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Un faraone protesse gli israeliti, rivela una stele

Aristide Malnati e Virginia Reniero
3 settembre 2021
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Un faraone protesse gli israeliti, rivela una stele
La stele risalente alla XXVI dinastia scoperta in un campo presso Ismailia, Egitto. (foto Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità)

Da poco scoperta tra il Cairo e il Sinai, una stele intatta rivela che nel VI secolo a.C. il faraone Apries mandò a più riprese le proprie truppe a difesa di Gerusalemme, affiancando gli israeliti nello scontro con i babilonesi di Nabucodonosor II.


Testimonianze inequivocabili di un’alleanza inaspettata (e inconsueta nella storia, soprattutto in tempi a noi vicini) tornano alla luce nel Delta egiziano, in una zona non distante dal Canale di Suez. Un contadino di Ismailia, un grosso centro abitato a est del Cairo, sulla strada appunto che porta al Sinai, si è casualmente imbattuto durante la preparazione dei propri terreni alla semina in una monumentale stele completamente intatta.

Il testo in essa contenuto, redatto in alfabeto geroglifico del periodo tardo, è a dir poco sorprendente: il faraone Wah Ib Re (Apries per i greci, che di lì a qualche secolo avrebbero conquistato l’Egitto con Alessandro Magno e ne avrebbero studiato la storia millenaria) si vanta di decisivi successi militari durante le continue campagne orientali, nei territori che oggi sono gli Stati di Israele e Siria, contro i babilonesi, eterni rivali che contendevano al Paese dei faraoni le fertili terre dell’antico Vicino Oriente.

Nell’elencare le vittorie conseguite, il faraone – e qui sta la sorpresa a cui abbiamo fatto riferimento – parla di una salda alleanza militare tra il proprio esercito e quello degli israeliti, al suo fianco nell’annosa guerra contro Nabucodonosor II (634-562 a.C.), sovrano babilonese con precisi progetti d’espansione. A una lettura più meticolosa della stele ad opera degli egittologi (rivelata in anteprima da Zahi Hawass, studioso di fama mondiale e di forte presenza mediatica, che è alla testa di un gruppo di esperti che sta analizzando il reperto, subito portato al Museo di Ismailia) appare che Apries e l’Egitto a più riprese difesero il popolo di Israele, mandando in almeno un’occasione le loro truppe a presidiare Gerusalemme.

Si arguisce, poi, che l’esercito del faraone avrebbe svolto un ruolo importante nella liberazione del popolo ebraico da due anni di cattività babilonese (che iniziò nel 587 a.C. con la conquista di Gerusalemme e la conseguente deportazione dei suoi cittadini). Apries fu il quinto sovrano della XXVI Dinastia e regnò attorno al 600-580 a. C.), quindi il periodo coincide perfettamente con la caduta di Gerusalemme sotto il giogo di Nabucodonosor II, il dominio babilonese per almeno due anni e la vittoriosa liberazione del popolo ebraico.

Si può facilmente capire come gli israeliti per affrancarsi in tempi così rapidi da un nemico potente abbiano dovuto beneficiare di un aiuto esterno; e questo aiuto non poteva che essere quello offerto dalla massima potenza dell’epoca, il Paese del Nilo.

La stele appena recuperata è una cosiddetta stele di confine: si tratta di rendiconti emanati direttamente dalla cancelleria del faraone ogni volta che il sovrano compiva imprese notevoli, soprattutto belliche, decisive per la stabilità dell’Egitto. Tali comunicati venivano posti, in prima istanza, nelle zone di confine e, in un secondo momento, nei principali templi del Paese per informare i sudditi del successo appena ottenuto grazie alla protezione di qualche divinità, di cui il faraone era rappresentante unico in terra.

La nuova stele precisa la cronologia degli interventi a sostegno degli israeliti e mostra come Wah Ib Re sia stato il sovrano più attivo e continuo nelle operazioni militari in favore di un popolo da sempre storico avversario degli egizi: una prima volta e un unicum nella storia dei rapporti tra i due Paesi (che a distanza di 2600 anni sono di nuovo tesi), schierati l’uno accanto all’altro in virtù di un nemico comune, come conferma il monumento appena riportato alla luce.

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