Le impalcature avvolgono ormai le pareti esterne. Di un restauro, il monastero di Mar Elias – che sorge lungo la Strada 60 tra Gerusalemme e Betlemme – «aveva un gran bisogno». Lo riconosce, nel suo sito istituzionale, il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, che ne è proprietario. I lavori sono stati ufficialmente avviati dal patriarca Teofilo III il 7 settembre scorso. L’ecclesiastico ha spiegato che il restauro è reso possibile da una donazione della Fondazione per il sostegno alla cultura e al patrimonio cristiano, un’organizzazione no-profit russa.
L’intervento dovrebbe essere completato entro Natale (che i greco-ortodossi celebrano il 7 gennaio), comunica il Patriarcato. Il momento è significativo: ogni anno, in occasione delle celebrazioni natalizie, i tre patriarchi delle Chiese latina, greco-ortodossa e armena, secondo l’ordine delle date dei rispettivi calendari liturgici, lasciano la città vecchia di Gerusalemme per fare ingresso solenne a Betlemme e alla basilica della Natività. Mar Elias è una tappa classica per il corteo d’auto che li accompagna.
Il monastero si trova poche centinaia di metri a sud del luogo dove, secondo la tradizione, Maria, in procinto di partorire Gesù, fece una sosta prima di arrivare a Betlemme, accanto a Giuseppe. Ricorda questo evento una chiesa bizantina del Quinto secolo, di forma ottagonale, di cui rimangono solo i ruderi: il Kathisma, che in greco significa «il luogo dove Maria si sedette».
La memoria del profeta Elia
Ai margini del deserto di Giudea, le prime fondamenta di Deir Mar Elias (Monastero di Sant’Elia) furono gettate nel Sesto secolo. Da allora la vita monastica nella struttura è proseguita ininterrottamente fino ai giorni nostri. I monaci di Mar Elias si sono costantemente dedicati all’ulivicoltura.
Il monastero trae il nome dal profeta Elia che fece sosta qui mentre era in fuga verso Be’er Shevam nel deserto del Neghev, per sottrarsi all’ira della regina Gezabele, ardente adoratrice del dio Baal e di Astarte. Secondo il Primo libro dei Re (cap. 19), la moglie del sovrano cercava vendetta sul profeta dopo che questi ebbe ucciso i sacerdoti idolatri, in seguito a un’ordalia ottenuta da re Acab e narrata in 1Re 18. La festa liturgica di sant’Elia (2 agosto) nel monastero è celebrata con particolare solennità.
Quasi una fortezza
Una tradizione diversa vuole che il monastero sia il luogo di sepoltura di un sant’Elia, monaco egiziano, divenuto patriarca di Gerusalemme nel 494, nonché del vescovo greco Elia di Betlemme, morto nel 1345.
In origine, il sito bizantino fu costruito per l’accoglienza dei pellegrini, in un’epoca in cui la Palestina era un fiorente centro del monachesimo d’Oriente. Il monastero, come tanti altri, fu distrutto durante l’invasione persiana nel 614. Dopo la ricostruzione, venne in seguito distrutto più volte, come accadde durante il periodo crociato, dopo essere stato danneggiato da un terremoto nel 1160. La sua forma attuale risale al Dodicesimo secolo e ha subito alcuni mutamenti nel corso della Storia. Edificato come una fortezza, è stato progettato per assicurare protezione ai suoi abitanti.
Proprio questa sua caratteristica strutturale, insieme alla posizione geografica tra Betlemme e Gerusalemme, rese il monastero un punto strategico per le operazioni militari durante le guerre arabo-israeliane del 1948 e del 1967.