Nella Bibbia, la storia della salvezza non è altro che una paziente e costante ricerca dell’uomo da parte di Dio. Possiamo infatti dire che la rivelazione di Gesù da parte del Padre è il segno del suo desiderio di incontrare l’uomo, cercandolo fin negli abissi più profondi del peccato e della morte.
Gesù, segno del Dio cercatore, è prefigurato nel libro di Ezechiele con l’immagine del pastore che passa in rassegna il suo gregge, lo raduna, lo conduce nei rigogliosi pascoli dei monti di Israele e va alla ricerca della pecora perduta per ricondurla nell’ovile. Questa immagine così carica di significato e che racconta l’essere di Dio è poi ripresa nella predicazione di Gesù come riportano i vangeli di Luca e Matteo.
Nonostante l’uomo talvolta presenti delle ambiguità e delle incoerenze, il suo essere in ricerca è l’aspetto che lo rende più simile al suo Dio.
Il verbo «cercare», che gli evangelisti usano ampiamente nei loro racconti, non indica una ricerca curiosa o superficiale, al contrario significa cercare con passione, con metodo e con studio.
Sulle rive del fiume Giordano con la definizione tanto enigmatica quanto sconvolgente: «Ecco l’agnello di Dio» il Battista proclama e consegna ai futuri discepoli la sua testimonianza che presto faranno propria e che li mette in un atteggiamento di sequela.
Con la domanda «Chi cercate?» (Vangelo di Giovanni 1,35-39) Gesù invece vuole portare Andrea e l’altro discepolo a far chiarezza sul loro muoversi chiedendo implicitamente loro la disponibilità a iniziare un cammino di ricerca di cui non sanno ancora quale sarà la meta. È una domanda che vuole creare le condizioni per un percorso di ricerca di alta qualità, che costringe i due uomini a indagare sul motivo profondo del loro movimento che non può essere animato solo dalla curiosità, ma che richiede di aprirsi all’esperienza della fede.
L’evangelista Giovanni, presenta la figura del cercatore/discepolo come colui che compie un percorso attraverso dei segni, i quali da soli non sono però sufficienti a fondare e a rendere autentica la fede. È necessaria una Parola che genera questioni e che deve essere ascoltata, per aprire a un significato più profondo.
L’uomo che vede i segni senza ascoltare la parola rischia di fraintendere e approdare a conclusioni errate. L’esperienza della fede che vuole suscitare Dio attraverso il suo Figlio non sta nel segno, ma nel credere alla sua Parola. Potremmo affermare allora che cercare è il mood del discepolo, ovvero uno stato di permanente accoglienza dei segni e della sua Parola che rivela il loro significato in un itinerario personale e straordinariamente originale.
Oltre a questo, perché il cercatore possa approdare a qualcosa, è a lui richiesto l’accogliere l’invito che Gesù rivolge da principio ai due discepoli: «Venite e vedrete».
La strada della ricerca è aperta dalla testimonianza del Battista, ma è l’incontro personale con Gesù che è determinante. Occorre frequentarsi, vivere un’esperienza, un incontro che dura nel tempo. Nei vangeli, l’incontro personale con Gesù vissuto dai discepoli, ma anche da molte altre persone, è il momento decisivo che porta verso la vita piena. Tra il cercare e il trovare ci sono dunque due passaggi: la verifica della propria ricerca e la Galilea che è lo stare insieme a Gesù, l’ascoltare la sua parola, seguirlo nel suo attraversare i villaggi e incontrare le genti, ascoltare le sue risposte alle sfide lanciate da scribi e farisei, vedere le sue mani che toccando guariscono, liberano e rialzano.
La fame e la sete di assoluto che resistono dentro ogni uomo, nonostante le distrazioni e le fatiche, sono lo stesso punto di partenza dei discepoli che nella pianura di Gerico iniziano un percorso grazie al richiamo che arriva dal Battista e trova risposta nel cuore della folla. È l’inquietudine che ha spinto Francesco d’Assisi a lasciare le sue sicurezze per scendere nella vita, abbracciare il segno della povertà e scrutare il Vangelo che lo ha portato a sperimentare la grazia di Dio attraverso il dono dei fratelli, della Chiesa e del silenzio.
Perché la nostra vita sia un’esperienza di Dio, siamo chiamati a vivere appieno il verbo: cercare. È questo l’invito che Gesù ci rivolge e che sostiene l’intera intelaiatura della narrazione dei Vangeli e della vita di ogni uomo che cerca la felicità: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». (Vangelo di Matteo 7,7-8)
(* Commissario di Terra Santa per la Toscana)
Eco di Terrasanta 2/2022
«C’è più gioia nel dare che nel ricevere»
«Quello che è accaduto in tutto il mondo è accaduto anche in Terra Santa». Il Custode, fra Francesco Patton, nel suo messaggio per la Colletta del Venerdì Santo 2022 che qui riportiamo, ci ricorda le fatiche e l’impegno profuso in Terra Santa durante questi due anni così difficili.