Esasperazione, rabbia e rifiuto categorico. Il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme ha reagito con forza alle restrizioni della polizia, previste – unilateralmente – per le funzioni pasquali che gli ortodossi celebreranno una settimana dopo i cattolici, sabato 23 e domenica 24 aprile 2022.
«Affermiamo il nostro forte e rinnovato impegno nei confronti del nostro diritto naturale di celebrare le nostre feste con le nostre comunità, le famiglie e di partecipare insieme alle preghiere nelle nostre chiese nella città vecchia di Gerusalemme, compreso il diritto fondamentale di tutte le nostre comunità di accedere alla chiesa del Santo Sepolcro e ai dintorni durante le festività pasquali, in particolare nel sabato della santa Luce », si legge nel comunicato stampa del Patriarcato ortodosso, pubblicato ieri con un tono critico che la dice lunga.
E il Patriarcato spiega che questa posizione «si basa sul diritto divino, sull’eredità e sulla storia» perché «le nostre comunità hanno esercitato liberamente questo diritto divino attraverso i secoli e con diversi governanti, qualunque siano le circostanze che la Città Santa ha conosciuto nella storia».
Evitare una tragedia
Secondo il comunicato patriarcale, le autorità israeliane hanno infatti deciso quest’anno di autorizzare solo un migliaio di persone ad entrare nella basilica del Santo Sepolcro il 23 aprile, per la cerimonia del Fuoco santo che segna l’inizio della Veglia pasquale. Gli ordini della polizia, lamenta il Patriarcato, prevedono inoltre che «soltanto» altre 500 persone potranno «entrare nella città vecchia e raggiungere gli spazi del Patriarcato e il tetto che sovrasta la chiesa del Santo Sepolcro».
Leggi anche >> Cattolici e ortodossi verso una data di Pasqua comune?
Tuttavia, è consuetudine che diverse migliaia di fedeli venuti da tutto il mondo entrino in chiesa soprattutto per il famoso miracolo annuale del Fuoco santo, il più antico nel mondo dell’ortodossia cristiana. Il sacro Fuoco simboleggia la luce miracolosa della risurrezione di Cristo. Secondo la tradizione appare spontaneamente, senza l’intervento di strumenti né mani umane, nello stesso luogo e alla stessa ora del Sabato Santo. Questo fuoco accende un cero, portato spento alla tomba di Cristo. Il fuoco viene poi trasmesso di candela in candela dai pellegrini che accorrono in un numero tale da provocare a volte tafferugli.
Le autorità israeliane prevedono anche di limitare l’accesso al Muro occidentale a 15mila persone durante le festività della Pasqua ebraica. Secondo le informazioni ottenute dall’edizione francese di terrasanta.net, la polizia ha giustificato queste decisioni con la volontà di evitare che si ripeta una tragedia come quella accaduta al santuario ebraico di Meron. Nell’aprile 2021, la calca provocò la morte di 44 persone durante un pellegrinaggio che aveva visto affluire circa 100mila persone in un luogo progettato per accoglierne solo 10mila.
Denunciati «metodi inaccettabili»
Ma «da molti anni la partecipazione alla preghiera e persino l’accesso alle chiese della città vecchia, soprattutto durante le feste di Pasqua, è diventato molto difficile per le nostre congregazioni e per il nostro popolo in generale, a causa delle restrizioni imposte unilateralmente dalla polizia e delle sue violenze contro i fedeli che insistono nell’esercitare il loro diritto» a praticare il proprio culto, deplora il Patriarcato nel suo comunicato. La Chiesa afferma di aver tentato in passato di collaborare con la polizia. Invano.
Per questo, in risposta alle misure che la polizia israeliana prevede di aumentare quest’anno, il Patriarcato ritiene che «non vi sia alcuna giustificazione per le ulteriori restrizioni ingiuste e respinge in modo esplicito, chiaro e completo tutte le restrizioni». L’anno della pandemia è stato un’eccezione.
Leggi anche >> Pasqua ebraica e Pasqua cristiana, quali legami
Il tono è quindi inequivocabile: «Il Patriarcato ne ha abbastanza delle restrizioni imposte dalla polizia alla libertà di culto e dei metodi inaccettabili di trattare i diritti dati da Dio ai cristiani di praticare riti e accedere ai loro luoghi santi nella città vecchia di Gerusalemme». In altre parole: «La polizia deve smettere di imporre restrizioni e violenze che, purtroppo, sono entrate a far parte delle nostre cerimonie sacre».
La speranza che i fedeli possano partecipare alle celebrazioni
Di conseguenza «il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha deciso, per la potenza del Signore, che non metterà a repentaglio il suo diritto di assicurare servizi spirituali in tutte le chiese e siti». Ha anche annunciato che le preghiere saranno organizzate «come di consueto» dal Patriarcato e dai suoi sacerdoti, «sperando che i fedeli possano partecipare», specifica la Chiesa di Theophilos III. A buon intenditore, poche parole.
Il Patriarcato ha anche invitato le sue congregazioni a recarsi presso la basilica del Santo Sepolcro e nei dintorni per assistere alle varie celebrazioni pasquali – come ha dichiarato – al fine di «preservare il nostro patrimonio storico».
Il 18 aprile i patriarchi greco-ortodosso e armeno, insieme con il custode di Terra Santa, hanno inviato una lettera al presidente israeliano Isaac Herzog chiedendogli di intervenire per far revocare le limitazioni decise dalle autorità di pubblica sicurezza.
Ultimo aggiornamento: 19/04/2022 12:38
Abbonati anche tu alla rivista Terrasanta
il bimestrale fondato dalla Custodia di Terra Santa, a Gerusalemme, nel 1921
68 pagine a colori dense di servizi e approfondimenti su culture, religioni, attualità, archeologia del Medio Oriente e delle terre bibliche.
Da più di 100 anni un punto di riferimento. Ogni due mesi nelle case dei lettori.
Le modalità di abbonamento