È stata divelta una croce di ferro battuto da un altare all’aperto, nei pressi del monastero benedettino di Tabgha, sul lago di Tiberiade. L’atto vandalico in un luogo cristiano è stato scoperto la mattina del 19 agosto da uno dei religiosi del monastero. Lo riferisce Dvhl, l’Associazione tedesca per la Terra Santa, che da un secolo e mezzo lega i cattolici tedeschi ai Luoghi Santi ed è proprietaria del terreno dove è avvenuto il fatto.
La croce era ben ancorata alla lastra di basalto dell’altare e chi l’ha divelta ha dovuto usare molta forza, secondo quanto riferisce a Terrasanta.net la giornalista Andrea Krogman. È arrivato dalla spiaggia o forse con una imbarcazione dal lago. Per la dinamica dell’azione, perciò, si può essere certi che non si sia trattato di un incidente, ma di una provocazione deliberata.
Il fatto è stato subito denunciato alla polizia israeliana. Anche il nunzio apostolico, mons. Yllana, e l’ambasciata tedesca a Tel Aviv sono stati informati. Purtroppo, le telecamere che sorvegliano l’area del monastero non hanno potuto riprendere l’azione. Pur nelle vicinanze, l’altare, come alcuni altri in riva al lago, usati da gruppi di pellegrini, non è registrato nel sistema di monitoraggio della struttura.
Tabgha, a nord-ovest del lago di Tiberiade, ospita diversi santuari. Qui sono ricordati in due chiese il Miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e il Primato di Pietro.
Questo gesto anticristiano riporta alla memoria un grave precedente: il 18 giugno 2015, proprio a Tabgha, fu incendiata durante la notte la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il fuoco provocò gravi danni all’edificio, di proprietà dei benedettini tedeschi dell’abbazia della Dormizione a Gerusalemme. Sui muri furono ritrovate scritte in ebraico che denunciavano «il culto di idoli».
Le indagini portarono dopo un mese all’arresto di due giovani ebrei legati al movimento di coloni ultranazionalisti denominato «I giovani delle colline», attivo dal 2013 e caratterizzato da un piglio spiccatamente anticristiano. Si trattava di Yinon Reuveni (allora di 20 anni di età) e Yehuda Asraf (19 anni). Nel 2017, al termine del processo a loro carico, Reuveni è stato dichiarato colpevole, invece Asraf, accusato di complicità, fu assolto. (f.p.)