Allentamenti in corso in Israele. Mentre si attenuano gli effetti dell’ondata della variante omicron, il governo ha accettato di revocare diverse restrizioni dovute al Covid-19, comprese quelle sui viaggi. Sebbene un piano di vaccinazione completo sia, dal 9 gennaio, condizione per l’ingresso nel Paese, dal primo marzo i turisti di tutte le età potranno entrare in Israele, anche non vaccinati. Rimarranno necessari due test Pcr negativi (prima della partenza e all’arrivo in aeroporto). I cittadini israeliani dovranno eseguire solo un test Pcr all’arrivo.
«Stiamo assistendo a un costante calo dei dati sulla morbilità. Quindi ora è il momento di aprire gradualmente ciò che siamo stati i primi al mondo a chiudere», ha affermato il primo ministro Naftali Bennett in una dichiarazione rilasciata domenica 20 febbraio, riferendosi ai confini del Paese.
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Al culmine dell’ondata di omicron, intorno al 25 gennaio, nel Paese sono stati registrati quasi 80.600 nuovi casi al giorno. Il 21 febbraio il numero era sceso a poco meno di 14 mila. Quasi metà della popolazione israeliana aveva ricevuto la terza dose di vaccino, e questo ha aiutato, secondo le autorità sanitarie, a limitare il numero di ricoveri ospedalieri al culmine della diffusione della variante omicron. Secondo i dati del ministero della Salute diffusi il 16 febbraio, i casi gravi di coronavirus sono diminuiti del 24 per cento in una settimana. Il tasso di riproduzione del virus è sceso a R 0,86: una persona infetta contagia in media meno di una nuova persona, contribuendo alla diminuzione del numero di nuovi casi.
Fine del pass sanitario
Il provvedimento segue di pochi giorni l’annuncio della fine del pass sanitario, per il quale Israele era stato uno dei pionieri. All’inizio di febbraio il governo aveva annullato l’obbligo di avere un pass per sedersi in caffè, ristoranti, bar, palazzetti dello sport o in hotel, ma lo aveva mantenuto per altri luoghi, come sale da concerto o cinema.
Secondo il ministero del Turismo, due anni di chiusura delle frontiere sarebbero costati all’economia israeliana poco più di 7 miliardi di dollari. L’anno prima della pandemia, Israele aveva registrato un numero record di turisti, con 4,55 milioni di visitatori nel 2019. Il primo ministro Naftali Bennett ha ribadito nelle ultime settimane di voler combattere il virus favorendo la vaccinazione, per non «bloccare» l’economia del Paese che ha subito una forte contrazione nel 2020. Da allora si è ripresa, con una crescita del Pil stimata in +8,1 per cento nel 2021 (secondo l’Ufficio nazionale di statistica). Si tratta del più grande aumento avvenuto dopo il 2000.