Non è caduto di testa ma su una testa. Un contadino palestinese, arando la sua terra a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, ha scoperto per caso, nel fango, la testa di una rara statuetta in calcare, alta 22 centimetri, che si ritiene risalga al 2500 a.C., cioè all’inizio dell’età del bronzo, il cosiddetto periodo cananeo.
È stata trovata solo la testa della statua. Probabilmente in origine doveva avere un corpo alto poco meno di un metro. La figura presenta un viso allungato piuttosto femminile e indossa una corona di serpente al posto dei capelli. La tiara rettiliana era considerata all’epoca un simbolo di forza e invincibilità. Attributo associato ad Anat, una delle divinità più note della civiltà cananea, la cui religione politeista era praticata nel Levante centrale e meridionale. Il 25 aprile sulla sua pagina di Facebook, il ministero del Turismo e delle Antichità di Gaza ha dichiarato che si tratterebbe di una raffigurazione di Anat.
Una statua che documenta la storia di Gaza
Nella religione cananea, Anat è la figlia del dio Dagan e la sorella di Baal, il dio della tempesta e la principale divinità dei popoli del Medio Oriente. 4.500 anni fa, la dea Anat era celebrata in Egitto e nella regione occidentale del Medio Oriente come la dea dell’amore, della bellezza e della guerra. «Era chiamata la vergine, la vittoriosa e la felice nella paese di Canaan e in Egitto», indicava un cartello posto davanti al manufatto, durante la sua presentazione ufficiale alla stampa il 26 aprile da parte del Ministero del Turismo e delle Antichità di Gaza.
La dea fu adottata come divinità favorita dal re egiziano Ramses II (che regnò dal 1279 al 1213 a.C.) al punto che le diede il nome di sua figlia. Più tardi, la rappresentazione di Atena, la dea greca della guerra e della giustizia spesso raffigurata circondata da serpenti, potrebbe essere stata condizionata dall’immagine di Anat. Alla fine del XIX secolo fu rinvenuta a Cipro un’iscrizione bilingue in greco e fenicio in cui il nome «Ana» fenicio è tradotto in greco con «Atena».
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Per il ministero, questo ritrovamento documenta la storia di Gaza e le sue origini cananee. Le autorità sottolineano inoltre che la regione di Gaza, abitata da millenni, si trovava su una rotta commerciale di primaria importanza che fu un crocevia di comunicazioni sulla costa mediterranea, per le antiche civiltà in Egitto, nel Levante e in Mesopotamia.
Tuttavia, Aren Meir, archeologo dell’Università Bar Ilan in Israele ed esperto di culture dell’età del bronzo e del ferro dell’antico Levante, ha detto al Jerusalem Post che il volto della statua non assomiglia a nessuno visto in precedenza. Questo, secondo lui, renderebbe difficile verificare le sue origini o l’età, nonostante le dichiarazioni del ministero del Turismo e delle Antichità di Gaza lo identifichino come cananeo.
Una scoperta protetta, ma non è sempre così
La scoperta della statuetta è l’ultima dopo un inizio d’anno ricco di novità archeologiche nell’enclave palestinese. Alla fine di gennaio, gli operai di un cantiere edile nel nord di Gaza hanno scoperto 31 tombe di epoca romana. Hamas, il movimento islamista al potere a Gaza, aveva riaperto anche una chiesa bizantina del V secolo pochi giorni prima, dopo anni di restauri.
Hamas, al potere a Gaza da 15 anni, è stato spesso accusato di mancare di rispetto ai reperti archeologici e persino di aver distrutto le rovine cananee a favore di progetti di sviluppo abitativo per accogliere i 2,3 milioni di persone che vivono nel territorio lungo solo 40 chilometri e largo da 6 a 8 chilometri.
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Nel 2017 Hamas aveva distrutto gran parte di un raro insediamento cananeo, Tell al-Sakan, scoperto nel 1998, per far posto a un complesso residenziale. Un sito «unico», secondo l’archeologo palestinese Moain Sadeq: «forse l’unica città fortificata cananea della Palestina meridionale», occupata ininterrottamente dal 3.200 al 2.000 a.C.
Per il momento, comunque, la presunta statua di Anat dovrebbe essere esposta, secondo quanto riferito dalla Bbc, a Qasr al-Basha (Museo nazionale del Palazzo del Pascià), un edificio storico di epoca mamelucca e ottomana che è uno dei pochi musei a Gaza. Sebbene le scoperte di questi antichi reperti possano attirare visitatori stranieri, Gaza rimane sotto il doppio blocco di Israele ed Egitto e il flusso di persone dentro e fuori l’enclave resta strettamente limitato. Non esiste praticamente industria del turismo, se non per la gente del posto e alcuni turisti esterni con autorizzazioni eccezionali.
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