Quello che un tempo fu l’iconico l’Hotel Palestine a Hebron ora è diventato uno scrigno della storia cittadina: il Museo di Hebron vecchia (Old Hebron Museum), come spiega l’Unesco – l’agenzia delle Nazioni Unite per la cultura – in un comunicato diffuso a metà ottobre.
Alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo spazio nella cittadina della Cisgiordania, situata una trentina di chilometri a sud di Gerusalemme, hanno partecipato rappresentanti del Comitato per la promozione di Hebron, del consolato generale di Svezia a Gerusalemme e del ministero palestinese del Turismo e delle Antichità. Tutti attori che, con la partecipazione di altri partner locali e internazionali, sono all’origine di questo progetto culturale che «contribuirà indubbiamente – ha dichiarato Rula Maayah, ministra del Turismo palestinese – a diffondere un’immagine luminosa della ricca cultura e della storia di Hebron». L’ingresso al museo sarà inizialmente gratuito, ma in seguito potrebbe diventare a pagamento per i turisti stranieri, secondo l’agenzia di stampa Reuters.
Il centro storico di Hebron, iscritto nel 2017 dall’Unesco nella Lista dei beni Patrimonio dell’umanità in pericolo, è una delle città più antiche del Medio Oriente ancora abitate, con tracce archeologiche risalenti al 4.500 a.C. Parliamo dei primi insediamenti umani basati sull’agricoltura e sul pascolo nel Calcolitico.
La città – situata al crocevia delle rotte commerciali carovaniere che collegavano la Palestina meridionale, il Sinai, la Giordania orientale e il nord della penisola arabica – fiorì grazie ai suoi vigneti, all’artigianato (dalla lavorazione dei tessuti alla ceramica) e alla sua industria del vetro riconoscibile tra tutte per i prodotti di colore blu, verde e turchese.
Il centro è sorto intorno alla Tomba dei Patriarchi (Abramo e i suoi familiari), eretta durante il periodo del Secondo Tempio ebraico ed oggi suddivisa in due spazi: moschea e sinagoga. Gli edifici attuali, con arcate e vicoli, risalgono principalmente all’epoca ayyubide, mamelucca e ottomana. È «l’utilizzo di una pietra calcarea locale [che] ha segnato la costruzione della vecchia città di Hebron/Al-Khalil durante il periodo mamelucco, tra il 1250 e il 1517», specifica l’Unesco nel suo sito.
Un museo «interpretativo»
Il nuovissimo museo si trova all’ingresso del centro storico di Hebron. La posizione è strategica e si propone come prima tappa per tutti i visitatori curiosi di conoscere la città. L’istituzione culturale ha riportato in vita un vecchio e piccolo palazzo che più che centenario (secondo alcune fonti risalirebbe ad oltre 150 anni fa) con una facciata su cui si alternano una loggia, balconi, finestre ad arco con vetrate colorate di blu, giallo, verde e rosso. L’edificio accoglie i visitatori in cima a una scala in pietra all’ombra delle pareti bianche. Proprio qui nel 1943 fu fondato il primo albergo di Hebron, sopra i negozi che si affollavano intorno alla Tomba dei Patriarchi. L’albergo, poi trasformato in negozio di scarpe, è stato definitivamente abbandonato quasi 25 anni fa durante la seconda intifada. I lavori per la ristrutturazione e conversione in spazio museale sono iniziati nel 2018.
Ospitato in un edificio architettonico caratteristico della città, il museo ha consentito di preservarlo. Il secondo obiettivo di questo intervento è ovviamente salvaguardare e illustrare il patrimonio culturale e storico palestinese e – terzo obiettivo – sviluppare il settore turistico della città.
«Lo spazio interno a disposizione non consente di esporre molti reperti archeologici e oggetti tipici del patrimonio culturale perché ostacolerebbero il movimento dei visitatori», ha spiegato a Reuters Imad Hamdan, capo del Comitato per la promozione di Hebron. «Abbiamo quindi deciso – ha precisato – che questo museo sarebbe stato di genere “interpretativo”». Vale a dire che mira a spiegare la storia della città attraverso grandi immagini, pannelli, fotografie o video in modo tale da creare un’interazione con il visitatore.
Il museo espone comunque anche alcuni piccoli reperti archeologici come ceramiche, strumenti di vita quotidiana, monete di epoche diverse, oltre a manoscritti e mappe.
Lo spazio museale si struttura in cinque spazi espositivi, di cui uno interamente dedicato alla Tomba dei Patriarchi. Lungo il percorso il visitatore può seguire lo sviluppo cronologico della città vecchia dal 4.500 a.C. al 1997, quando, in seguito agli Accordi di Oslo, il Protocollo di Hebron firmato tra Israele e l’Autorità Palestinese decise di dividere la città in due settori (H1 e H2). Il settore H2, dove si trova tutta la Città Vecchia, è sotto il controllo israeliano. Imad Hamdan ha spiegato all’agenzia stampa palestinese Wafa che il museo intende essere «una piattaforma» che racconta tutto quello che c’è da sapere sulla città «per la necessità di sensibilizzare collettivamente i membri della comunità locale e aumentare la loro conoscenza del patrimonio cittadino, della sua storia, del suo sviluppo urbano, le condizioni politiche che lo circondano e le sfide imposte dalle circostanze, nonché gli sforzi compiuti per proteggere e preservare questo patrimonio».
Il partenariato Unesco-Svezia
Noha Bawazir, rappresentante dell’Unesco in Palestina, ha descritto l’edificio del museo come “un capolavoro che testimonia la missione e i principi unici dell’Unesco, dove la conservazione del patrimonio architettonico si combina con la salvaguardia delle storie della gente di Hebron e delle storie del passato e presente”. L’Unesco ha infatti messo a disposizione le proprie competenze per consentire l’operatività tecnica e logistica del museo. L’Unesco ha anche fornito supporto per la documentazione completa dell’edificio, nonché per l’arredamento, le attrezzature e l’allestimento dei suoi contenuti.
Nel 2012 l’Unesco ha stretto un accordo di partenariato con la Svezia, che da allora ha contribuito alla riqualificazione di 75 siti del patrimonio culturale in varie città e villaggi palestinesi per un importo totale di oltre 18,29 milioni di dollari. Il Museo di Hebron vecchia è l’ultimo progetto portato a termine in ordine di tempo.