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Betsaida, ritrovata la città perduta degli apostoli?

Cécile Lemoine
16 agosto 2022
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Betsaida, ritrovata la città perduta degli apostoli?
Rilevamento delle lettere greche che compongono l’iscrizione rinvenuta in quella che è identificata come la «Chiesa degli Apostoli», nel sito di el-Araj, sulle sponde del lago di Tiberiade, agosto 2022. (foto Zachary Wong / EAEP)

Il ritrovamento di un mosaico bizantino recante un’iscrizione dedicata a san Pietro rafforza l’ipotesi che il sito archeologico di el-Araj sia proprio Betsaida, la città degli apostoli Pietro, Andrea e Filippo, di cui si erano perse le tracce.


La stagione degli scavi 2022 sarà stata ancora più fruttuosa di quella del 2021. «Ci sarà un piccolo terremoto nel mondo cristiano», ha annunciato Steven Notley, direttore accademico delle ricerche, in un articolo di un blog pieno di suspense datato 8 agosto, l’ultimo giorno della sesta campagna di scavi nel sito di el-Araj, lungo la riva del Lago di Tiberiade.

Due giorni dopo, il 10 agosto, è giunto il comunicato stampa. Una grande iscrizione greca è stata rinvenuta nella basilica bizantina, che gli archeologi del Kinneret College, dal 2014 incaricati degli scavi nel sito di el-Araj, chiamano «la chiesa degli apostoli».

Il medaglione che contiene l’iscrizione che fa esplicito riferimento all’apostolo Pietro. (foto EAEP)

 

In linea con la tradizione bizantina dei mosaici dedicatori, l’iscrizione inizia nominando il donatore, un certo «Costantino servo di Cristo», prima di passare alla parte interessante: una richiesta d’intercessione al «capo e comandante degli apostoli celesti». Si tratta di un titolo «comunemente usato dai cristiani bizantini per riferirsi all’apostolo Pietro», precisa il comunicato.

La casa di Pietro e Andrea

Incorniciata da un medaglione rotondo formato da due file di tessere nere, l’iscrizione fa parte di un più ampio pavimento musivo situato nel diaconion (sagrestia) della chiesa e parzialmente decorato con motivi floreali. «Questa scoperta è la migliore indicazione che abbiamo per affermare che Pietro era associato in modo speciale alla basilica e che probabilmente questa era a lui dedicata», spiega Steven Notley, che è anche docente di studi biblici.

Secondo le ipotesi degli archeologi, la chiesa potrebbe ricoprire i resti della casa di Pietro e Andrea, discepoli di Gesù originari di Betsaida, città citata nella Bibbia e di cui si sono perse le tracce. «La tradizione cristiana bizantina identifica regolarmente la casa di Pietro con Betsaida, e non con Cafarnao, come spesso si pensa oggi», precisa Steven Notley.

Al tempo di Cristo (I secolo), Betsaida era solo un piccolo porto di pesca senza pretese. Acquisì lo status di polis per mano di Filippo il tetrarca, governatore della regione nel 30 d.C. Lo storiografo Giuseppe Flavio riferisce che la città fu in quell’occasione ribattezzata «Giulia», in onore della figlia dell’imperatore romano (Antichità giudaiche 18,28). I Vangeli raccontano che Betsaida, oltre ad aver visto nascere diversi discepoli, assistette al miracolo della guarigione del cieco, prima di essere condannata da Gesù per la sua mancanza di fede.

Fu un certo Willibald, vescovo bavarese in pellegrinaggio in Terra Santa nel 725 d.C., il primo a menzionare l’esistenza di una chiesa sul sito. Durante il viaggio da Cafarnao a Kursi, trascorse la notte in un luogo che gli era stato detto essere Betsaida, da dove provenivano Pietro e Andrea. «Ora c’è una chiesa dove un tempo c’era la loro casa», afferma nel suo diario di viaggio, noto come Hodoeporicon. Secondo Steven Notley, la scoperta della grande iscrizione greca «fornisce una conferma scritta che la nostra basilica è la chiesa visitata dal vescovo Willibald nell’anno 725».

Due siti concorrenti

La città sarebbe caduta nell’oblio dopo la sua distruzione causata da un terremoto nell’anno 749 e dall’arrivo dell’islam nella regione. A partire dal XX secolo è sorta una forte concorrenza per ritrovarla. Tre siti attualmente pretendono di essere Betsaida: Messadiye, Et-Tell ed el-Araj. Se il primo è il candidato meno probabile, per mancanza di sufficienti reperti, il secondo è stato scavato per più di trent’ anni e fino al 2017 aveva il titolo di favorito.

 

Attraverso i quadrati di scavo spiccano i resti di una chiesa bizantina, identificata come quella «degli Apostoli». (foto EAEP)

 

Fu in questa data, e dopo soli tre anni di scavi, che il sito outsider di el-Araj ha dato una svolta alla ricerca, con il ritrovamento di un bagno pubblico di epoca romana. «Quest’anno sono stati trovati altri resti significativi del periodo», precisa Mordechai Aviam, direttore degli scavi. Queste scoperte danno sostegno agli scritti di Flavio Giuseppe: «Una cosa è certa: in epoca bizantina il sito era identificato come Betsaida», sostiene l’archeologo.

Nel loro complesso, questi reperti continuano a rafforzare l’identificazione di el-Araj con l’antica Betsaida, senza tuttavia costituire prove definitive riguardo all’esatta ubicazione della casa di Pietro e Andrea. Gli scavi riprenderanno in ottobre, quando saranno terminate le pulizie dell’intera chiesa. Obiettivo: trovare questa volta una scritta dedicata ad Andrea.

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