Cosa c’è sotto il pavimento del Santo Sepolcro? I lavori di restauro della pavimentazione della basilica, iniziati nel marzo 2022, prevedono la rimozione, la riparazione o la sostituzione di 1.000 metri quadrati di lastre usurate dal tempo e dal passaggio di pellegrini e fedeli. Via via che il lavoro procede per zone – così da consentire la normale vita liturgica e l’accesso dei fedeli al luogo di culto –, vengono realizzate indagini archeologiche nel sottosuolo.
Le scoperte fatte nelle prime due aree scavate – in corrispondenza degli Archi della Vergine e del lato destro dell’edicola del Santo Sepolcro –, sono state rese note in un comunicato stampa diffuso l’11 luglio e firmato dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, dell’Università La Sapienza di Roma, l’ateneo incaricato di condurre gli scavi. Non prima di averle illustrate alle autorità religiose prime responsabili della basilica (il Patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa ed il Patriarcato armeno) nel corso di un sopralluogo appositamente organizzato il 16 giugno scorso.
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Nell’area della navata settentrionale nota come Archi della Vergine «è stata individuata una sequenza stratigrafica molto interessante che ha permesso di rintracciare le trincee scavate da padre Virgilio Corbo negli anni Sessanta [del secolo scorso], ma che ha consentito anche di acquisire dati del tutto nuovi», recita il comunicato.
Sotto Costantino, il riempimento della cava di pietra
«Le scoperte più interessanti sono quelle relative alla costruzione del complesso religioso sull’area di una cava durante il periodo costantiniano», spiegano gli archeologi che hanno rinvenuto gli strati di roccia della cava, i quali presentano vari dislivelli dovuti a tagli profondi e irregolari, che scendono anche molto in profondità, come si può notare in altre zone della basilica.
Lo sapevamo già, ma ora lo capiamo ancora meglio: nel IV secolo, l’imperatore Costantino fece costruire la prima basilica sulla roccia della cava di pietra che i romani avevano utilizzato per le crocifissioni pubbliche e che ai tempi si trovava fuori le mura di Gerusalemme. La costruzione del nuovo edificio sacro rese necessari significativi interventi. Anzitutto fu necessario colmare i dislivelli della cava per creare una superficie piana, uniforme e omogenea su cui edificare le strutture della chiesa e dei suoi annessi. «Ciò fu fatto con interri progressivi, utilizzando strati di terreno ricchi di materiale ceramico, finalizzati al drenaggio delle acque ed utilizzati per il livellamento delle aree più profonde», spiegano gli archeologi della Sapienza.
Un cunicolo misterioso
La basilica costantiniana era caratterizzata da un triportico che poggiava su grandi lastre di pietra. «Nel corso dello scavo è stato possibile analizzare le modalità di fondazione del muro perimetrale settentrionale del complesso costantiniano».
Lo scavo ha consentito di esaminare, anche, al di sopra delle stratigrafie di riempimento, «l’azione preparatoria per la posa in opera della preparazione pavimentale del triportico costantiniano». Tra i vari materiali rinvenuti, spiega il comunicato degli archeologi romani, spicca la presenza di tessere musive derivanti da mosaici pavimentali.
Un’altra scoperta, questa volta nella porzione centro-settentrionale dell’area scavata e a ridosso dell’edicola del Sepolcro, è stata quella di un cunicolo nella roccia che «scende verticalmente a una profondità di 2,80 metri per poi proseguire orizzontalmente verso nord». Gli archeologi lo studiano con interesse, anche mettendolo in relazione con il sistema di deflusso delle acque.
Le analisi e le ricerche nel sottosuolo della basilica richiederanno complessivamente 26 mesi.
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