Presenze irrinunciabili alle processioni cristiane, i kawas non fanno solo parte del folklore di Gerusalemme. Nascono all’interno dell’Impero ottomano come guardie della Sublime Porta di Istanbul. Bordone in mano, sciabola al fianco e tarbouche in testa (la tradizionale feluca), i kawas, tra il XVII e il XX secolo vengono impiegati come guardie del corpo incaricate della protezione di consoli, ambasciatori e altri diplomatici europei di passaggio in Palestina, ma anche in Egitto, Siria o Libano.
Quando l’Impero ottomano cade, continuano a servire le tre principali Chiese di Gerusalemme (greco-ortodossa, latina e armena). Anche l’ortografia del loro nome è dibattuta: kawas, cavas, kavas… In arabo, il termine kawas significa «arciere», anche se l’arco non fa più parte del loro equipaggiamento. Oggi il corpo di questa sorta di «guardie svizzere» conta una dozzina di elementi, che accompagna con il ritmo cadenzato del bastone l’ingresso delle principali celebrazioni cristiane.