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Spazio di preghiera al Muro per tutti gli ebrei: un altro stop

Christophe Lafontaine
31 dicembre 2021
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Spazio di preghiera al Muro per tutti gli ebrei: un altro stop
Fedeli ebrei nella sezione di preghiera mista del Muro occidentale nella città vecchia di Gerusalemme, in un'immagine del 2018. (foto Yonatan Sindel / Flash90)

Il primo ministro israeliano e il suo ministro degli Affari religiosi a metà dicembre hanno deciso di sospendere il piano che prevede una zona di preghiera mista al Muro occidentale di Gerusalemme. Collera degli ebrei conservatori, riformati e delle «donne del muro».


L’allestimento di uno spazio misto per la preghiera al Muro occidentale di Gerusalemme è un progetto che non naviga in buone acque. «Abbiamo deciso di non occuparci di questo per ora», ha detto ai suoi consiglieri Matan Kahana, ministro israeliano degli Affari religiosi. «Stiamo congelando tutto per il momento. Non tocchiamo la questione», ha aggiunto. Le osservazioni sono state riportate dal sito di notizie Zman, il The Times of Israel in lingua ebraica.

Il numero due del governo, Yair Lapid, durante una riunione del suo partito centrista Yesh Atid (C’è un futuro), ha dichiarato il suo sostegno all’accordo, ma ha anche aggiunto che non si poteva fare tutto allo stesso tempo. «Abbiamo quattro anni e faremo molti progressi durante questo periodo», ha dichiarato.

 

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In realtà, l’ultima parola sulla questione spetta all’ufficio del Primo ministro e al segretario di gabinetto Shalom Shlomo. Quest’ultimo, in risposta alle domande del Jerusalem Post, ha negato che il governo volesse ritardare l’attuazione del progetto «per un lungo periodo di tempo», affermando che il problema era «in fase di risoluzione». Ma si è detto d’accordo con Yair Lapid sul fatto che non fosse possibile raggiungere tutti gli obiettivi del governo in una sola volta.

La diaspora all’erta

L’accordo, adottato nel 2016, aveva lo scopo di consentire l’accesso e la preghiera al Muro occidentale (Kotel) per tutte le correnti dell’ebraismo. Era stato negoziato dall’allora presidente dell’Agenzia ebraica, Natan Sharansky, con i leader della diaspora ebraica composta principalmente da correnti non ortodosse, cioè composte in maggioranza da «riformati» o «conservatori» (masorti). Più della metà degli ebrei americani, rispetto a solo un decimo degli ebrei israeliani, afferma di essere non ortodosso. Attaccati al pluralismo religioso, hanno un approccio modernista all’ebraismo.

Tra le parti dell’accordo c’erano logicamente i rappresentanti in Israele di queste correnti religiose liberali, nonché «le donne del muro» che si battono perché le donne possano leggere la Torah ai piedi del Muro occidentale e guidino servizi religiosi. Sono spesso vittime di violenza quando vengono a pregare nel luogo più sacro per l’ebraismo. L’accordo era stato approvato anche dai partiti della coalizione dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu.

Tuttavia, dopo un anno e mezzo l’accordo è stato sospeso, sotto la pressione dei partner ultra-ortodossi della coalizione di Netanyahu, che si erano schierati con l’opposizione all’accordo di «un gruppo molto estremista», ma «non ultra-ortodosso», come ha precisato Matan Kahana. Indipendentemente da ciò, «è stato davvero un periodo devastante per le comunità ebraiche in varie parti del mondo, principalmente negli Stati Uniti, che ha provocato un aumento delle tensioni tra la diaspora ebraica e Israele», ha scritto il 16 dicembre – in un editoriale su Haaretz – Jonathan Greenblatt, l’imprenditore statunitense che è direttore della Anti-Defamation League, il cui obiettivo principale è sostenere gli ebrei contro ogni forma di antisemitismo e discriminazione.

 

La sezione non ortodossa (a destra e colorata in azzurro) dovrebbe raddoppiare le sue dimensioni fino a quasi 930 metri quadrati. Secondo il progetto resterebbe molto più ristretta della sezione ortodossa (segnata in viola, a sinistra). La sezione ortodossa occupa un’area di circa 2000 metri quadrati.

 

Promesse in pericolo

Per comprendere meglio, la piazza principale del Muro Occidentale, che è controllata da una fondazione ortodossa, è divisa in spazi di preghiera separati per uomini e donne. A queste non è permesso leggere un rotolo della Torah, secondo la pratica ortodossa tradizionale. La piazza egualitaria, a sud della piazza principale si trova su una piattaforma temporanea, collocata sopra un’area archeologica. Il compromesso, se attuato, vedrebbe quest’area ampliata e posta su una struttura permanente destinata alla preghiera egualitaria. Il piano prevede anche di assegnare ai rappresentanti dei movimenti riformisti e conservatori un posto nel comitato direttivo per sovrintendere al luogo sacro, dato che la piazza centrale del Muro Occidentale è esclusivamente designata come luogo di preghiera ortodossa.

La coalizione di governo, attualmente guidata da Naftali Bennett, che non comprende alcun ultra-ortodosso, avrebbe potuto lasciar credere che le cose sarebbero proseguite con risultati concreti. Tanto più che dalla scorsa estate diversi membri del governo si erano impegnati, almeno a parole, a dare attuazione all’accordo.

In definitiva, il governo Bennett non fa nessun passo avanti, anche se membri della sua coalizione hanno promesso di opporsi alla decisione del primo ministro e del ministro degli Affari religiosi Matan Kahana, secondo quanto ha riferito secondo The Times of Israel. Una posta in gioco non da poco per mantenere una coalizione non solo fragile per costituzione, poiché rappresenta un elettorato fortemente diversificato, ma anche perché una delle basi dell’accordo di governo poggia proprio sull’impegno delle parti a portare avanti l’accordo che era stato annullato dal governo Netanyahu. Il ministro degli Affari della diaspora, Nachman Shai, non ha forse avvertito di recente che «una coalizione che vuole avere una lunga vita dovrebbe imparare che gli accordi di coalizione devono essere onorati»?

Giochi di equilibrio

Allo stesso tempo, il governo, attraverso il ministro degli Affari religiosi Kahana, è destinato a scontentare i settori nazional-religiosi e ultra-ortodossi, per quanto riguarda alcune riforme che cerca di attuare, in particolare sul kosher e sulle conversioni all’ebraismo. Secondo gli osservatori, il governo cercherebbe di evitare di confrontarsi, ancora una volta, con i membri dell’opposizione, compresi gli ultra-ortodossi e il Likud, che vedono rosso in merito a questo accordo sul Muro Occidentale e possono sfruttare l’occasione per mobilitare i propri sostenitori.

D’altra parte, le correnti non ortodosse dell’ebraismo, dei movimenti masorti e riformisti, nonché «le donne del muro» non nascondono la loro delusione e persino la loro collera. In una lettera a Shalom Shlomo, riportata dal Jerusalem Post il 12 dicembre, i leader dei tre movimenti hanno affermato che i commenti attribuiti a Kahana «creano una grave crisi di fiducia tra il governo di Israele e l’ebraismo liberale, in Israele e nella diaspora che richiede urgente attenzione». Hanno aggiunto che «un messaggio di resa agli estremisti che cercano di imporre la loro opinione con la forza è in totale contraddizione con le basi su cui è nato questo governo».

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