L’anno ebraico 5782 è iniziato da pochi giorni (il 6 settembre scorso, con Rosh HaShanah, il Capodanno) e subito sono sopraggiunte le festività di Yom Kippur (il 16) e di Succot, la Festa delle capanne che si celebra proprio in questi giorni (dal 21 al 27).
Per l’occasione le capanne (סוכות, succot, in ebraico) vengono ancor oggi costruite in prossimità delle case degli ebrei osservanti, che sono invitati a soggiornarvi nei sette giorni della festa o, almeno, a consumarvi i pasti. Esse richiamano i ripari provvisori e precari nei quali gli israeliti trascorsero quarant’anni dopo l’uscita dall’Egitto sotto la guida di Mosè.
Oltre che rimandare alla precarietà della vita, quei ripari dai tetti di frasche evocano la protezione divina. Il tono di questa festa è perciò gioioso, anche perché coincide con la fine della stagione dei raccolti. Nella simbologia di Succot ci sono pure il frutto del cedro e il lulav, un ramo di palma intrecciato con due rami di salice e tre di mirto, a simboleggiare la varietà dei caratteri umani.
Succot è infine una delle feste ebraiche che enfatizzano il pellegrinaggio verso il tempio di Gerusalemme, o ciò che oggi ne resta, vale a dire il Kotel, il Muro occidentale ai piedi della Spianata delle moschee. (g.s.)