La guerra russo-ucraina consente a diversi Paesi mediorientali di riposizionarsi sullo scenario internazionale. Tra i più attrezzati e agili ci sono certamente gli Emirati Arabi Uniti che si destreggiano abilmente.
La guerra tra Russia e Ucraina, con il profondo rimescolamento dei rapporti e delle alleanze che porta con sé, offre ai Paesi del Medio Oriente occasioni di protagonismo nuovo. Soprattutto quelli politicamente ed economicamente più attrezzati, ovviamente. Un caso da manuale è quello degli Emirati Arabi Uniti, che con grande abilità riescono a tenersi perfettamente in equilibrio tra i due contendenti (e relativi alleati) e a promuovere i propri interessi sia presso l’uno sia presso l’altro.
Con la Russia gli Emirati intrattengono relazioni strettissime sul fronte energetico, all’interno di quell’Opec+ che sta dando filo da torcere agli Stati Uniti e all’intero Occidente. Non a caso Vladimir Putin è stato in visita ufficiale di Stato ad Abu Dhabi nel 2019 e nell’ottobre scorso ha ricevuto a sua volta lo sceicco Mohamed bin Zayed al-Nahyan, presidente degli Emirati. Lo Stato del Golfo Persico, però, non si accontenta. E ha intrapreso con l’Ucraina il percorso per arrivare a siglare un trattato di libero scambio. C’è già il nome: Accordo complessivo di partenariato economico (Comprehensive Economic Partnership Agreement – Cepa) per dare maggiore scioltezza agli scambi commerciali.
L’interesse degli Emirati nell’Ucraina ha un nome ben preciso: prodotti agricoli. Mentre l’interesse dell’Ucraina negli Emirati è: rotte commerciali. L’Ucraina, come si sa, è uno dei maggiori esportatori di grano per la produzione di pane al mondo (7° posto) e uno dei maggiori esportatori di mais per l’alimentazione animale (5° posto). È un serbatoio di risorse agricole importantissime per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, ma purtroppo le rotte commerciali attraverso il Mar Nero sono oggi esposte ai venti della guerra, tanto che per mesi sono state addirittura bloccate. Stringere un’alleanza con gli Emirati vorrebbe dire, per Kiev, garantirsi uno sbocco sicuro e, soprattutto, la possibilità di usare Abu Dhabi come uno snodo per girare anche ad altri Paesi le proprie esportazioni. Per gli Emirati, invece, vorrebbe dire garantirsi la sicurezza alimentare e aprire una finestra di influenza su un vasto numero di altri Paesi, in particolare quelli dell’Africa del Nord che sono stati colpiti da una gravissima siccità e che hanno un bisogno disperato di rifornimenti sicuri e a prezzi sostenibili.