Non è andata giù a tutti la “prima volta” di lunedì 22 agosto. Una quarantina di cittadini palestinesi provenienti dalla Cisgiordania han potuto imbarcarsi, insieme con passeggeri israeliani, su un volo diretto a Larnaca (Cipro) dall’aeroporto internazionale Ramon, ad Eilat, inaugurato nel gennaio 2019.
Il volo si è svolto nell’ambito di un progetto pilota del ministero della Difesa israeliano in collaborazione con le autorità aeroportuali, approvato il 2 agosto scorso, due settimane dopo la visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden…
Il progetto consente a palestinesi della Cisgiordania che viaggino in gruppo di utilizzare le strutture aeroportuali israeliane per alcuni voli internazionali. L’agevolazione esclude al momento i viaggiatori individuali.
I gazesi restano tagliati fuori
Per salire a bordo del volo per Cipro, i passeggeri palestinesi hanno dovuto superare un controllo di sicurezza prima di lasciare la Cisgiordania occupata in autobus alla volta di Eilat. Giunti in aeroporto, sono stati sottoposti ai consueti controlli previsti per tutti i passeggeri prima dell’imbarco.
Il tutto sotto lo sguardo attento del Cogat, l’organismo militare israeliano che supervisiona le attività civili nei territori palestinesi, che si è coordinato con lo Shin Bet (il servizio per la sicurezza interna) e la polizia israeliana. Almeno per il momento, i palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza non possono usufruire dei voli da Ramon.
Abitualmente i palestinesi della Cisgiordania che intendano recarsi all’estero sono costretti a viaggiare via terra – attraverso il varco di confine presso il ponte di Allenby – fino all’aeroporto di Amman, nella vicina Giordania. Ma a questo valico di frontiera, solitamente affollato, si accumulano spesso pesanti ritardi. Unica ma difficile alternativa, fino ad oggi, era ottenere un permesso speciale di ingresso in Israele, per potersi imbarcare all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
Ramallah dissuade
L’apertura dell’aeroporto Ramon ai passeggeri palestinesi ha sollevato molte critiche. Da un lato, i voli da Ramon non facilitano gli spostamenti dei palestinesi che vivono nei territori occupati, poiché devono percorrere molti chilometri prima di raggiungere Eilat, all’estremo sud di Israele.
Dall’altro – annota l’emittente araba Al-Jazeera – «mentre Israele ha cercato di presentare la decisione come uno sforzo per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi, i critici osservano che le misure non affrontano le umiliazioni quotidiane imposte dalla pluridecennale occupazione militare né aprono la strada a uno Stato palestinese».
Il quotidiano israeliano Haaretz riferisce che il viaggio è stato visto da un’ampia maggioranza di palestinesi come un «atto di normalizzazione» con il nemico israeliano.
Da parte sua, l’Autorità Palestinese, rifiutando apertamente il progetto pilota israeliano, ha affermato che la decisione non è stata coordinata con le istituzioni palestinesi e ha invitato i connazionali a non scegliere i voli in partenza dall’aeroporto Ramon. Semmai i palestinesi dovrebbero poter gestire un proprio aeroporto.
«Se l’occupazione vuole rendere le cose più facili ai palestinesi, che renda nuovamente operativo l’aeroporto di Gerusalemme», ha dichiarato il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, riferendosi all’aerostazione di Qalandiya, situata in Cisgiordania poco a nord di Gerusalemme.
Creato nel 1924 durante il Mandato britannico quell’aeroporto fu utilizzato dai palestinesi fino al 1967, quando con la Guerra dei Sei Giorni l’esercito israeliano prese il controllo della parte orientale della Città Santa e occupò la Cisgiordania. Israele ha continuato ad utilizzarlo per voli nazionali prima di chiuderlo definitivamente al traffico nel 2000, all’inizio della seconda intifada. L’infrastruttura è ora in disuso. A sua volta l’aeroporto situato nel sud della Striscia di Gaza venne distrutto dalle forze armate israeliane nel 2001.