Si è riunito ieri, 13 settembre, a Beirut il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo libanese, frutto dell’accordo firmato il 10 settembre dal capo dello Stato, Michel Aoun, e dal premier designato, Najib Mikati. Il Paese era senza un governo nel pieno delle sue funzioni dalle dimissioni del gabinetto di Hassan Diab, sei giorni dopo l’esplosione nel porto di Beirut, il 4 agosto 2020.
Dopo i due tentativi falliti di Mustapha Adib e Saad Hariri, il presidente libanese aveva incaricato di dar vita a un nuovo esecutivo Najib Mikati, lo scorso 26 luglio. Magnate delle telecomunicazioni, originario di Tripoli, il capo del governo è sunnita. È già stato primo ministro per tre mesi nel 2005 e tra giugno 2011 e febbraio 2014. La sua nuova squadra ha 24 ministri, metà cristiani e metà musulmani.
«La formazione del governo potrebbe avere risvolti importanti anche per quanto riguarda il desiderio di visitare il Libano che papa Francesco ha espresso in più occasioni» ha osservato il sacerdote maronita Rouphael Zgheib, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie, raggiunto dall’Agenzia Fides. «La visita del Papa è sempre stata subordinata alla condizione che ci fosse un governo in carica a Beirut. Ora, la formazione della compagine governativa aumenta le probabilità che il viaggio abbia luogo presto».
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Papa Francesco ha più volte manifestato la sua solidarietà per la grave crisi economica, finanziaria, sociale e sanitaria che sta colpendo i libanesi ed ha espresso la sua gratitudine per il fatto che accolgono sul loro territorio quasi un milione e mezzo di profughi siriani.
Ancora il 4 agosto, nel primo anniversario dell’esplosione nel porto di Beirut, il Papa ha ribadito il desiderio di recarsi in Libano e ha pregato affinché il Paese torni ad essere «un messaggio di fraternità e di pace per tutti».
Un viaggio papale a fine 2021 o inizio ’22?
Dopo aver affermato nel dicembre 2020, in un messaggio inviato in occasione del Natale, di volersi recare «al più presto» in Libano, il Papa, nell’aereo che lo riportava da Baghdad a Roma l’8 marzo, alla fine della sua storica visita in Iraq, confermava ai giornalisti il suo desiderio di andare in Libano, «un Paese che soffre».
Durante una conferenza stampa del 25 giugno scorso per la presentazione della Giornata di preghiera e riflessione per il Libano in Vaticano, svoltasi il primo luglio 2021, mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, si è spinto a ipotizzare che il Papa Francesco possa recarsi in Libano tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.
Una premessa per gli aiuti
Ora che c’è un governo a Beirut, tutto lascia pensare che ci siano le condizioni perché il Papa possa compiere uno dei suoi prossimi viaggi nel Paese dei cedri. Forse durante il volo di ritorno dal suo viaggio in Ungheria e Slovacchia (12-15 settembre) Francesco annuncerà – è ormai sua consuetudine – un viaggio in Libano, magari a ridosso di quello previsto in autunno a Cipro, in Grecia e a Malta. Sarebbe il quarto Papa a metter piede a Beirut, dopo Paolo VI nel 1964, Giovanni Paolo II nel 1997 e Benedetto XVI nel 2012.
Va osservato che la formazione di un nuovo governo in Libano era anche una condizione posta per gli aiuti della comunità internazionale e la ripresa dei negoziati con il Fondo monetario internazionale, con il quale le interlocuzioni sono cessate nel luglio 2020.