Le ingenti riserve di gas scoperte in anni recenti nei fondali del Mediterraneo orientale possono essere una delle alternative al gas della Russia? L’invasione russa dell’Ucraina e i conseguenti (urgenti) tagli dei rifornimenti di gas comprato da Mosca hanno accresciuto l’interesse dell’Italia e dell’Ue per queste potenziali forniture. Molti ostacoli di natura politica e tecnica però si frappongono. Le riserve si trovano sotto la piattaforma continentale e la loro esplorazione ha creato tensioni geopolitiche, in particolare tra Cipro e Turchia e tra Israele e Libano.
La definizione dei confini della Zona economica esclusiva (Zee, l’area marittima di pertinenza di uno Stato) è soggetta alle regole fissate da una convenzione dell’Onu sul diritto del mare in vigore dal 1994, alla quale quattro Paesi del Mediterraneo sud-orientale – Israele, Libia, Siria e Turchia – non hanno mai aderito. Le aree marittime rivendicate da questi Paesi possono perciò sovrapporsi in parte con quelle dei Paesi vicini. Solo accordi politici, allora, possono definire dove passano i confini e a chi appartengono le risorse sottostanti.
Le attuali discordie vertono su:
• il confine marittimo tra Israele e Libano che è oggetto di discussioni da oltre un decennio (860 chilometri quadrati, in giallo nella mappa in basso). Gli Usa stanno cercando di mediare per una soluzione diplomatica tra i due Paesi che non hanno relazioni dirette;
• la Zee di Cipro divisa, cioè la parte di mare intorno all’isola che la Turchia ritiene appartenere alla repubblica turca di Cipro nord (che il resto del mondo non riconosce). Qui Ankara svolge esplorazioni e cerca di ostacolare le perforazioni condotte da società europee e americane. La Francia nel 2020 è arrivata a dare appoggio militare a Cipro in risposta alla Turchia;
• l’ipotetico confine marittimo fra Turchia e Libia. Ankara si è inserita negli instabili equilibri libici, con un accordo con Tripoli che ridisegna le rispettive frontiere marittime fino a toccarsi, prefigurando una separazione tra le Zee della Grecia e di Cipro (in verde nella mappa).
Queste dispute finora non hanno impedito di avviare lo sfruttamento dei giacimenti off-shore (in particolare Tamar e Leviatano da parte di Israele, Zohr al largo dell’Egitto e Calipso e Afrodite, nelle acque cipriote, dove l’Eni è ampiamente coinvolta) aprendo importanti prospettive economiche nella regione.
Una seconda questione chiave è il grande progetto del gasdotto EastMed-Poseidon, lanciato nel 2018: la costruzione di quasi 2.000 chilometri di condutture (in gran parte off-shore) in grado di trasportare circa 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno dai depositi di Cipro e Israele verso la Grecia, per arrivare infine in Puglia. L’Unione europea lo ha definito un «progetto di interesse comune». Tempi e costi della costruzione, fino a oggi hanno però frenato l’avvio del progetto.
Per fare un confronto: il Nord Stream 2, il controverso gasdotto che avrebbe portato gas russo direttamente in Germania passando sotto il Baltico, lungo «solo» 1.200 chilometri, è costato 10 miliardi di euro e i lavori di costruzione sono durati oltre 4 anni. A EastMed si è sempre opposta la Turchia, che ne sarebbe esclusa, e finora anche gli Usa, interessati ad aumentare le vendite in Europa del loro gas liquefatto. L’infrastruttura, affidata al consorzio IG Poseidon, costituito dall’italiana Edison e dalla greca Depa, è tecnicamente complessa per le profondità marine che attraverserebbe. Non sono mancati poi gli argomenti proposti dagli ambientalisti contrari a un aumento dei consumi di gas naturale che emettono metano inquinante.
Ma la guerra in corso ha modificato il quadro: l’obiettivo non sarebbe un aumento di consumi europei, ma una sostituzione di quelli già esistenti. Eran Lerman, dell’Istituto per la strategia e la sicurezza di Gerusalemme ha di recente detto al quotidiano greco Kathimerini che, con le relazioni con la Russia soggette a perturbazioni per un lungo periodo, si può di nuovo porre la questione della fattibilità economica del gasdotto EastMed. Ma solo alla fine del 2022 potranno terminare gli studi di fattibilità. A fine aprile il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha incontrato a Gerusalemme la ministra israeliana delle Infrastrutture Karine Elharrar, per discutere di cooperazione energetica. Il governo italiano è orientato a proseguire nel progetto EastMed che, secondo Edison, interessata alla sua costruzione, è realizzabile in quattro anni. EastMed si aggiungerebbe ai 5 gasdotti esistenti che raggiungono i confini italiani (cartina in alto). In attesa di sviluppi, è l’Egitto del regime di Abdel Fattah al-Sisi, con il giacimento più grande (scoperto dall’italiana Saipem) e due impianti di rigassificazione, al centro della partita per il gas del Levante.
Un altro grattacapo politico.
Terrasanta 3/2022
Il sommario dei temi toccati nel numero di maggio-giugno 2022 di Terrasanta su carta. Al centro il Dossier dedicato alla produzione cinematografica curata dai frati della Custodia di Terra Santa, in Italia, nella seconda metà del Novecento. Buona lettura!
I contenuti extra di Terrasanta
In questa pagina mettiamo a disposizione dei nostri lettori alcuni dei materiali audio e video attinti dal patrimonio di cui parliamo nel Dossier della rivista Terrasanta, pubblicato nel numero di maggio-giugno 2022.
Sguardi di celluloide sulla Terra Santa
Oltre 30 pellicole realizzate tra il dopoguerra e gli anni Ottanta dai frati della Custodia di Terra Santa sono state restaurate dai responsabili dell’Archivio Film della Fondazione Cineteca Italiana di Milano. Un patrimonio storico e culturale di indubbio valore.