(c.l.) – La Corte suprema di Israele ha deciso il 15 maggio scorso di respingere quattro petizioni lanciate negli ultimi anni contro il progetto di realizzazione di una cabinovia a Gerusalemme, che collegherebbe diversi quartieri alla città. Il progetto è promosso dall’Autorità per lo sviluppo di Gerusalemme e dal ministero del Turismo come infrastruttura a carattere nazionale.
Obiezioni di carattere politico e ideologico erano state sollevate sin dall’annuncio del progetto, perché la cabinovia passerebbe, secondo i piani, sopra le abitazioni arabe. I palestinesi ritengono che il nuovo impianto contribuirà ad estraniarli ancora di più dalle aree, nei quartieri est di Gerusalemme, che dovrebbero diventare capitale di quello Stato di Palestina a cui aspirano; temono inoltre l’ebraicizzazione di queste aree cittadine, in particolare a Silwan, il quartiere più prossimo al sito archeologico di Ir David (la città di David), dove sarebbe il capolinea della funivia.
Altre argomentazioni d’ordine ambientale, architettonico, archeologico, persino religioso, sono state avanzate contro il progetto negli ultimi anni.
Il pronunciamento della suprema magistratura israeliane le accantona, quindi la realizzazione della cabinovia, secondo il quotidiano Haaretz, dovrebbe entrare nella fase operativa in un prossimo futuro. Il sindaco di Gerusalemme Moshe Lion ha accolto con favore la decisione dei giudici.
Il giudice Yosef Elron, a nome di un collegio di tre giudici, ha spiegato che secondo la Corte sono state seguite tutte le corrette procedure di pianificazione e che la cabinovia sarà d’aiuto non solo in termini di trasporto pubblico, ma anche come attrazione turistica. Pertanto è anche legittimo il coinvolgimento del ministero del Turismo.
Il progetto, del valore di oltre 200 milioni di shekel (56 milioni di euro), approvato dal governo nel 2019 prevede 41 cabine in grado di trasportare fino a 3.000 persone l’ora lungo una fune sorretta da una quindicina di tralicci, alti dai 9 ai 26 metri. La cabinovia viaggerà a una velocità di 21 chilometri su un percorso di un chilometro e mezzo. Tre le fermate previste.
Da parte sua l’ong israeliana Emek Shaveh, uno dei principali attori delle petizioni respinte dai giudici, ha definito – via Facebook – la decisione «molto deplorevole (…) La nostra lotta contro il progetto continua. Anche se l’Alta Corte ha dato il via libera, ciò non significa che la cabinovia debba essere costruita!! Finita la battaglia legale, inizia la lotta pubblica!».
L’ong ha lanciato una petizione, già firmata da oltre 4mila persone, per chiedere al governo israeliano di non realizzare il progetto.