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Beirut nei cieli di Alice

Anna Jannello
8 marzo 2022
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Beirut nei cieli di Alice

Due grandi amori pervadono il primo lungometraggio della regista francese Chloé Mazlo: quello della protagonista, la svizzera Alice, per il giovane scienziato libanese Joseph e quello per un Paese stravolto dalla guerra civile degli anni 1975-1990.


C’è la tragedia di una guerra lunghissima, quella che ha dilaniato il Libano dal 1975 al 1990, ma c’è soprattutto una grande storia d’amore in I cieli di Alice, primo lungometraggio della giovane regista francese Chloé Mazlo. È la passione che lega la bambinaia svizzera Alice, una straordinaria Alba Rohrwacher, allo scienziato libanese Joseph, interpretato dall’attore Wajdi Mouawad (fuggito, ancora bambino, dal Libano). Dapprima raccontata come una fiaba, la loro storia diventa sempre più problematica e difficile con l’inasprirsi della guerra civile: il conflitto esterno s’insinua nelle loro esistenze condizionando la vita di coppia e dell’intera famiglia.

Forte e tenace è anche l’amore che Alice prova per il Paese in cui ha scelto di vivere.

Appena diplomata – le scene iniziali sono raccontate in animazione con tratti piacevolmente infantili – non esita a nascondere ai severi genitori montanari l’offerta di lavoro arrivata da Friburgo per partire, invece, alla volta della più lontana e fascinosa Beirut. La città l’accoglie con i suoi giardini, profumi, colori. Un paesaggio a tinte pastello fa da sfondo all’incontro, in un caffè, con Joseph che le dichiara il suo amore con una poesia in arabo.

Nella descrizione della scintillante Beirut anni Cinquanta, la regista si è ispirata ai racconti di sua nonna che, come Alice, dalla Svizzera si era trasferita in Libano, innamorandosene. «L’attaccamento a una terra è qualcosa di irrazionale, ed è ancora più difficile da comprendere se ci innamoriamo di una nazione che non è neanche quella in cui siamo nati e cresciuti» spiega Chloé Mazlo, nata in Francia, dove si erano rifugiati i suoi genitori.

Dopo due anni di guerra civile, innumerevoli cessate il fuoco disattesi, bombardamenti vissuti sulle scale di casa, la passione di Alice per il suo Paese d’adozione è messa a dura prova.

In molti sono fuggiti a Parigi: la gallerista che espone i suoi dipinti, il fratello di Joseph con la numerosa famiglia e l’amatissima unica figlia Mona, partita per raggiungere il fidanzato Selim.

Tenacemente attaccato al suo Paese e ai suoi sogni di scienziato (costruire un razzo per mandare il primo libanese sulla luna) Joseph non condivide il malessere e l’angoscia della moglie, la invita a ritornare in Svizzera per riposarsi un po’; fino al punto che, esasperata, la protagonista divide in due con delle piante il loro appartamento, una simbolica “linea verde” come quella che separa Beirut fra est e ovest.

Gli scontri fra le diverse fazioni che hanno distrutto per 15 anni la capitale libanese, nel film sono resi simbolicamente da due bande contrapposte di militari dal volto mascherato, separate da sacchi di sabbia. Ma i soldati (reali o immaginari?) fanno anche irruzione nell’appartamento di Alice, costretta a cucinare per loro, invadono il salotto e suonano il piano. Finché lei dice basta.

Il 4 aprile 1977 Alice è sulla nave che la porterà a Cipro per poi proseguire in aereo per Ginevra. Scrive e riscrive una lettera a Joseph rivivendo in flashback la sua vita nel paese dei Cedri e la lunga storia d’amore con il marito. Che alla fine la raggiunge sul battello, simbolica affermazione dell’indissolubilità dei veri legami del cuore.

Nell’aprile 2016, a testimonianza del sanguinoso conflitto libanese, è stato inaugurato Beit Beirut, il museo sulla guerra civile ospitato nello stesso palazzo (costruito dalla famiglia Barakat nel 1924 in stile neo-ottomano) che, per la sua posizione strategica sulla linea di confine, fu occupato dai miliziani cristiani e difeso dai cecchini fino alla fine della guerra.


titolo originale: Sous le ciel d’Alice
regia: Chloé Mazlo
interpreti: Alba Rohrwacher, Wajdi Mouawad, Isabelle Zighondi, Mariah Tannoury, Jade Breidi, Odette Makhlouf, Hany Tamba
distribuzione: I Wonder Pictures
durata: 92 minuti
produzione: Francia, 2020

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