(g.s.) – È stato ufficialmente annunciato quest’oggi, 5 novembre, l’imminente viaggio di papa Francesco a Cipro. Bergoglio sarà nell’isola del Mediterraneo orientale dal 2 al 4 dicembre. Di certo soggiornerà nella capitale Nicosia, ma al momento non è ancora noto il programma ufficiale della visita. Il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha aggiunto che il Papa sarà poi in Grecia, fino al 6 dicembre. Tappe già previste sono Atene e l’isola di Lesbo.
Già da questi primi elementi c’è da presumere che anche in questo viaggio internazionale il Papa toccherà uno dei temi che gli stanno più a cuore: l’attenzione ai problemi dei migranti, che già incontrò a Lesbo nel 2016 e che a Cipro riempiono le chiese delle quattro parrocchie di rito latino, con numeri che superano anche quelli della comunità locale, composta soprattutto da cattolici di rito maronita.
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Salutano con gioia la visita di papa Francesco a Cipro il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa (che ha giurisdizione canonica anche sui latini che vivono sull’isola), l’arcivescovo maronita di Cipro, mons. Selim Sfeir (di fresca nomina) e il Custode di Terra Santa, Francesco Patton, con i frati che prestano servizio in tre parrocchie (Nicosia, Larnaca e Limassol) e nel Terra Sancta College della capitale. L’unico altro papa a metter piede su questo lembo di terra fu Benedetto XVI nel 2010.
In una lettera inviata oggi al popolo della sua diocesi, il patriarca Pizzaballa scrive: «Siamo lieti e onorati di questa visita, che vuole essere ad un tempo pellegrinaggio e incontro. Pellegrinaggio sulle orme dell’apostolo Barnaba, apostolo delle genti insieme a Paolo, padre della Chiesa di Cipro. Incontro con la realtà del Medio Oriente che fa confluire nel Mediterraneo e anche a Cipro il dramma di famiglie in fuga da guerre, povertà, lotte di potere e settarismi religiosi».
Pur non potendo ancora scendere nei dettagli del programma, il patriarca sottolinea che «oltre alle visite protocollari e di Stato, il Papa incontrerà l’arcivescovo Chrisostomos e la Chiesa ortodossa con la quale le relazioni sono eccellenti; ascolterà i religiosi e i sacerdoti che operano sull’isola; celebrerà una Santa Messa per tutti i cattolici nello stadio e incontrerà realtà di migranti e profughi. Il Papa, insomma, desidera toccare con mano ancora una volta la realtà di questa parte di mondo, che sembra incapace di conoscere la pace e di trovare una soluzione ai suoi problemi. Incontrerà, però, anche tante persone che non si rassegnano, ma che costruiscono concretamente il Regno di Dio con il loro impegno per custodire e proteggere l’immagine di Dio nella vita della Chiesa e nel volto dei poveri».