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Gerusalemme Est, un progetto immobiliare dei greco-ortodossi

Christophe Lafontaine
15 ottobre 2021
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Gerusalemme Est, un progetto immobiliare dei greco-ortodossi
Teofilo III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, alla conferenza stampa di lancio del progetto immobiliare Lana (11 ottobre 2021). Alle sue spalle, un rendering delle future abitazioni che sorgeranno a Gerusalemme Est. (foto Patriarcato greco-ortodosso)

Con l’uomo d’affari palestinese Bashar Masri, la Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme ha annunciato l’11 ottobre il lancio di quello che definisce «il più grande progetto di sviluppo abitativo a Gerusalemme Est».


«Lana», «nostro» in arabo, è il nome della nuova area moderna e integrata che dovrebbe nascere a nord di Beit Hanina, un quartiere palestinese a nord di Gerusalemme Est occupata. Si prevede che sorgano una decina di edifici, con 400 appartamenti da 90 a 170 metri quadrati, per una spesa di un miliardo di shekel, quasi 270 milioni di euro.

Sfruttando il facile accesso alle varie periferie di Gerusalemme e alle strade che portano a Ramallah, il piano prevede anche la costruzione di un centro commerciale, di cinema, caffè, ristoranti, uffici, parcheggi sotterranei, una scuola, un asilo nido e spazi verdi, secondo quanto ha fatto sapere il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, che è all’origine del progetto e che due volte lo descrive nel comunicato come «enorme».

Alloggi per arabi, cristiani e musulmani

Il progetto è realizzato in partenariato con l’imprenditore americano-palestinese Bashar Masri, fondatore della città di Rawabi e presidente di Massar International, una società da lui creata nel 1995 per promuovere la crescita economica e lo sviluppo del settore privato palestinese. Il lancio del progetto Lana è stato annunciato in una conferenza stampa a Gerusalemme Est l’11 ottobre.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che i lavori di sterro per il progetto sono già iniziati e che «la prima fase di costruzione, che vedrà la creazione di 94 appartamenti, sarà completata in due anni e mezzo».

Per il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme questo costituisce «il più grande progetto di sviluppo abitativo a Gerusalemme Est» per arabi, cristiani e musulmani, mai realizzato dal 1967. Ma ci sono voluti più di dieci anni per ottenere dalla municipalità israeliana di Gerusalemme i permessi per costruire.

Il terreno, stimato in 30 mila metri quadrati, secondo Wafa appartiene alla Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme ed è stato offerto a Massar International per investire e realizzare il suo progetto immobiliare. In cambio, la Chiesa dovrebbe ottenere un certo numero di alloggi per i suoi fedeli.

Un progetto «puramente palestinese»

Secondo quanto riporta il comunicato del Patriarcato greco-ortodosso, Bashar Masri ha sottolineato che «si tratta di un progetto puramente palestinese, con capitale palestinese al 100 per cento, e che non ha ricevuto alcun aiuto o sovvenzione». Il costo della costruzione è sostenuto solo da Massar International e nessun altro investitore in Palestina o all’estero si è fatto avanti per partecipare al finanziamento, ha chiarito l’agenzia Wafa.

La sua esecuzione offrirà ai palestinesi centinaia di opportunità di lavoro. Bashar Masri ha riconosciuto che le nuove abitazioni saranno comunque offerte a clienti con redditi alti, «perché restino nel loro Paese». I residenti palestinesi della città meno abbienti e che sono la maggioranza dovranno aspettare la realizzazione di altri progetti di edilizia abitativa più abbordabili.

La questione delle abitazioni a Gerusalemme

Il progetto Lana «non è che una risposta al bisogni abitativi della nostra gente a Gerusalemme», ha detto Bashar Masri, secondo quanto riferisce Wafa. «C’è una grave carenza di alloggi. Ne siamo consapevoli e abbiamo iniziato a pianificare dieci anni fa per alleviare questo problema».

L’imprenditore palestinese ha aggiunto che «investire a Gerusalemme è un atto di emancipazione economica ed esistenziale per il nostro popolo, e per sostenerlo, soprattutto nelle zone ad alto rischio», riferendosi in particolare «alle zone in cui Israele intende confiscare terre dei palestinesi per costruire insediamenti, nel suo sforzo di cambiare il carattere della città e realizzare sul campo una politica del fatto compiuto».

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Il numero dei palestinesi a Gerusalemme Est è di 300mila, mentre abitano nella parte orientrale della città circa 210 mila ebrei. Secondo gli osservatori, la ragione della carenza di alloggi nella Gerusalemme Est è dovuta sia al sequestro da parte di Israele della maggior parte delle aree libere della città per costruire insediamenti; sia ai prezzi delle case legati alla scarsità di terreni; sia ai tempi e costi elevati per ottenere un permesso di costruzione, raramente concesso dalla municipalità israeliana.

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