(c.l./g.s.) – Il presidente del Memoriale della Shoah di Gerusalemme, Dani Dayan, il 9 giugno scorso è stato ricevuto in Vaticano per un’udienza privata di 30 minuti con papa Francesco. All’incontro ha preso parte anche l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Rafi Schutz.
Dayan ha espresso il proprio compiacimento in un comunicato: «Il fatto stesso che mi sia stata concessa questa udienza privata con Sua Santità Papa Francesco – per la prima volta un presidente di Yad Vashem ha avuto l’opportunità di incontrare un Papa in Vaticano – sottolinea l’importanza che il capo della Chiesa cattolica attribuisce alla memoria dell’Olocausto e alla lotta contro l’antisemitismo».
Oltre ad essere il più celebre memoriale dedicato ai sei milioni di ebrei uccisi dalla Germania nazista e dai suoi complici, Yad Vashem è anche un centro di ricerca sull’Olocausto riconosciuto a livello internazionale.
Rafforzare le azioni congiunte
Durante i loro pellegrinaggi in Terra Santa gli ultimi tre papi hanno fatto tappa anche allo Yad Vashem: san Giovanni Paolo II nel 2000, papa Benedetto XVI nel 2009, papa Francesco nel 2014. «Il contesto di quelle visite rifletteva lo stato delle relazioni tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico», osserva Dayan.
La sua udienza privata del 9 giugno con il Papa aveva uno scopo diverso, secondo la dichiarazione dello Yad Vashem: «Rafforzare le attività di collaborazione tra lo Yad Vashem e il Vaticano nelle aree della memoria, dell’educazione e della documentazione dell’Olocausto, e discutere gli sforzi per combattere l’antisemitismo e il razzismo nel mondo».
Il feeling è stato agevolato dalle comuni origini argentine dei due interlocutori, entrambi nati a Buenos Aires.
Dani Dayan ha colto l’occasione per offrire al Papa «tutta l’esperienza e l’influenza di Yad Vashem, le nostre capacità, i nostri materiali e le nostre ricerche, per affrontare queste questioni legate all’Olocausto e alla Chiesa in particolare, e sulla scena mondiale in generale».
«La Chiesa non ha paura della Storia», dice il Papa
Il presidente di Yad Vashem ha anche espresso gratitudine al Papa per la sua decisione di aprire nel marzo 2020 l’Archivio Apostolico Vaticano consentendo la consultazione dei documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, così come diversi altri archivi della Santa Sede sul pontificato di Pio XII (1939-1958), e di cercare risposte alle domande sull’operato della Chiesa durante l’Olocausto.
I ricercatori dello Yad Vashem stanno attualmente raccogliendo informazioni a partire da questi archivi, con l’obiettivo di portarle al Monte della Memoria di Gerusalemme dove potranno essere studiate e approfondite.
Secondo Dani Dayan «il Papa ha espresso grande emozione nel parlare dell’Olocausto» e ha detto che l’apertura degli archivi vaticani della Seconda guerra mondiale è «una questione di giustizia, e che la Chiesa non ha paura della Storia».
Il presidente di Yad Vashem ha inoltre sottolineato altre parole del Papa. Francesco avrebbe riconosciuto che «come in ogni altro gruppo, anche nella Chiesa ci sono individui che agiscono correttamente e altri che non lo fanno». Sembrano lontane le frizioni di anni fa tra la Santa Sede e lo Yad Vashem per le divergenti valutazioni sull’azione di papa Pacelli.
Contro l’antisemitismo
Il Santo Padre non ha mancato di ribadire il suo impegno nella lotta contro l’antisemitismo, ha dichiarato Dani Dayan ai media vaticani subito dopo l’udienza privata. Secondo lui il Papa è stato «molto chiaro» nel condannare quel flagello. In questa missione, il presidente di Yad Vashem considera Francesco come un «amico e alleato».
Al termine dell’incontro, Dani Dayan ha trasmesso al Papa l’invito del presidente Isaac Herzog a visitare nuovamente Israele.