana non araba è cresciuta del 5,9 per cento, alimentata dalla migrazione internazionale, in particolare russa e ucraina (anche prima della guerra in atto). È questo arrivo di cristiani occidentali uno dei fattori principali della crescita della popolazione cristiana negli ultimi dieci anni.
Perciò è vero che la quota di cristiani arabi ha continuato a diminuire: mentre rappresentavano l’80,5 per cento dei cristiani israeliani nel 2010, sono scesi al 75,8 per cento nel 2021.
Le famiglie arabo-cristiane sono piccole, in media tre persone, e il tasso di fecondità è basso: mediamente le donne 1,68 figli (rispetto ai 3 delle donne ebree israeliane). Si sposano anche tardi: a 30,6 anni gli uomini e 26,8 anni le donne.
Nel 2021 gli arabi cristiani vivevano soprattutto a Nazaret, dove sono poco più di 21mila, a Haifa (16.700), Gerusalemme (12.900) e Shefar’am (10.500).
Un’ultima annotazione. I dati statistici israeliani non considerano i lavoratori stranieri cristiani (in gran parte asiatici) che affollano le chiese, ma vivono in Israele solo temporaneamente, per alcuni anni. Anche ai loro figli che nascono qui non è assicurato un diritto di cittadinanza o residenza permanente.
(Testo redatto in collaborazione con la redazione di lingua francese)
Ti ringraziamo per aver letto fin qui…
Se vuoi, puoi sostenere concretamente
il servizio che offriamo con Terrasanta.net
Un aiuto, anche piccolo, per noi è prezioso.
Dona ora