Lastre sconnesse, gradini cedevoli e irregolari… La Via Dolorosa (che Gesù a Gerusalemme avrebbe percorso tra il luogo del giudizio di Pilato e quello della crocifissione) non è tale solo in senso figurato. Consunta com’è dal transito dei trattori e dai passi di milioni di pellegrini che la percorrono, la strada era in condizioni critiche, soprattutto nel tratto che sale dalla Quinta all’Ottava stazione della Via Crucis.
Abitualmente la strada pullula di turisti e passanti, ma c’è calma piatta da quando Israele ha chiuso i confini ai viaggiatori stranieri un anno e mezzo fa per via della pandemia. I francescani continuano a mantenere viva la Via Dolorosa con la Via Crucis settimanale del venerdì pomeriggio, mentre il Comune di Gerusalemme ha deciso di cogliere l’occasione per riordinare il fondo stradale.
Ai primi d’ottobre, una ventina di operai in giubbotto arancione ha invaso il crocevia della Quinta stazione. Armati di picconi, martelli pneumatici e trattori, lavorano tutta la notte, dalle 19 alle prime ore del mattino, con formidabile efficienza: smantellando il selciato danneggiato e rimpiazzandolo con nuove lastre. Il ripristino della pavimentazione consente anche di rinnovare gli allacciamenti elettrici sotterranei. Giorno dopo giorno, si procede di una decina di metri alla volta. A questo ritmo i lavori dovrebbero durare all’incirca un mese.
Ritmi sostenuti
In luglio le maestranze avevano già messo mano al tratto di strada davanti all’Ottava Stazione con lo stesso piglio: i ciottoli consunti sono stati rimpiazzati con pietre nuove di zecca nel giro di poche settimane. «Fortunatamente procedono in fretta… Non è un lavoro molto silenzioso», osserva eufemisticamente suor Maria, delle Piccole Sorelle di Gesù, comunità francofona che abita proprio accanto alla Sesta Stazione.
Stando ai ricordi di un commerciante della zona, sono passati quasi 40 anni dal precedente restauro della Via Dolorosa: «L’ultima volta fu negli anni Ottanta quando furono rimossi ciottoli che risalivano all’epoca ottomana», ricorda Mumtaz Husseini, proprietario di una bancarella di souvenir che s’affaccia sulla strada.
Fin qui il municipio aveva optato per rinforzi e rappezzi grossolani che non hanno retto alle ingiurie del tempo e delle intemperie: l’acqua scivola agevolmente lungo il pendio, indebolendo ulteriormente i rivestimenti. Lo sguardo del mercante è entusiasta: «Una nuovissima Via Dolorosa attenderà i pellegrini al loro ritorno!»
Un percorso mutevole
In effetti parliamo di un importante luogo di devozione per i cristiani di tutto il mondo, che idealmente possono camminarvi con Cristo e rivivere, con fede, le ultime ore della sua Passione. Eppure non tutti sanno che il cammino che viene seguito oggi è molto lontano da quello intrapreso da Gesù. La devozione, le memorie, l’itinerario, e anche il numero delle stazioni (della Via Crucis) sono mutati nel corso dei secoli, adattandosi alle richieste dei pellegrini europei, ma anche alla topografia della città le cui strade sono risultate più o meno percorribili a seconda delle epoche.
Il percorso attuale, in 14 tappe, è in realtà solo in parte basato sulla memoria storica di Gerusalemme. Quindi quella che ora è la settima stazione, che segna la seconda caduta di Gesù, è stata a lungo la «porta del giudizio» e la fine del cammino.
Anche l’ubicazione della prima stazione, il pretorio di Pilato, dove Gesù fu condannato a morte, è ancora dibattuta. Quello che oggigiorno è il punto di partenza della Via Dolorosa, viene fissato nel XV secolo dai francescani alla fortezza Antonia, in corrispondenza dell’attuale scuola dell’Omariyya a nord ovest della Spianata delle moschee in città vecchia. Alcuni archeologi israeliani nel 2015 annunciarono di aver scoperto il luogo del processo di Gesù nei pressi dell’attuale Porta di Giaffa, vale a dire da tutt’altra parte della città murata. Se non supera del tutto la prova della Storia, la Via Dolorosa conserva però tutto il suo valore spirituale. E a Gerusalemme ciò conta molto.