È come entrare nell’atrio di una grande casa della fine del III o dell’inizio del IV secolo d.C. e ammirare un maestoso tappeto di tessere variopinte che gli antichi proprietari hanno calpestato giorno dopo giorno.
Un’esperienza commovente, storica ed estetica insieme, che il nuovo Centro archeologico del mosaico Shelby White & Leon Levy (intitolato ai donatori e promotori) offrirà a partire da quest’estate a Lod. Shelby White è presidente degli Amici americani dell’Autorità israeliana per le antichità (Aia) e amministratrice fiduciaria della Fondazione Leon Levy, istituita con il patrimonio dell’investitore e filantropo di Wall Street Leon Levy (defunto marito della Shelby).
Il museo israeliano è stato inaugurato il 27 giugno scorso allo scopo precipuo di ospitare il grande mosaico di 1.700 anni fa, considerato tra i «mosaici più belli del mondo», come sottolinea in un comunicato stampa diffuso per l’occasione l’Autorità israeliana per le antichità. Il nuovo centro archeologico lo ospita esattamente nel luogo, a nord-est di Lod, in cui il mosaico fu riportato alla luce nel 1996 proprio da un archeologo dell’Aia.
Un ritorno alle origini
L’antico tappeto musivo, composto da diversi pannelli, misura circa 17 metri in lunghezza e 9 in larghezza. «La prima sezione del mosaico, riccamente colorata, fu rinvenuta accidentalmente sotto più di due metri di terra durante uno scavo del 1996. Un’altra sezione è stata scoperta nel 2015 sotto quella che sembra essere una grande villa romana di epoca bizantina. Una terza sezione è venuta alla luce sotto la villa stessa nel 2018, durante la costruzione del museo», riferisce il quotidiano The Times of Israel.
Dopo dodici anni di esposizione – e quindi di attenti e ripetuti smontaggi e rimontaggi – nei più prestigiosi musei del mondo (tra cui il Metropolitan Museum di New York, il Louvre di Parigi, l’Altes Museum di Berlino, l’Hermitage di San Pietroburgo, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia), «ora permetteremo a persone provenienti da tutto il Paese e da tutto il mondo di vedere questo incredibile tesoro nel suo contesto originale, esattamente dove è stato trovato», ha dichiarato Yair Revivo, sindaco di Lod, che non vede l’ora di vedere la sua città – nota soprattutto per l’aeroporto internazionale Ben Gurion che rientra nei suoi confini – inserita «nella mappa del turismo mondiale». Il centro è situato in una posizione ideale, in prossimità della strada per l’aeroporto e dell’autostrada Gerusalemme-Tel Aviv.
Influenze nordafricane
«Insolito per qualità, struttura, contenuto e stato di conservazione, il mosaico adornava una grande dimora in un ricco quartiere di Lod del periodo romano e bizantino», spiega l’Aia nel suo comunicato stampa. Doveva trattarsi, senza dubbio, del pavimento di una sala di ricevimento piuttosto che di una sala per le udienze.
Il disegno del mosaico principale è stato influenzato dai mosaici nordafricani. Ci inducono a pensarlo le raffigurazioni di animali africani che non esistevano in Israele. Secondo l’archeologa Hagit Torge, citata da France Presse, questo mosaico «è unico sia nella forma che nello stile e dimostra che gli artisti che producevano questo tipo di opere, a Cartagine come in Sicilia, viaggiavano in tutto il mondo romano».
Nei suoi vari motivi geometrici, la pavimentazione comprende diverse superfici che rappresentano mammiferi terrestri e marini – come elefanti, leoni, tigri, tori, giraffe, rinoceronti, gazzelle, conigli e delfini –, uccelli, pesci, crostacei, piante, frutti, fiori, barche a vela e a remi, vasi e utensili da banchetto.
Nessuna connotazione religiosa
Sempre secondo Hagit Torge, che è tra gli esperti dell’Aia, il mosaico è «il più lussuoso, di quel periodo, che abbiamo qui in Israele». Lod, conosciuta in greco come Lydda ma chiamata Diospolis (Colonia Lucia Septimia Severia Diospolis) in epoca romana e, più tardi, dai bizantini indicata come Georgiupoli, a motivo della memoria di san Giorgio. Nel periodo romano-bizantino fu una capitale regionale ricca e multiculturale.
La città fiorì con una popolazione molto varia e cosmopolita, che comprendeva ebrei, pagani e primi cristiani. La villa romana che ospitava il mosaico apparteneva senza dubbio all’élite finanziaria o politica della città.
A differenza di altri mosaici coevi, quello di Lod non include alcuna rappresentazione umana. Allo stesso tempo, non vi sono segni che possano ragionevolmente essere interpretati come riferimenti ad un’affiliazione religiosa. Il che rende difficile stabilire se il proprietario della villa fosse pagano, ebreo o cristiano.
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