Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Pavimento del Santo Sepolcro, è l’ora delle scelte

Marie-Armelle Beaulieu
3 settembre 2022
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Pavimento del Santo Sepolcro, è l’ora delle scelte
Gli ecclesiastici responsabili della basilica del Santo Sepolcro in ascolto dell'architetto Osama Hamdan il 30 agosto 2022 a Gerusalemme. (foto m.a.b./CTS)

I responsabili delle Chiese che sovrintendono il restauro della pavimentazione della basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, si sono incontrati sul posto il 30 agosto scorso per decidere il tipo di pietre che rimpiazzeranno quelle mancanti o troppo danneggiate.


I pellegrini presenti al Santo Sepolcro nel tardo pomeriggio di martedì 30 agosto 2022 sono stati sorpresi dalla presenza quasi in incognito – visto il rituale ingresso in pompa magna che abitualmente li accompagna nelle feste religiose – dei capi delle Chiese che sono principali custodi della tomba di Gesù.

Ognuno è arrivato per conto proprio all’ora stabilita: il patriarca greco-ortodosso, Theophilos III, preceduto dai kawas e seguito da monaci e consiglieri; il custode di Terra Santa, fra Francesco Patton; e il gran sagrestano armeno, Sevan Gharibian, in rappresentanza del patriarca armeno di Gerusalemme.

Sul posto, nell’area che circonda l’Edicola del Santo Sepolcro, i capi delle Chiese sono stati preceduti da fra Dobromir Jasztal, coordinatore dei lavori in basilica per la Custodia di Terra Santa, e da Osama Hamdan, architetto incaricato. Quest’ultimo ha esposto l’ordine del giorno, preparato dalla squadra della Venaria Reale (di Torino), incaricata del restauro della pavimentazione dell’Anastasis.

Vengono esaminate le diverse caratteristiche delle lastre di pietra che dovranno sostituire quelle troppo danneggiate da secoli di usura. (foto m.a.b./CTS)

Al centro di questa riunione sul campo vi era la necessità di scegliere il tipo di pietra pavimentale che dovrà rimpiazzare le lastre mancanti o troppo danneggiate. I religiosi hanno ascoltato con attenzione tutte le informazioni che sono state loro offerte. Nel restaurare l’edificio più importante della cristianità sono molti i criteri e le variabili da considerare.
Come sempre in questi casi, è importante rispettare gli elementi del passato che hanno un futuro: tutte le lastre che possono essere pulite e che sono ritenute sufficientemente resistenti saranno posate nel punto esatto da cui sono state prelevate. Dove ciò non sia possibile, si opterà per la sostituzione delle pietre con l’intento di colmare le lacune esistenti o i manufatti troppo danneggiati. Dal momento che i lavori sono iniziati nella parte a nord dell’edicola, l’attenzione si è concentrata su quest’area.

I criteri per scegliere

Nelle scelte da operare si tiene conto di aspetti come il colore e la tipologia di roccia, così da replicare il più fedelmente possibile l’aspetto delle vecchie pietre. Inoltre, le lastre devono essere abbastanza robuste da resistere alla pressione esercitata dal passaggio delle folle di pellegrini che, ogni giorno, calpestano l’area circostante la tomba. Devono poi reggere da resistere ai colpi dei kawas (le “guardie d’onore” che aprono i cortei), che con i loro bastoni scandiscono il ritmo delle processioni solenni. La pietra deve anche sopportare le macchie di cera, olio o di qualsiasi tipo di rifiuto che sporca il pavimento dopo il passaggio dei turisti. Deve inoltre essere resistente ai detergenti che verranno utilizzati in futuro (basti pensare al trattamento di pulizia con la benzina a cui è stata sottoposta fino ad oggi l’area circostante l’edicola che racchiude la tomba vuota di Gesù).

Occorrerà anche testare la durevolezza dei colori. Sappiamo che le pietre variano di colore – e talvolta di densità – quando entrano in contatto con l’aria una volta estratte dalle cave. Basti considerare che il colore dell’edicola del Santo Sepolcro, restaurata e pulita nel 2016, non è già più lo stesso di quando i lavori sono stati completati nel marzo 2017. Il patriarca Theophilos III ha osservato che bisogna fare attenzione «a non lasciare che i pellegrini si facciano prendere la mano, perché è noto che [taluni] non esitano a usare utensili per estrarre e portarsi via qualche reliquia dalla basilica»…

Le nuove lastre dovranno essere cromaticamente compatibili ma anche durevoli e resistenti. (foto m.a.b./CTS)

Per poter meglio maturare una decisione, i responsabili delle Chiese hanno avuto a disposizione alcuni campioni di pietre che rispondevano alla maggior parte dei criteri individuati. Le dottoresse Sara Della Felice e Sara Gambella del gruppo di tecnici ed esperti italiani che fanno capo all’Università La Sapienza, di Roma, e al Centro di conservazione e restauro La Venaria Reale, di Torino, hanno allestito tre aree di due metri quadrati ciascuna, accostando le pietre originali pronte per il riutilizzo con le nuove lastre proposte. L’architetto Osama Hamdan ha illustrato i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna tipologia di pietra e ha accolto le numerose domande dei presenti. Questi ultimi, tutti profondi conoscitori degli usi della basilica e della sua architettura, hanno sottolineato che le pietre selezionate potrebbero variare tra la rotonda intorno all’edicola, dove si auspica una maggiore armonia estetica, e il deambulatorio, dove la tipologia delle pietre è diversa, più scura e con toni giallo ocra.

Naturalmente si tiene conto anche della conformità del suolo ad accogliere questa nuova pavimentazione e della sicurezza dei livelli stratigrafici inferiori. Lo stesso vale per la natura delle fughe tra le lastre, che saranno iniettate di materiale a pressione per far sì che penetri il più possibile per tutto il loro spessore, garantendo così una migliore coesione tra lastra e l’altra e una migliore resistenza alla pressione sia verticale che orizzontale. Mentre le pietre attuali hanno uno spessore compreso tra i 4 e gli 8 centimetri, quelle nuove dovrebbero essere spesse 12 centimetri.

All’insegna della sostenibilità

L’attenzione prestata al processo decisionale riflette il desiderio delle Chiese di realizzare un restauro del patrimonio loro affidato sostenibile e di qualità. A tempo debito, i ricercatori della Sapienza e della Veneria Reale saranno in grado di fornire molte informazioni sulla storia della pavimentazione della basilica, sulla provenienza delle pietre e sulla data di posa. Ma questi elementi, che completeranno i dati storici sulla storia dell’edificio, sono ancora in fase di studio.

Dietro le palizzate del cantiere, nell’area degli Archi della Vergine, il confronto si è svolto in un’atmosfera cordiale. Persino con qualche accento comico, come quando un religioso ha prospettato l’eventualità di rivestire di plastica la punta dei bastoni dei kawas, dato che le traccia dei loro colpi sono ben visibile su alcune pietre scheggiate. L’osservazione ha fatto quasi inorridire alcune persone per le quali sarebbe meglio non avere più kawas, piuttosto che averli ma dotarli di «bastoni silenziosi». In uno spirito di concordia, si è deciso di chiedere ai kawas di attenuare il proprio ardore nel colpire il pavimento della basilica.

A questo proposito, i responsabili della basilica hanno deciso una serie di combinazioni in base alle diverse aree dell’edificio sacro. Nella zona immediatamente circostante la Tomba vuota di Gesù le lastre avranno prevalentemente toni sul rosa. Al termine dei lavori, il pavimento restaurato sarà senza dubbio più bello e meno accidentato, ma per qualche mese almeno risulterà sorprendente per chi è abituato all’attuale pavimentazione, irregolare, scura e quasi disordinata.

Articoli correlati
Spiritualità della bellezza
Anna Peiretti

Spiritualità della bellezza

Viaggio nella divina arte delle icone
Risvegliare la speranza e aprire al futuro
Mara Borsi, Giordana Cavicchi

Risvegliare la speranza e aprire al futuro

Elementi di pedagogia e didattica della religione cattolica
Il Cantico delle creature
Francesco D'Assisi

Il Cantico delle creature