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Tracce archeologiche del terremoto citato da Amos

Aristide Malnati e Virginia Reniero
11 ottobre 2021
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Tracce archeologiche del terremoto citato da Amos

All'inizio del libro biblico del profeta Amos viene menzionato un terremoto. Gli archeologi che scavano la Città di David a Gerusalemme sembrano averne trovate alcune conferme. L'evento risalirebbe all'800 avanti Cristo.


Le catastrofi naturali, si sa, possono a volte lasciare una traccia significativa per lungo tempo nella memoria di intere generazioni. Lascito che è ancora più forte quando tale accadimento negativo viene fissato nella letteratura religiosa, che presso i popoli antichi costituisce una sorta di memoria collettiva. Il Libro del profeta Amos, verosimilmente composto durante l’VIII-VII sec. a. C., fa chiaro riferimento nel primo versetto a un disastro sismico: «Parole di Amos, che era allevatore di pecore, di Tekòa, il quale ebbe visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele, due anni prima del terremoto».

Molti, tra gli esegeti dell’Antico Testamento, hanno pensato all’enfatizzazione in chiave teologica di scosse telluriche di poco conto. Invece di recente la squadra di archeologi dell’Autorità israeliana per le antichità, che da anni scava nel cuore della Città di David (la parte più antica di Gerusalemme), ha trovato evidenze importanti di un disastro sismico; sciagura che può essere datata attorno all’800 a. C., grazie al confronto stratigrafico con strati occupazionali già noti e grazie soprattutto alla presenza in situ di oggetti particolari: vasellame di una precisa tipologia, sigilli scritti in un determinato stile grafico, statuette e altre suppellettili confermano la datazione del sisma all’VIII sec. a.C., diversi decenni prima della composizione del Libro di Amos; testo biblico che quindi acquisisce verisimiglianza storica e che soprattutto può confermare la propria stesura al più tardi un secolo dopo il terribile evento e non certo in periodi più recenti.

Che il terremoto in questione sia stato devastante, tale da restare impresso per lungo tempo nella memoria collettiva, lo mostrano ancora oggi i muri, anche spessi, di edifici pubblici e di abitazioni importanti, andati improvvisamente sbriciolati da una forza devastante. Nei rendiconti di scavo degli studiosi israeliani sono parecchie le zone che mostrano tracce di tale improvvisa distruzione: ad esempio, in una pur robusta struttura abitativa sicuramente databile all’VIII secolo a.C. è presente una brusca interruzione stratigrafica in cui si ravvisano detriti e grossi frammenti di muri crollati. Per quale motivo? Il contesto non mostra segni di incendio o di crolli causati dall’uomo (magari da un esercito nemico). «Un simile evento traumatico ha una sola interpretazione plausibile: un forte terremoto, ben visibile al primo piano della stanza più a sud e più in generale nelle abitazioni più fragili di quel periodo a Gerusalemme», affermano Joe Uziel e Ortal Chalaf (direttori dello scavo), che rivelano particolari precisi: «In particolare nella stanza in questione è stata scoperta una fila di vasi rotti lungo la parete settentrionale, sopra la quale erano state trovate pietre cadute. Sembra che queste pietre fossero la parte superiore delle pareti della stanza, che era crollata, distruggendo i vasi che erano stati posti lungo il muro: questo non lascia dubbi. Nessun soldato nemico si accanirebbe a distruggere stoviglie e manufatti senza valore».

Fino ad ora, il primo strato di distruzione di Gerusalemme proviene dalla conquista babilonese del 586 a.C. Gli archeologi hanno mostrato come le sue tracce siano successive ai crolli ravvisati negli ultimi scavi. Una tragedia, quella del terremoto di Amos, che, dopo essere stata rilevata nella città di David, sta palesando la propria storicità anche in altri siti fiorenti nell’VIII secolo tra Galilea e Giudea. Alla luce di quella che è ormai una certezza storica e geologica vengono letti i resti di distruzioni, anche non così consistenti, spiegate finora con interpretazioni diverse. Centri abitati dell’epoca situati nella Valle del Giordano e persino lungo la parte settentrionale dell’attuale costa occidentale del Mar Morto (non distante da Qumran, che però fiorì sei secoli più tardi) presentano evidenze di distruzioni, databili allo stesso periodo, ora chiaramente attribuibili a quel grande evento sismico, che lì è stato meno devastante e che dunque ebbe l’epicentro nella regione di Gerusalemme. Città all’epoca fiorenti, quali Hazor (Galilea settentrionale a nord del Lago di Tiberiade) e Gath (antica città filistea a 68 chilometri a sud di Gerusalemme: qui tra l’altro è crollata una parte minima, ma massiccia delle antiche mura), offrono agli studiosi una conferma concreta di quel funesto evento menzionato decenni più tardi da Amos.

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