Il capo dello Stato libanese, il cattolico maronita Michel Aoun, è stato in visita ufficiale in Vaticano e in Italia dal 20 al 22 marzo. Citato dall’account Twitter della presidenza libanese, papa Francesco ha affermato che il Libano occupa «un posto speciale nelle [sue] preghiere e nelle [sue] preoccupazioni». E ha aggiunto: «Ci andrò per rinnovare la speranza». Non è la prima volta che viene prospettata una visita.
Il giorno prima del suo secondo incontro con il pontefice – il primo risale al 16 marzo 2017 –, il presidente libanese, appena arrivato a Roma, ha rinnovato a papa Francesco l’invito. «Porto a Sua Santità un messaggio d’amore a nome dei libanesi e gli rinnovo l’invito a venire in Libano». E ancora: «Il cristianesimo in Libano non è minacciato. Attendo con ansia la visita del Papa, come messaggio di speranza, per riaffermare che il Libano non è effimero e che resta un modello di convivenza nonostante le difficoltà». Il Libano è l’unico Paese del mondo arabo ad avere un capo di Stato cristiano e quasi un terzo della sua popolazione è cristiana.
Anche se non è stata anticipata una data definitiva per un viaggio papale nella Terra dei cedri, il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour ha riferito pochi giorni prima della visita di Aoun in Vaticano che, in occasione dell’incontro, dovrebbero essere studiati «i dettagli di una visita tanto attesa del Papa in Libano il prossimo settembre». L’incontro ha segnato ufficialmente anche il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Libano.
Dal canto suo, Vatican News ricorda che un viaggio del Papa in Libano «dovrebbe aver luogo entro la fine dell’anno». Una cosa è certa: un tale viaggio, che si svolgerebbe dieci anni dopo quello di Benedetto XVI e 25 anni dopo quello di Giovanni Paolo II, porterebbe un incoraggiamento morale ai cristiani del Libano e ai libanesi in generale. Il Papa ha più volte espresso la sua vicinanza e la sua profonda preoccupazione di fronte alle molteplici e gravi difficoltà che il Libano sta attraversando. In particolare, il primo luglio 2021 ha dedicato una giornata di preghiera e riflessione per il Libano in Vaticano.
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I gravi problemi socio-economici del Libano
Alla luce di queste preoccupazioni, lo scambio tra il Papa e il presidente sono stati naturalmente dominati dalla crisi politica e dalle conseguenze disastrose dell’esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto 2020. Si è fatto riferimento in particolare alla «richiesta di giustizia e verità espressa dai familiari delle vittime» – secondo il comunicato della Santa Sede –, mentre l’indagine non va avanti da mesi a causa di ingerenze politiche interne.
Inoltre, durante il colloquio, «l’attenzione si è rivolta ai gravi problemi socio-economici che affliggono il Paese e alla situazione dei profughi, nella speranza che l’aiuto della comunità internazionale, le prossime elezioni legislative (previste per il prossimo 15 maggio – ndr) e le necessarie riforme possano contribuire a rafforzare la pacifica convivenza tra le diverse confessioni religiose che vivono nella Terra dei cedri.
Negli ultimi anni, il Libano ha subito un afflusso di circa un milione e mezzo di rifugiati dalla guerra in Siria, una devastante crisi finanziaria, la mancanza di un governo stabile, una grande ondata di emigrazione che ha colpito la sua élite, e tutto questo senza contare l’impatto della pandemia di Covid-19. Inoltre, l’invasione russa dell’Ucraina rischia di provocare una crisi alimentare anche in Libano, che dipende dalle importazioni di grano dal Paese dell’Europa orientale.
La Santa Sede come garante
Michel Aoun ha incontrato anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, numero due della Santa Sede, il quale ha affermato che «la stabilità del Libano contribuisce alla stabilità della regione, e abbiamo molte ragioni per essere dalla vostra parte». Il capo di Stato libanese ha incontrato poi l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri della Santa Sede. Gallagher aveva di recente assicurato che la Santa Sede è pronta a svolgere il ruolo di mediatore in un dialogo tra i partiti politici, a condizione che sia presentata una richiesta ufficiale di tutte le parti interessate.
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Infine, Michel Aoun ha anche invitato, da Roma, a «sostenere la proposta di creare un fondo nazionale di sostegno in Libano, sotto gli auspici della Santa Sede, e di raddoppiare i programmi di assistenza in Libano». Un appello che arriva in un momento in cui la guerra in Ucraina sta attirando aiuti e attenzione da parte della comunità internazionale… Il direttore della Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, e quello del Programma alimentare mondiale (Pam), incontrando Aoun, hanno affermato che il suo suggerimento sarà preso in considerazione, secondo quanto riferito dalla presidenza libanese.