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MBS, il principe bulldozer

Elisa Pinna
16 settembre 2022
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A Gedda, importante città portuale dell'Arabia Saudita, le ruspe stanno abbattendo interi quartieri e non più solo periferici o degradati. Molti si chiedono quali siano le reali intenzioni del principe Mohammed Bin Salman, che sta modellando il nuovo volto del Paese.


Vision 2030, il faraonico progetto del principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman (MBS) di trasformare il regno in un Paese delle meraviglie e della modernità, ha preso una brutta piega per la storica città portuale di Gedda. Un’armata di ruspe sta radendo al suolo vaste aree urbane. Scompaiono sotto i bulldozer interi quartieri, moschee, scuole. La popolazione più fragile – specialmente i molti migranti addensati nella città, ma non solo loro – è costretta ad accamparsi nel deserto, in improvvisate tendopoli. Chi può permetterselo, si trasferisce a Riyadh, la capitale; altri lasciano il Paese.

In realtà, pochi conoscono quale sia il reale piano urbanistico nella mente del giovane erede al trono. Già nel 2009, le autorità saudite annunciarono un progetto di rinnovamento per 45 miliardi di dollari, che non si è mai però concretizzato. Anzi, l’erigendo grattacielo più alto del mondo, tanto pubblicizzato come simbolo della nuova Arabia Saudita, non è mai stato completato e rimane come un ingombrante scheletro abbandonato a metà della sua costruzione. Stavolta, a fine agosto l’agenzia di stampa ufficiale saudita ha presentato, senza molti dettagli, un nuovo piano operativo da 20 miliardi di dollari, finanziato dal Fondo di investimento pubblico, che prevede il rifacimento e la messa in sicurezza del porto e della marina di Gedda, oltre a lavori infrastrutturali e all’abbattimento di centinaia di vecchi edifici.

All’inizio gli abitanti più benestanti di Gedda hanno accolto con favore l’arrivo delle ruspe, che hanno cominciato a demolire i sobborghi a sud della città. Si tratta per lo più di baraccopoli abitate dai lavoratori stranieri e anche da pellegrini arrivati per l’hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, e rimasti poi clandestinamente nella città portuale, spesso arruolati nel traffico di droga, nella criminalità organizzata, nei giri della prostituzione. La soddisfazione per il repulisti si è però convertita presto in sbigottimento e costernazione, secondo quanto riferisce il settimanale britannico The Economist. I bulldozer non si sono fermati alla parte miserabile dei sobborghi e hanno proseguito la loro marcia verso i quartieri-bene settentrionali, distruggendo antiche case, ville e moschee, ed e avvicinandosi pericolosamente al centro storico di Gedda, tutelato dall’Unesco. Tutto ciò senza nessun preavviso, né tanto meno compensazioni o programmi di ricollocazione per chi perde improvvisamente il tetto. Unico avvertimento – riferisce ancora The Economist – è la scritta rossa che compare sui muri mentre la demolizione è già in atto: Ikhla, evacuate.

Se guardiamo al passato, tra la tribù regnante dei Saud e la città portuale sul mar Rosso i rapporti non sono stati mai idilliaci. Gedda è stata storicamente la capitale del Regno dell’Hijaz, in lotta, fino ai primi decenni del secolo scorso, contro quello dei Saud per la supremazia sulla penisola arabica. Tuttora la città non sembra essersi completamente piegata al wahabismo e alle regole della Casa regnante. Tanto che, anche di recente, Mohammed Bin Salman ha ordinato l’arresto di imprenditori e notabili locali. In generale, più che su Gedda, il porto sul mar Rosso tradizionale via d’accesso dall’esterno per la vicina Mecca, le attenzioni del principe sembrerebbero ora orientate sulla nuova avveniristica metropoli per 9 milioni di persone che sarà costruita più a nord sul Mar Rosso: Line, una linea di grattacieli senza interruzione lunga 170 chilometri, larga 200 metri e alta fino a 500, nella quale ci si potrà spostare rapidamente e senza inquinare grazie a treni superveloci.

In questo scenario, quale sarà invece il futuro di Gedda? I piani per la nuova megalopoli e per il conseguente riassetto territoriale del Paese sono tuttora troppo vaghi per azzardare previsioni. Funzionari di regime paragonano MBS a Napoleone III e parlano di una trasformazione della città di Gedda simile a quella avvenuta a Parigi durante il Secondo Impero, con la costruzione di enormi viali sulle macerie dei vecchi quartieri dai vicoli stretti.

Al momento le ruspe distruggono e nessuno osa protestare. Tra i diversi appellativi con cui è chiamato il principe ereditario dai suoi sudditi vi è quello di bulldozer. A Gedda, di questi tempi, mai soprannome poteva essere più calzante.

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