L’antisemitismo in Russia e in Bielorussia è in aumento. Si preannuncia, nei prossimi mesi una nuova, massiccia diaspora verso Israele. Queste, in sintesi, le dichiarazioni rilasciate alla versione online del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth dal presidente della Conferenza dei rabbini europei (Cer) Pinchas Goldschmidt.
«La guerra ha creato una nuova situazione di crescente antisemitismo in Russia», ha spiegato Goldschmidt, che è stato rabbino capo di Mosca fino a quando non si è espresso contro la guerra. Una posizione che gli è costata la rinuncia all’incarico. «La situazione economica si sta deteriorando, c’è una grande paura di essere chiamati alle armi e una crescente riduzione dei diritti. Oggi in Russia, chiunque dica una parola contro il governo può trovarsi in prigione».
Il quadro che descrive Goldschmidt è quanto mai fosco: più di un quarto degli ebrei russi ha lasciato o ha intenzione di lasciare presto il Paese; molti sono stati imprigionati per essersi espressi contro la guerra.
Il governo di Mosca, che recentemente si è mosso per vietare le attività dell’Agenzia Ebraica nel Paese legate alla possibilità di fare aliyah in Israele (cioè di avvalersi della Legge del ritorno prevista per gli ebrei in diaspora), ha smesso anche di rilasciare e/o rinnovare i visti di lavoro agli insegnanti ebrei provenienti da Israele.
Come ai tempi dell’Urss
«È come se si fosse tornati al tempo dell’Unione Sovietica – rimarca Goldschmidt –. Il centro di Mosca, che di solito brulica di vita, ora è vuoto. Si respira un clima pesante e oppressivo».
Anche nella vicina Bielorussia, stretto alleato della Russia, la situazione della comunità ebraica sta rapidamente peggiorando. «Migliaia di persone sono state arrestate per aver parlato contro la guerra, tra di esse molti ebrei, anche se non ci sono soldati bielorussi impegnati nel conflitto».
Lo spauracchio è ora rappresentato dall’inverno. Goldschmidt afferma che l’arrivo del freddo in Ucraina, dove nelle scorse settimane sono state pesantemente danneggiate le infrastrutture e gli impianti che producono energia, alimenterà un’altra ondata di rifugiati ucraini in Israele e in molti Paesi dell’Occidente.
«Una nuova fuga sarà questa volta causata dal gelo, più che dalle bombe. Il fondo di aiuti della Conferenza dei rabbini europei sta inviando molti generatori elettrici in Ucraina. Le comunità ebraiche nelle grandi città cercano di rimanere unite. Ma nelle città più piccole, molte comunità si sono disgregate».