Circa 1.700 e 600 anni fa, due navi affondarono nello stesso punto, a circa un millennio di distanza. Tali fatti avvenneno lungo le coste di Cesarea, nel primo caso in epoca romana, tra il I e il III secolo d.C., e per quanto riguarda il naufragio più recente, nel periodo mamelucco. Un’indagine archeologica subacquea condotta nei mesi scorsi dall’Autorità israeliana per le antichità (Aia) ha riportato in superficie un tesoro marino definito dagli archeologi «spettacolare», in un comunicato diffuso il 22 dicembre.
Cesarea prende il nome dalla famosa Cesarea Maritima, costruita da Erode il Grande intorno al 25-13 a.C. come importante città portuale. I resti dei due relitti sono stati ritrovati sparsi in acque poco profonde (circa 4 metri) per diverse decine di metri. Sembra che le navi avessero gettato l’ancora vicino a Cesarea e in entrambi i casi una tempesta le avesse affondate, secondo quanto affermano Jacob Sharvit e Dror Planer, dell’unità di archeologia marina dell’Aia.
Oltre a centinaia di monete romane in argento e bronzo risalenti alla metà del III secolo d.C., ritrovate nella nave più antica, gli archeologi hanno scoperto nella seconda nave un importante gruzzolo di 560 dirham in argento della prima metà del XIV secolo d.C., cioè del periodo mamelucco durante il regno del sultano al-Nasr Muhammad (1285-1341). I pezzi sono molto ben conservati. Infatti, sott’acqua e in assenza di ossigeno tali manufatti spesso si conservano molto bene.
Un anello che raffigura il Buon Pastore
Forse l’oggetto più importante è stato trovato tra quelli che gli archeologi ritengono essere «rari effetti personali» delle persone che erano a bordo. Tra i più significativi hanno individuato un grande e bellissimo anello ottagonale in oro, incastonato con una pietra preziosa ovale e verde su cui è incisa la figura di un giovane pastore, vestito con una tunica e che porta una pecora sulle spalle.
Questa immagine è ben nota nell’arte paleocristiana e rappresenta Gesù come il Buon Pastore. Si ritrova nei Vangeli, in particolare in Giovanni al capitolo 10, 11.14: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore»; o, ancora: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me».
«Questo anello d’oro è unico – hanno detto gli archeologi –: ci dà, forse, un’indicazione sul suo proprietario, un cristiano dei primi tempi del cristianesimo». Secondo Jacob Sharvit, probabilmente apparteneva a un ricco cristiano che viveva a Cesarea.
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Nel Nuovo Testamento, Cesarea è nota per aver ospitato una delle prime comunità cristiane e per essere stata il punto di partenza della diffusione del cristianesimo nel mondo.
Nel III secolo, all’epoca dell’Impero romano, il porto di Cesarea era «un fulcro dell’attività di Roma», come ha spiegato all’agenzia Afp Helena Sokolov, che cura per l’Aia il dipartimento di numismatica e che ha studiato l’anello in questione. «La presenza di un tale simbolo su un anello, probabilmente appartenente a un romano operante a Cesarea o nei dintorni, era una cosa logica, data la natura eterogenea del porto, dal punto di vista etnico e religioso, quando nel III secolo era uno dei primi centri del cristianesimo», ha aggiunto. «Era un periodo in cui il cristianesimo era solo agli inizi, ma stava decisamente crescendo e sviluppandosi, soprattutto in città miste come Cesarea», ha dichiarato Sokolov, osservando che l’anello, di piccole dimensioni, era probabilmente un gioiello femminile.
Pietra preziosa, figurine, campanelle e ceramiche
Anche una bellissima gemma rossa probabilmente progettata per essere incastonata in un anello è stata riportata alla luce durante gli scavi subacquei dell’Autorità israeliana per le antichità. «Siamo davvero fortunati», ha detto Jacob Sharvit in un video dell’Aia, perché la pietra è «davvero piccola». In altre parole, possono essere contenti di aver trovato un ago in un pagliaio! Si può notare sul lato superiore della gemma, una lira, finemente intagliata.
Gli archeologi non mancano di ricordare che, nella tradizione ebraica, la lira si chiama Kinor David («arpa di David»). Secondo il Primo libro di Samuele, nel capitolo 16, versetto 23, il re Davide suonava la sua arpa per Saul: «Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui».
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Gli archeologi hanno estratto dal fondo del mare anche un calamaio; delle ceramiche; una statuina in bronzo a forma di aquila, che simboleggia la dominazione di Roma e che apparteneva senza dubbio alla Legione romana; una figurina di una pantomima romana che indossa una maschera della commedia; molte campane di piombo destinate non solo a misurare la profondità dei fondali, ma anche a scacciare gli spiriti maligni.
Sono stati portati in superficie anche molti oggetti metallici provenienti dallo scafo di legno di una delle navi, tra cui decine di grossi chiodi di bronzo, tubi di piombo di una pompa di sentina per espellere l’acqua dalla nave e una grande ancora di ferro andata in frantumi, a testimonianza alla forza della tempesta che dovette sopportare.