Un altro libro su Gerusalemme, città su cui si fa già tanta retorica, «ombelico del mondo» di cui importa poco a una buona fetta dell’umanità?
Ebbene sì, ma questo di Eric Salerno è un volume agile e sapido, per nulla pedante e con un ritmo narrativo invidiabile. Cento pagine non bastano per un saggio di urbanistica o di sociologia e infatti questo Gerusalemme è tutt’altro: quasi un quadro impressionista che fa intuire e assaporare la complessità di una città irriducibile all’una o all’altra contrastante narrazione. È un caleidoscopio di luoghi e volti legati insieme in modo coerente da ricordi, incontri ed esplorazioni personali dell’autore.
«La Storia di questa terra – annota Salerno – è ancora tutta da confermare e scrivere. L’archeologia fornisce tracce e indizi; forse anche prove, seppure sospette fino a quando quella scienza rimarrà soprattutto uno strumento di chi va cercando, come un avvocato di fronte a una causa civile nel catasto, atti per dimostrare il diritto-possesso della terra e in qualche modo anche della Storia» (p. 15).
Come corrispondente del quotidiano Il Messaggero, Salerno ha trascorso lunghi periodi nel cuore della Terra Santa e sa di cosa parla. Le sue pagine introducono il lettore alla Gerusalemme d’oggi con qualche incursione nel passato recente, non scevro da nefandezze. Il racconto non annoia indugiando in elucubrazioni personali. Ogni pagina offre spunti interessanti per approfondire, o ritornare, su fatti noti o meno noti, sia che si parli di politica, sia che ci si occupi di sogni infranti o in via di realizzazione, di architettura, urbanistica, archeologia o controllo del territorio.
Proprio per le sue contraddizioni, brutture, poesia e “santità” Gerusalemme si conferma, più che mai in questo libro, una città unica al mondo. Almeno fino a quando non prevarranno i disegni di chi sogna di “omogeneizzarla”, facendole subire la sorte di Alessandria d’Egitto, un tempo cosmopolita, oggi monocorde.
È difficile scegliere tra i tanti passaggi interessanti del libro altri brani da citare. Ripeschiamo alcune righe dal finale. Parlando dell’inesausto conflitto tra israeliani e palestinesi, che in Gerusalemme trova il principale punto d’attrito, Eric Salerno scrive: «Si sta avvicinando il momento della bandiera bianca? Il momento in cui chi la sventola non deve essere più considerato nemico? È poco probabile. I grandi e piccoli giochi intorno al futuro di Gerusalemme, come si può dedurre dalla sua lunga tormentata storia, sono destinati a continuare. Con un’aggravante: nel nuovo millennio dopo aver sepolto le ideologie del secolo breve – alcune nefaste, altre mai realizzate – è subentrato l’estremismo religioso con il suo bagaglio di disperazione e follia. Mentre qualche analista americano molto vicino agli ambienti del Pentagono si dice scettico riguardo alla capacità di sopravvivenza dello “stato ebraico” – e relega il futuro di Gerusalemme in una situazione tutta da definire – non pochi ebrei israeliani, a cui storia e politici attuali hanno inculcato la paura, guardano con trepidazione al pericolo nucleare [iraniano]» (p. 103). Intanto Salerno ripensa alle parole «di un notabile palestinese, rassegnato, fatalista, che ascoltai non molti anni fa: “Gli ebrei hanno atteso 2.000 anni. Abbiamo tempo anche noi”».
Un’ultima annotazione: chi non conosca già i luoghi descritti come le proprie tasche farebbe bene a gustarsi queste pagine non lontano dallo schermo di un computer, per poter consultare mappe e immagini dei luoghi descritti e ottenere ulteriori ragguagli su alcune delle personalità e dei testimoni menzionati. Il che non esclude affatto che il libro di Salerno possa tener buona compagnia nei momenti di relax estivo in mezzo alla natura e a buoni amici.
Eric Salerno
Gerusalemme
ogzero, 2022
pp. 104 – 13,00 euro