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Sta chiuso in carcere il sogno di un Egitto nuovo

Giulia Ceccutti
5 novembre 2021
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Sta chiuso in carcere il sogno di un Egitto nuovo

Un libro per offrire al pubblico italiano ampia selezione degli scritti, discorsi e analisi di Alaa Ab del-Fattah, attivista per i diritti umani rinchiuso, come tanti altri detenuti politici, nelle prigioni egiziane. Dove paga un alto prezzo per le sue idee sul Paese.


Alaa Ab del-Fattah – nato al Cairo nel 1981 da un’importante famiglia di difensori dei diritti umani – è uno dei simboli della dissidenza egiziana. In prima linea nella lotta per il cambiamento in Egitto, è stato tra le figure chiave della “rivoluzione” di piazza Tahrir del 2011, che portò alla caduta del presidente Hosni Mubarak.

Attivista e blogger più volte perseguitato, colui che prende la parola in questo libro è stato arrestato per la prima volta nel 2006 in occasione di una manifestazione pacifica. Ha vissuto gli ultimi sette anni praticamente sempre in cella. Dal settembre 2019 è detenuto in regime di detenzione cautelare nel carcere di massima sicurezza di Tora, nella capitale. Ha subìto, negli anni, torture sistematiche. Attualmente gli sono negati l’acqua calda, l’esercizio fisico e l’accesso a carta e penna, libri, radio, corrispondenza.

Nella sua condizione in Egitto sono oggi centinaia di migliaia di detenuti per ragioni politiche. I loro casi rimangono aperti per anni senza essere rinviati a giudizio, «eludendo – spiega Alaa – la sentenza della Corte costituzionale sull’incostituzionalità della detenzione cautelare».

Questo libro di quasi 300 pagine raccoglie un’ampia selezione dei suoi scritti, discorsi, analisi, prese di posizione (in parte pubblicate anche sui social media). Vengono per la prima volta sistematizzati e presentati in italiano il pensiero di Alaa, il suo lavoro e la sua coraggiosa lotta per la democrazia.

Il libro è frutto di un testardo sforzo collettivo, che ha coinvolto una rete di familiari e amici nella selezione, verifica e contributo alla traduzione dei testi. Pubblicato in Italia dall’editore Hopefulmonster, è sostenuto da Amnesty International (organizzazione che definisce Alaa un «prigioniero di coscienza») e Arci.

Gli scritti seguono una scansione cronologica che va dal 2011 al 2020 e sono corredati da un’utile cronologia storica dell’Egitto dal 1952 a oggi.

Uno dei fili conduttori è la riflessione sull’iter della rivoluzione, dagli inizi a quanto non si è ancora realizzato. Parallelamente, torna più volte il tema delle carceri, divenute la risposta a tutti i problemi del governo, e del dramma delle condizioni dei prigionieri, ulteriormente peggiorate dalla pandemia.

Alaa si esprime inoltre sulla «crisi di un’intera nazione», che tocca tutte le istituzioni egiziane. Prova a tracciare differenti «percorsi del cambiamento» («non c’è via di salvezza se non il cambiamento politico, a partire dai vertici del sistema»).

Parla di attivismo, costituzione, riforme, speranze per un futuro più degno per il suo popolo: «Sperare, come disperarsi, è tradire», scrive nel 2014. «Ma, come la disperazione, è una naturale debolezza umana. Qui, nella mia cella, lotto con i miei sogni e i miei incubi, e non so cosa mi fa più male. A volte mi lascio andare alla disperazione, talvolta mi abbandono alla speranza, ma non mi sento mai un traditore». Identifica le principali questioni che il Paese deve fronteggiare oggi («acqua, cibo, sviluppo, giustizia e riconciliazione»). Mostra anche un deciso, seppure sofferto, pragmatismo, che lo porta ad affermare: «Quando si tratta di giustizia e riconciliazione, dal nostro punto di vista, di noi vittime della repressione, suggerirei che è necessario rimandare tutto ciò che riguarda le istituzioni esistenti e concentrarsi sul futuro, finché le circostanze non consentiranno di portare a termine procedure per una giustizia di transizione e una riforma costituzionale di vasta portata. Sì, chiedo di sacrificare i nostri sogni in modo che i nostri figli possano avere i propri, di sogni. E vorrei chiedere a coloro che da ogni parte hanno perso i propri cari di rimandare l’ottenimento della giusta punizione, a cui hanno diritto, in cambio della garanzia che non ci saranno più massacri, bombe e assassinii» (22 gennaio 2020).

Ciò che più colpisce, nel corso della lettura, sono la lucidità di analisi, la capacità di «fare ordine» – pur nella vastità e complessità dei temi toccati – e l’ampiezza di respiro. Il libro offre una preziosa chiave d’accesso per una maggiore comprensione di un quadro, quello dell’Egitto attuale, quanto mai intricato, e che così poco conosciamo.


Alaa Abd el-Fattah
Non siete stati ancora sconfitti
Hopefulmonster, 2021
pp. 288 – 23,00 euro

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