Il Papa ai leader religiosi: «C’è un legame sano tra politica e trascendenza»
(g.s.) – A Nur Sultan, capitale del Kazachstan, il 15 settembre papa Francesco ha preso parte anche alla fase conclusiva del Settimo congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, poco prima di imbarcarsi sul volo che, nel pomeriggio, lo ha riportato a Roma e in Vaticano.
Nel discorso che ha pronunciato al grande tavolo rotondo attorno a cui erano seduti credenti di varie religioni e d’ogni angolo del pianeta, il Papa ha richiamato «la Giornata di Preghiera per la pace nel mondo convocata nel 2002 da Giovanni Paolo II ad Assisi, per riaffermare il contributo positivo delle tradizioni religiose al dialogo e alla concordia tra i popoli». L’appuntamento kazako si ispira proprio a quell’evento, convocato pochi mesi dopo l’11 settembre 2001, quando «era necessario reagire, e reagire insieme, al clima incendiario a cui la violenza terroristica voleva incitare e che rischiava di fare della religione un fattore di conflitto». Poiché «il terrorismo di matrice pseudo-religiosa, l’estremismo, il radicalismo, il nazionalismo ammantato di sacralità» non sono venuti meno, ha osservato Francesco, occasioni come quella dei giorni scorsi restano provvidenziali e necessarie. Così è opportuno, ha sottolineato il Papa, che la Dichiarazione finale del Congresso di Nur Sultan affermi che «l’estremismo, il radicalismo, il terrorismo e ogni altro incentivo all’odio, all’ostilità, alla violenza e alla guerra, qualsiasi motivazione od obiettivo si pongano, non hanno nulla a che fare con l’autentico spirito religioso e devono essere respinti nei termini più decisi possibili (cfr n. 5): condannati, senza “se” e senza “ma”».
Sviluppando questo tema Bergoglio ha messo l’accento su un aspetto: «C’è un legame sano tra politica e trascendenza, una sana coesistenza che tenga distinti gli ambiti. Distinzione, non confusione né separazione. “No” alla confusione, per il bene dell’essere umano, che ha bisogno, come l’aquila, di un cielo libero per volare, di uno spazio libero e aperto all’infinito che non sia limitato dal potere terreno. Una trascendenza che, d’altro canto, non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in potere, altrimenti il cielo precipiterebbe sulla terra, l’oltre divino verrebbe imprigionato nell’oggi terreno, l’amore per il prossimo in scelte di parte. “No” alla confusione, dunque. Ma “no” anche alla separazione tra politica e trascendenza, in quanto le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato. Perciò, sia sempre e ovunque tutelato chi desidera esprimere in modo legittimo il proprio credo».
Il Papa si è richiamato al magistero di san Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica Redemptor hominis per affermare che l’uomo non è solo «la via della Chiesa» ma anche di tutte le religioni: «Sì, l’essere umano concreto, indebolito dalla pandemia, prostrato dalla guerra, ferito dall’indifferenza! L’uomo, creatura fragile e meravigliosa, che “senza il Creatore svanisce” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 36) e senza gli altri non sussiste! Si guardi al bene dell’essere umano più che agli obiettivi strategici ed economici, agli interessi nazionali, energetici e militari, prima di prendere decisioni importanti. Per compiere scelte che siano davvero grandi si guardi ai bambini, ai giovani e al loro futuro, agli anziani e alla loro saggezza, alla gente comune e ai suoi bisogni reali».
Infine Francesco ha richiamato tre parole della Dichiarazione finale del Congresso: pace, donna, giovani.
Della pace ha detto che «scaturisce dalla fraternità, cresce attraverso la lotta all’ingiustizia e alle disuguaglianze, si costruisce tendendo la mano agli altri. Noi, che crediamo nel Creatore di tutti, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica. La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare».
Della donna il Papa constata che poiché «dà cura e vita al mondo, è via verso la pace. Abbiamo perciò sostenuto la necessità di proteggerne la dignità, e di migliorarne lo status sociale in quanto membro di pari diritto della famiglia e della società (cfr n. 23)».
Circa i giovani il Papa osserva che «sono i messaggeri di pace e di unità di oggi e di domani. Sono loro che, più di altri, invocano la pace e il rispetto per la casa comune del creato. (…) Diamo in mano ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! E ascoltiamoli, senza paura di lasciarci interrogare da loro. Soprattutto, costruiamo un mondo pensando a loro!».
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