Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Il Papa a Cipro per una Chiesa paziente e fraterna

Terrasanta.net
3 dicembre 2021
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Il Papa a Cipro per una Chiesa paziente e fraterna
Papa Francesco viene accolto nella cattedrale maronita di Nicosia. (foto PIO/Cipro)

Il primo appuntamento pubblico di papa Francesco a Cipro è nel pomeriggio del 2 dicembre con il clero, le religiose e i laici delle associazioni. Due suore illustrano la situazione, il Papa addita l'esempio di san Barnaba.


(g.s.) – Il primo incontro pubblico di papa Francesco dopo essere sbarcato all’aeroporto di Larnaca nel pomeriggio del 2 dicembre si è svolto nella piccola cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie, a Nicosia. Accolto dal patriarca maronita Beshara Rai, giunto appositamente da Beirut, e dall’arcivescovo Selim Sfeir il Papa ha incontrato i sacerdoti, i religiosi e religiose, i diaconi, i catechisti e i rappresentanti di associazioni e i movimenti ecclesiali presenti a Cipro.

Dopo alcune parole di benvenuto del patriarca Rai sono intervenute due suore che con brevi discorsi hanno tratteggiato per sommi capi la situazione della Chiesa cattolica sull’isola. Le religiose appartengono a due istituti di lunga e attiva presenza nella vita pastorale e caritativa della piccola cattolicità cipriota.

L’importanza della scuola

Parlando in greco Antonia Piripitsi, delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, ha spiegato che a Cipro, come in tanti altri Paesi del mondo, «l’evangelizzazione è stata portata avanti anche attraverso tanti religiosi e religiose che hanno dato priorità all’educazione dei bambini poveri». Una missione che oggi continua nelle tre scuole cattoliche in attività: il Terra Santa College dei francescani a Nicosia (fondato nel 1646); la Scuola Santa Maria a Limassol (appartenente alla famiglia religiosa di suor Piripitsi); la scuola elementare di San Marone a Anthoupoli (sobborgo di Nicosia), frequentata soprattutto da alunni maroniti. Le prime due scuole godono di prestigio tra gli istituti privati ciprioti e «sono aperte a ragazzi e ragazze di tutte le etnie, mentalità, culture e religioni». Rappresentano perciò, sottolinea la suora, «un luogo d’incontro veramente ecumenico, senza alcuna discriminazione, dove si costruiscono ponti, dove gli alunni imparano a rispettare l’un l’altro nella propria diversità, ad amarsi, ad aiutarsi, a dialogare».

Altre tre scuole hanno dovuto chiudere i battenti dopo l’invasione delle forze turche nel 1974 ha sottolineato suor Antonia: «Alcune delle nostre suore più anziane raccontano con dispiacere come hanno dovuto fuggire senza indugio, per salvarsi la pelle. Pensavano di dover stare via solo una notte, ma quella notte dura da 47 anni. L’anno 1974 ha segnato una pagina drammatica nella plurisecolare convivenza pacifica tra la popolazione greca-cipriota cristiana e turco-cipriota musulmana. La divisione di Cipro ha radicalmente cambiato non solo assetto politico e sociale dell’isola, ma anche la nostra missione nella zona occupata nella parte nord. Nonostante diverse difficoltà e pericoli le suore, assistite dai sacerdoti maroniti, non hanno mai smesso ad essere presenti, povere tra la gente povera, per sostenerla spiritualmente e moralmente, e far sì che le campane di alcune chiese continuino a suonare».

In conclusione suor Piripitsi ha additato al Papa e all’assemblea la fermezza delle sue consorelle: «Le nostre suore originarie di Kormakiti, Asomatos, Ayia Marina e Karpasha (i quattro villaggi maroniti nel nord di Cipro – ndr) stanno avanzando negli anni, mentre si constata che vengono a mancare le famiglie cattoliche perché, dopo la divisione dell’isola, sono sparse ovunque; inoltre, come in molti Paesi d’Europa anche a Cipro la crisi demografica e la secolarizzazione della vita quotidiana rendono i nostri giovani poco disponibili alla vita di servizio nella Chiesa. Si tratta di una sfida importante, che affrontiamo con la preghiera e con la testimonianza, perché appaia attraverso di noi tutta la bellezza della sequela».

Per la dignità dei migranti

Suor Perpetua Nyein Nyein Loo – originaria del Myanmar e appartenente alle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione – parlando in inglese si è soffermata sulla questione dei lavoratori stranieri, migranti e richiedenti asilo. Un popolo che la domenica affolla le chiese, dove trova conforto, speranza, radicamento, insieme alla possibilità di incontrarsi e sostenersi reciprocamente.

La particolare situazione geografica di Cipro – ha osservato la suora – rende il Paese un crocevia tra Europa, Asia ed Africa e un luogo di incontro tra diverse tradizioni culturali e religiose.

Suor Perpetua ha citato i quattro istituti religiosi femminili presenti sull’isola: le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione; le suore srilankesi del Perpetuo Soccorso e le suore antoniane maronite. Tutte le religiose sono impegnate nel campo dell’istruzione, della pastorale, delle attività assistenziali e caritative.

«Gran parte del nostro lavoro – ha detto la giovane religiosa – consiste nel difendere i diritti umani fondamentali di coloro che sono nel bisogno e dei lavoratori migranti, che spesso devono sopportare il peso di debiti sproporzionati e di trattamenti duri e ingiusti, come la non corresponsione del salario, un orario di lavoro troppo prolungato, abusi verbali e fisici e altre forme di discriminazione. Molto spesso questi abusi compromettono la salute fisica e mentale di chi li subisce, facendo naufragare i sogni di chi cercava una vita migliore o più prospera. In tale contesto noi cerchiamo di restaurare la dignità umana procurando un tetto e del cibo, legalizzando la situazione dei lavoratori e aiutandoli a trovare un potenziale posto di lavoro e un sostegno finanziario».

«Un altro impegno vitale – ha aggiunto suor Perpetua – è l’educazione delle nuove generazioni. Vogliamo costruire una società più umana e più rispettosa delle differenze culturali e razziali. Le nostre congregazioni continuano a cercare di esprimere la compassione di Dio a tutti coloro che soffrono, sono malati o esclusi. Lavoriamo anche in collaborazione con le nostre parrocchie, offrendo servizi pastorali. Tutti i nostri sforzi sono ispirati dal Suo stimolo pastorale ad andare verso alle periferie nonostante le difficoltà e gli ostacoli».

«Una bella macedonia!»

È seguito il discorso del Papa, che all’arrivo all’aeroporto era sembrato affaticato e molto cauto nello scendere la scaletta dell’aereo. Francesco ha letto stando seduto e toccando argomenti ricorrenti nella sua predicazione.

Nei ringraziamenti iniziali, scandendo le parole il Papa ha guardato verso le suore appena intervenute: «Grazie a tutti voi, per il vostro ministero e il vostro servizio; in particolare a voi, sorelle, per l’opera educativa che portate avanti nella scuola, tanto frequentata dai ragazzi dell’isola, luogo di incontro, di dialogo, apprendimento dell’arte di costruire ponti. Grazie! Grazie a tutti per la vostra vicinanza alle persone, specialmente nei contesti sociali e lavorativi dove è più difficile».

Poi, rivolto all’assemblea, ha detto: «Vi guardo e vedo la ricchezza della vostra diversità. È vero, una bella “macedonia”! Tutti diversi. Saluto la Chiesa maronita, che nel corso dei secoli è approdata a più riprese nell’isola e, spesso attraversando molte prove, ha perseverato nella fede. Quando penso al Libano provo tanta preoccupazione per la crisi in cui versa e avverto la sofferenza di un popolo stanco e provato dalla violenza e dal dolore. Porto nella mia preghiera il desiderio di pace che sale dal cuore di quel Paese. Vi ringrazio per ciò che fate nella Chiesa, per Cipro. I cedri del Libano sono citati tante volte nella Scrittura come modelli di bellezza e grandezza. Ma anche un grande cedro comincia dalle radici e lentamente germoglia. Voi siete queste radici, trapiantate a Cipro per diffondere la fragranza e la bellezza del Vangelo. Grazie! Saluto anche la Chiesa latina, qui presente da millenni, che nel tempo ha visto crescere, insieme ai suoi figli, l’entusiasmo della fede e che oggi, grazie alla presenza di tanti fratelli e sorelle migranti, si presenta come un popolo “multicolore”, un vero e proprio luogo di incontro tra etnie e culture diverse. Questo volto di Chiesa rispecchia il ruolo di Cipro nel continente europeo: una terra dai campi dorati, un’isola accarezzata dalle onde del mare, ma soprattutto una storia che è intreccio di popoli e mosaico di incontri. Così è anche la Chiesa: cattolica, cioè universale, spazio aperto in cui tutti sono accolti e raggiunti dalla misericordia di Dio e dall’invito ad amare. Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica»

Nella seconda parte del discorso, Francesco si è soffermato sulla figura del cipriota san Barnaba, compagno della missione evangelizzatrice dell’apostolo san Paolo. Dall’esempio di Barnaba il Papa ha richiamato due concetti: pazienza e fraternità. Anche al clero, ai religiosi e ai laici impegnati di Cipro Bergoglio ha chiesto di essere una Chiesa paziente, «una Chiesa che non si lascia sconvolgere e turbare dai cambiamenti, ma accoglie serenamente la novità e discerne le situazioni alla luce del Vangelo». Ai sacerdoti ha raccomandato: «Per favore, non siate rigoristi nella confessione. Quando vedete che qualche persona è in difficoltà dite: “Ho capito, ho capito”. Questo non vuol dire “manica larga”, no. Vuol dire cuore di padre, come cuore di padre è Dio. L’opera che il Signore compie nella vita di ogni persona è una storia sacra: lasciamocene appassionare. Nella multiforme varietà del vostro popolo, pazienza significa anche avere orecchie e cuore per diverse sensibilità spirituali, diversi modi di esprimere la fede, diverse culture. La Chiesa non vuole uniformare – per favore, no! – ma integrare tutte le culture, tutte le psicologie della gente, con pazienza materna, perché la Chiesa è madre».

«Discutere fa bene se si resta fratelli»

Il Papa ha poi ricordato che fra Barnaba e Paolo ci furono anche disaccordi su come evangelizzare. «Questa – ha rimarcato Bergoglio – è la fraternità nella Chiesa: si può discutere sulle visioni, sui punti di vista – e conviene farlo, conviene, questo fa bene, un po’ di discussione fa bene – su sensibilità e idee diverse, perché è brutto non discutere mai. Quando c’è questa pace troppo rigorista, non è di Dio. In una famiglia i fratelli discutono, scambiano i punti di vista. Io sospetto di coloro che non discutono mai, perché hanno “agende” nascoste, sempre. Questa è la fraternità della Chiesa: si può discutere sulle visioni, su sensibilità, su idee diverse, e in certi casi dirsi le cose in faccia con franchezza, questo aiuta in certi casi, e non dirle da dietro con un chiacchiericcio che non fa bene a nessuno. È occasione di crescita e cambiamento la discussione. Ma ricordiamo sempre: si discute non per farsi la guerra, non per imporsi, ma per esprimere e vivere la vitalità dello Spirito, che è amore e comunione. Si discute, ma si rimane fratelli».

L’assemblea si è sciolta dopo il canto delle litanie e la benedizione del Papa, che si è poi diretto al palazzo presidenziale dov’era atteso per la cerimonia ufficiale di benvenuto a Cipro e l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico.

Abbecedario della Shoah
Anna Maria Foli

Abbecedario della Shoah

Le parole per capire e non dimenticare
Il Giubileo ad Assisi 2025
Enrico Impalà

Il Giubileo ad Assisi 2025

Guida al pellegrinaggio
Il Giubileo a Roma 2025
Roberta Russo

Il Giubileo a Roma 2025

Guida al pellegrinaggio
Grande storia dei Giubilei
Anna Maria Foli

Grande storia dei Giubilei

Dalle antiche origini ebraiche a oggi