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Niente Pasqua in Terra Santa per i pellegrini etiopi?

Christophe Lafontaine
16 marzo 2022
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Niente Pasqua in Terra Santa per i pellegrini etiopi?
I fedeli cristiani etiopi prendono parte alla processione del Venerdì santo sulla Via Dolorosa nella città vecchia di Gerusalemme, 22 aprile 2011. (foto Miriam Alster/Flash90)

In Israele i media hanno riferito che le autorità vorrebbero impedire a gruppi di pellegrini cristiani etiopi di venire in Terra Santa a Pasqua per paura che vi rimangano. La causa sarebbe il conflitto in corso nel loro Paese.


«La chiusura delle porte del Paese ai turisti etiopi a Pasqua è irragionevole e drastica. Lo Stato di Israele ha la responsabilità internazionale di consentire visite in Israele per il culto religioso». In una lettera, citata nei dettagli il 9 marzo da Passport News – un sito israeliano di notizie e informazioni dedicato al turismo – Yossi Fattal, direttore generale dell’associazione dei tour operator in Israele, ha reagito con forza alla decisione dell’Autorità per la popolazione e l’immigrazione di vietare di fatto un facile ingresso in Israele per i pellegrini cristiani provenienti dall’Etiopia.

L’Autorità israeliana per la popolazione e l’immigrazione, il cui direttore generale Tomer Moskowitz ha affermato che le direttive provenivano dal ministero dell’Interno, si è giustificata affermando – secondo The Times of Israel – che «molti gruppi di turisti arrivati ​​dall’Etiopia negli ultimi anni effettivamente non erano rientrati ed erano rimasti in Israele illegalmente».

Procedure vincolanti

Domenica 13 marzo la rete televisiva israeliana Channel 13, prima che diversi media riprendessero l’informazione, ha citato il parere dato dall’Autorità per la popolazione e l’immigrazione in cui, a causa della guerra civile che sta dilaniando l’Etiopia dal novembre 2020, si diceva di temere che «questi turisti (i pellegrini etiopi – ndr) per tale ragione non rientreranno».

Channel 13 chiedeva quindi alle agenzie turistiche di non consentire l’ingresso di gruppi di pellegrini cristiani etiopi durante le imminenti festività pasquali, per pregare nei Luoghi santi. La lettera specificava che tutti gli etiopi che intendono recarsi in Israele dovrebbe farlo a titolo personale, e non attraverso un gruppo organizzato, contattando le autorità competenti via Internet e aspettando di ricevere o meno l’autorizzazione per entrare in Israele.

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«La direttiva draconiana che avete emanato impedisce di fatto la libertà di culto in Israele, che è il centro religioso più importante per la religione cristiana», ha scritto Yossi Fattal nella sua lettera. Rivolgendosi al direttore Moskowitz, chiede di riconsiderare la posizione adottata al fine, in particolare, di evitare di provocare un «inutile incidente diplomatico sul quale le parti coinvolte si affretteranno a fomentare odio e antisemitismo».

Una politica ritenuta «seriamente discriminatoria»

The Times of Israel ha anche riferito che il direttore generale dell’Associazione dei tour operator in Israele ha in seguito scritto ufficialmente al ministro dell’Interno israeliano Ayelet Shaked denunciando la misura, definita «seriamente discriminatoria». Tanto più che, come ha riferito Channel 13, Israele non ha imposto restrizioni del genere ai pellegrini provenienti da altri Paesi. Per Yossi Fattal tanto vale chiudere del tutto i cieli di Israele ai pellegrini cristiani provenienti dall’Etiopia perché, in concreto, secondo lui, l’Autorità non potrà evadere in tempo la quantità di singole richieste che riceverà.

Nella sua lettera al ministro a cui chiede di modificare le direttive, Yossi Fattal ha ribadito che «lo Stato di Israele [aveva] una responsabilità internazionale in tutto ciò che riguarda la libertà di culto nei santi luoghi delle tre religioni che sono dentro i confini di Israele».

Ha anche spiegato che il cambiamento di procedura ha provocato forti reazioni da parte delle autorità etiopi: «Decine di sferzanti lettere di denuncia ci sono giunte dall’Etiopia, anche da parte di alti responsabili religiosi che vedono nella condotta dello Stato di Israele disprezzo per i sentimenti religiosi dei credenti di nazionalità etiope». Inoltre, tale iniziativa «può danneggiare lo status e l’immagine di Israele nel mondo». Infine, il sito israeliano Passport News ha riferito che l’ambasciatore etiope in Israele ha intenzione di contattare il governo israeliano.


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